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Il Messaggero Veneto 06-09-2001

Coro di no alla proposta di integrazione con il Veneto (ritoccando lo statuto) formulata dai vertici di Forza Italia

«La specialità della Regione non si tocca»

Tesini (Ds): Saro ha già dimenticato il Friuli storico. Oggi nuovo incontro con gli amministratori veneti

TRIESTE - Verrà fuori un bel trambusto, aveva pronosticato qualcuno, off records (a microfoni spenti), a margine delle dichiarazioni sull'integrazione con il Veneto e sull'autonomia non più intangibile. E in effetti la proposta di Romoli, Saro e Tondo (che oggi dovrebbe incontrarsi con Enrico Cavaliere, presidente del consiglio della regione contermine) della suscita un coro di no. Non si può svendere l'autonomia, patrimonio di famiglia, e tornare sotàns della Serenissima. E' il Veneto che deve passare di qui per andare ad Est, non viceversa. E poi, dove sono i discorsi sul ruolo di interfaccia che Roma ci deve riconoscere, sulla nostra vocazione a guidare l'allargamento dei confini europei?

Protestano le opposizioni, ma tra le voci contrarie, o almeno diffidenti, c'è anche An. «Un presidente dimezzato si prostra ad un governatore eletto dal popolo per poter avere le briciole del lauto pranzo a Nord est», ironizza il capogruppo ds Sandro Tesini. «Di fatto la Casa delle libertà si appresta a svendere la nostra specialità, trascurando le opportunità offerte al Friuli-Venezia Giulia dall'apertura europea a Est. Opportunità da contrattare a Roma direttamente, non grazie all'intercessione di Galan, come sembra fare Tondo».

«La giunta mostra la sua incapacità a gestire le competenze riconosciutegli nella passata legislatura: Enti locali, legge elettorale, forma di governo, su cui la maggioranza è divisa. Perché stupirsi allora se si vuole sacrificare questa specialità a Galan?», si chiede Tesini. E conclude con una frecciata a Saro: «In sei mesi è passato dal "Friuli storico" al "Veneto storico"».

«Proposta devastante. Saro, che sobbalzava solo a parlargli di Veneto e a sfiorare l'autonomia, ha invertito la rotta: vorrei capire cosa c'è sotto», nota invece lo Sdi Giorgio Baiutti. «Economicamente siamo già colonizzati, e ora si dice che l'autonomia va resa funzionale ai rapporti con Venezia? Dobbiamo finire sotto Galan?».

«Di passi indietro sulla specialità, i cui presupposti permangono, non se ne parla nemmeno. Collaboriamo col Veneto, ma senza pensare a macroregioni», aggiunge il capogruppo della Margherita Gianfranco Moretton. «Non vorrei che tutto fosse legato al fatto contingente del passante, in un tentativo di recupero, magari in relazione alla presidenza Valori».

«Manca la cultura dell'autonomismo. Si perpetua l'errore di sempre: guardare con deferenza agli altri, delegando loro il nostro futuro», commenta Giorgio Pozzo, di Unione Friuli. «Possiamo aver bisogno del Veneto, ma è vero anche il contrario. Comunque temi di simile portata non possono essere affidate a poche persone di un'unica forza, sulla base di amicizie».

«Un accordo con il Veneto per trattare con il governo mi sta benissimo. Noi a Roma non contiamo niente dai tempi di De Mita e Biasutti, e anche il Veneto, dopo i Bisaglia e i Rumor pesa poco. Ma, attenzione, la nostra specialità vale per l'Est, e va quindi giocata su quel versante, in un'ottica di euroregione», ammonisce Mario Puiatti, dei Verdi. «Dilettanti allo sbaraglio, che possono provocarci danni irreversibili. L'ulteriore annacquamento dell'autonomia denuncia una volta di più la carenza di capacità propositive della Cdl», conclude Roberto Antonaz, capogruppo di Rc. «Assieme al pellegrinaggio in Carinzia, l'iniziativa sembra prefigurare una saldatura tra Galan e Haider, con Tondo uno scalino piú sotto. Il che ci mette in stretta relazione con una destra ancora lontana dall'aver acquisito uno status democratico».

Luciano Santin