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Il Messaggero Veneto 03-11-2001

Il rebus del listino e le ricandidature

TRIESTE - Listino, oscuro oggetto di desiderio di tanti consiglieri regionali che guardano alla ricandidatura. È un marchingegno previsto dalla legge costituzionale 1/99, in base alla quale, se il Friuli-Venezia Giulia non si darà una propria normativa, andrà ad eleggere direttamente il presidente, e, con lui, parte di una lista unica regionale (di cui il presidente è capolista) destinata a garantire il premio di maggioranza. Sulla base del numero delle coalizioni in corsa, e anche dei risultati interni alle stesse, il meccanismo aumenterà inoltre di uno, due, tre seggi l'assise. Forse addirittura di più. Questo incremento (che equivale ad un uguale aumento delle proprie possibilità di ritornare nell'emiciclo), potrebbe essere di per sé sufficiente ad ingolosire molti. E chi è, o si crede, vicino ai capi partito, può sperare anche di venir scelto per questa corsia preferenziale (peraltro anche qualche notabile guarderebbe con una certa simpatia ad un serbatoio di candidati con cui motivare o premiare gli amici).

C'è però anche un altro motivo per cui la 1/99 piace a molti dei consiglieri che presto saranno in scadenza. Vi si prevede l'assoluta incompatibilità con qualsiasi carica di sindaco o di consigliere, anche nei comuni più piccoli. Sarebbero perciò vietati i cumuli attualmente esistenti (in consiglio siedono cinque primi cittadini e quindi si libererebbero altrettanti posti, o in Regione, o negli Enti locali). Ma soprattutto i ricandidati potrebbero evitare la sfida con le possibili new entry forti del traino di una carica.

Per questo tra le soluzioni che Ettore Romoli è andato a cercare a Roma, a livello ministeriale, c'è anche un minilistino con tre candidati soli: uno di Forza Italia (che schiererebbe il vero candidato presidente), uno della Lega e uno di An. Ma è ancora da capire se la cosa è compatibile: senza presidenzialismo, occorrerebbe forse votare anche lo stesso listino.

L.S.