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Il Piccolo 07-10-2001

FIUME

Piano di ristrutturazione proposto da Fondo per le privatizzazioni, Banca europea e istituto germanico «Deg»

Le mani tedesche sul turismo croato

Saranno create cinque grandi «catene»: coinvolta anche l'abbaziana Liburnia

FIUME - Assai più rapidamente di quella che è la prassi abituale in Croazia, ma anche in un'atmosfera di riservatezza e discrezione tutta germanica e proprio per questo senza l'immancabile «condimento» di sospetti e diffidenze, sta prendendo corpo un piano che a scadenza medio/breve dovrebbe cambiare pelle a una buona metà dell'industria turistica. Partorito da un'idea del Fondo statale alle privatizzazioni (Hep), stimolato dall'ufficio zagabrese della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), studio e stesura del piano vedono in stretto rapporto di parthnership il governo, la stessa Bers e la banca tedesca Deg nel ruolo di potenziale investitore. Solleciti nel mettere sulla carta il segmento di loro competenza paiono soprattutto gli esperti di quest'ultima, che hanno già pronta la lista degli hotel o delle imprese alberghiere nelle quali sarebbero disposti a investire.

L'idea è quella di scegliere una decina di imprese turistico-alberghiere, delle quali lo Hep detiene dal 50 per cento in su del pacchetto azionario, di amalgamarle in un'unica holding e di suddividere quindi il tutto secondo un tipo di offerta «mirata» a una ben definita fetta di mercato. Da questo colossale rimescolamento scaturirebbero quindi cinque grosse catene alberghiere, ciascuna delle quali votata a un determinato tipo di clientela, previo radicale restauro degli impianti più dissestati o generoso «maquillage» per quelli meno malandati. Lo Hep di metterebbe le azioni custodite nel suo portafoglio, mentre la Deg provvederebbe ai capitali necessari. Che per il momento restano un'incognita. Esaurita la ristrutturazione, le cinque catene a guida unica tedesco-croata e sotto l'occhio attento delle Bers sarebbero pronte per essere offerte anche a qualche grosso gruppo alberghiero internazionale.

Tra le crepe del muro di silenzio eretto intorno all'intera operazione si riesce a sbirciare la notizia della firma imminente di una «lettera d'intenti» che metterebbe nero su bianco i nominativi dei tre partner, ai quali si aggiungerebbe come quarto il ministero del Turismo. Da parte croata non dovrebbero esserci sorprese o toni dissonanti. Forse per la prima volta nella quasi biennale piccola storia dell'attuale governo, infatti, sulla validità del progetto sembrerebbero d'accordo perfino il vicepremier Linic e il ministro del turismo, Pave Zupan-Ruskovic, fra i quali notoriamente non scorrono rivoli di latte e miele. Pienamente d'accordo anche il ministro-imprenditore dell'economia, Fizulic, e, manco a dirlo, il responsabile massimo dello Hep, Vojkovic, principale negoziatore e promotore dell'idea.

Per quanto attiene, infine, ai risvolti pratici del progetto, dal poco che si sa nella holding dovrebbero entrare dieci imprese alberghiere, in gran parte dell'area dalmatama anche alcune alto-adriatiche, come l'abbaziana «Liburnia Riviera Hotels», la «Jadran» di Crikvenica e la «Imperial» di Arbe. Il boccone più grosso fra quelli della lista sarebbe proprio la «Liburnia», il cui capitale stimato dovrebbe aggirarsi sui 300 miliardi di lire, all'83-84 per cento sotto controllo Hep.