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Il Piccolo 05-02-2002

La manifestazione pubblica del Centrosinistra conferma indirettamente una «nomination» che è nell'aria da tempo

Illy, prove tecniche di candidatura

Lanciata l'idea di un sit-in davanti alla sede Rai, come si farà in altre zone d'Italia

TRIESTE - Al 2003 bisogna «pensare in positivo» cogliendo l'occasione per «recuperare la fiducia» dei cittadini. L'onorevole Riccardo Illy ne è convinto: «Penso che noi siamo in grado di proporre per il Friuli Venezia Giulia un progetto semplice, comprensibile, basato su quella riforma degli enti locali indispensabile per dare più potere ai sindaci e consentire ai cittadini di vedere nel Comune l'unico principale interlocutore». Applaude la platea delle sale Oceania e Saturnia (la seconda aperta per fronteggiare un affollamento imprevisto dagli organizzatori, che citano 800 presenze): è alla Marittima l'incontro con cui Ulivo e Lista Illy, tra girotondi e convention, chiamano a raccolta le coscienze del popolo locale del Centrosinistra.

Occasione significativa, gongola il segretario provinciale Ds Bruno Zvech, perché dimostra che «abbiamo elaborato il lutto della sconfitta». E anche perché, pur senza esplicitazione alcuna, attorno a Illy si respira aria di candidato presidente della Regione. Lui cita l'Istat, a dimostrare quanto realizzato a Trieste: tasso di occupazione salito dal 36,4% del 1993 al 48,9% del 2001 (in regione i numeri sono 43,6% nel 1993 e 47,5% nel 2001); disoccupazione in città dal 10% del '94 al 5,3% del 2001. Un progetto «semplice e comprensibile» per la Regione, dunque, che alle riforme degli enti locali affianchi sanità, assistenza ed economia, rafforzamento dei legami con Regioni e Paesi contermini, valorizzazione delle minoranze linguistiche. Dice il coordinatore provinciale di Ulivo e Lista Illy, Ettore Rosato: «Contiamo molto su di te». Illy ribadisce: sì a un «ripensamento o referendum» verso quell'elezione diretta «che i cittadini desiderano». Poi il friulano Flavio Pressacco, portavoce della Margherita regionale, rivolto a Illy pigia sulla «seria verifica» dei punti base di un programma apprezzato, con l'auspicio di una «forte aggregazione» regionale che porti dritti al 2003. Illy al solito non si sbilancia («non sono io ad autocandidarmi, me lo devono proporre: condizioni, unità ed elezione diretta»), mentre il presidente regionale della Margherita Cristiano Degano commenta che «sì, ora ci sono tutte le condizioni...»

Intanto Ulivo e Lista Illy annotano un incontro ricco di entusiasmo, iniziato tutti in piedi sulle note di «Fratelli d'Italia» e proseguito con tanti interventi, tra cui i parlamentari del Centrosinistra di Trieste. Willer Bordon graffia sul conflitto d'interessi («Pensiamo a un'unica norma che dica che Berlusconi non è processabile: libereremo l'aula per discutere degli interessi di altri 60 milioni di italiani»). Milos Budin si preoccupa di quest'area di confine dove Est e Ovest europeo si salderanno, ma solo in presenza di rapporti distesi e di quella collaborazione tra Paesi ed etnie «su cui oggi si sta tentando di tornare indietro». Roberto Damiani (dopo il saluto in sloveno) traccia un quadro locale dove «il sindaco Menia e il suo portavoce Dipiazza» sono impegnati a denigrare i loro predecessori, riducendo Trieste «a un camposanto dove pochi possano esercitare i propri affari». Tra il pubblico - tanti professionisti e docenti, pochi giovani, Primo Rovis che ribadisce il depauperamento di Trieste, molta gente comune - Antonino Cuffaro annuisce: «È la prova del risveglio della coscienza democratica. La gente inizia a capire.

Io resto attaccato alla mia tradizione comunista, ma l'unica strada è il rafforzamento dell'Ulivo...» E se Franco Francescato (Italia dei Valori) chiede di «abbandonare le polemiche interne», Daniela Luchetta propone un girotondo davanti alla Rai di Trieste (come avverrà in altre città), «per difendere l'informazione che non può essere monopolio di un'unica persona, specie se si tratta del presidente del Consiglio». Ci si ritrova il 10 marzo alle 11, in via Fabio Severo. Le adesioni già arrivano dalla sala.

Paola Bolis