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Il Messaggero Veneto 08-09-2001

In Friuli non esiste la produzione transgenica

L'analisi è stata effettuata dalla Camera di commercio sul 25 per cento dei prodotti coltivati

L'analisi del 25% della produzione del Friuli-Venezia Giulia di mais e soia, materie prime per alimenti e alimenti zootecnici, non presenta traccia alcuna di interventi di ingegneria genetica. E' stato accertato, su un campione che copre circa 2 milioni di tonnellate di prodotto della raccolta 2000, dal servizio di analisi per la presenza di Ogm del Laboratorio chimico merceologico della Camera di commercio di Udine. L'utile servizio rivolto ai produttori e i risultati fin qui ottenuti sono stati presentati alla Cciaa dal direttore dell'azienda speciale Piero Anichini, dal presidente dell'ente camerale Bertossi, alla presenza dei presidenti della Coldiretti Rigonat, dell'Unione agricoltori Cencioni e dell'ex presidente del Laboratorio Dentesano. Il Laboratorio della Cciaa col servizio di analisi Ogm si interpone - è stato ben evidenziato - tra chi vende e chi acquista le materie prime per la trasformazione e la produzione di alimenti a garanzia della qualità del prodotto e dell'assenza di interventi di ingegneria genetica.

Il servizio è gestito da una biologa, formata grazie a una convenzione con il dipartimento di produzione vegetale dell'università di Udine. Il metodo utilizzato consiste prima in un'analisi di sceening sui campioni, tipo passa-non-passa, veloce e dai costi più contenuti; i campioni apparentemente positivi vengono poi inviati per l'analisi quantitativa e di conferma al laboratorio della Cciaa di Torino. Una doppia analisi, un po' come si fa per la Bse animale. Sui 110 campioni fino a oggi analizzati, i casi "falsi positivi" sono stati due, non confermati poi dalla verifica di secondo livello. Quindi, alla fine, l'analisi del 25% della produzione regionale non ha rilevato alcun caso di Ogm. "Abbiamo sentito di alcuni casi che sarebbero stati rilevati dall'Ersa - precisa il direttore del Laboratorio -. Ci risulta che questo ente di analisi usi il nostro stesso metodo, ma non sappiamo se quei casi siano stati sottoposti alla verifica di secondo livello".

Il Laboratorio dopo le verifiche rilascia un attestato di qualità con cui il prodotto prosegue il suo iter, "un pezzetto della cosiddetta tracciabilità, concetto strettamente connesso con quello di sicurezza - ha sottolineato il direttore Anichini -, il filo tirando il quale il consumatore deve poter avere tutte le informazioni sulla vita del prodotto", anche se la legislazione italiana da questo punto di vista non ha ancora chiarito quali saranno, oltre a Nas, Arpa, e Aziende sanitarie, i laboratori riconosciuti. Ma mentre queste e altre realtà come L'Ersa "si pongono in una funzione di controllo - ci tiene a sottolinere iul presidente Bertossi - noi svolgiamo una funzione di servizio", servizio che è "utile a valorizzare le imprese dell'agroalimentare in un contesto dove va sempre più affermandosi il prodotto di nicchia di alta qualità", ha precisato Dentesano.

La garanzia di qualità delle analisi del Laboratorio della Cciaa, che ha sede a Pradamano, "ha ottenuto anche - ci tiene a precisare Anichini - il riconoscimento del Sinal (Sistema nazionale per l'accreditamento dei laboratori), che mira a facilitare la libera circolazione di prodotti sul territorio comunitario ed extracomunitario senza il ricorso a ulteriori controlli da parte delle autorità dei vari paesi, certificando qualità e imparzialità delle prove", riconoscimento di cui è facilmente intuibile l'importanza nel contesto di libera circolazione delle merci tra paesi con legislazioni talvolta non omogenee.

Andrea Calligaro