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Il Piccolo 14-02-2002

Entra nel vivo in Consiglio regionale il dibattito sul controverso provvedimento. Insofferenze crescenti all'interno della maggioranza di centrodestra

Legge elettorale, il presidente sarà «indicato»

Al momento del voto si defilano alcuni esponenti di An. Bagarre anche sul caso del seggio sloveno

TRIESTE - L'articolo-chiave della nuova legge elettorale ­ quello che prevede la sola «indicazione» del presidente in luogo della sua elezione diretta da parte dei cittadini ­ è stato approvato ieri dal Consiglio regionale coi voti della coalizione di maggioranza (Forza Italia, Alleanza nazionale, Lega, Ccd e Cpr), cui si sono aggiunti i «sì» del Ppi- Margherita e di Rifondazione comunista, notoriamente anti-presidenzialisti. Contrari i Ds, il Pdci, i Verdi-Sdi e l'Unione Friuli. C'è stato, al momento del voto, qualche vuoto nelle file di An, dopo che il proprio relatore Franco Baritussio aveva sottolineato come il partito, presidenzialista convinto, fosse addivenuto a un compromesso «per spirito di coalizione» (infatti, se gli azzurri sono apparsi ondivaghi, i padani hanno sempre respinto l'ipotesi di un'elezione diretta, come nelle altre regioni, del presidente). Evidente, tuttavia, l'imbarazzo di Baritussio, che durante la discussione ha richiamato gli alleati assenti: «Se non venite in aula, noi ci riterremo ­ ha minacciato ­ liberi da vincoli...».

In precedenza era stato respinto un ordine del giorno con cui i Ds proponevano non solo l'elezione diretta del presidente ma anche una serie di correttivi alla legge vigente nelle altre regioni per riequilibrare i rapporti di forza fra la presidente e il consiglio e additare così un modello-guida ­ secondo Renzo Travanut ­ all'attenzione nazionale, essendo ovunque criticato lo strapotere degli attuali «governatori». Votato per appello nominale, il documento è stato respinto dagli stessi gruppi che poi hanno approvato l'articolo vero e proprio.

A vivaci battibecchi ha dato luogo, prima di passare all'esame dei singoli articoli, la presentazione di un ordine del giorno del Cpr con cui ­ accertata un'«ampia volontà del consiglio regionale di garantire una rappresentanza alla minoranza slovena» ­ si auspicava che i parlamentari del Friuli Venezia Giulia assumano a Roma un'apposita iniziativa costituzionale. Qui c'è stata una generale levata di scudi dalle opposizioni, che a Isidoro Gottardo (primo firmatario) hanno rimproverato ­ con Franco Brussa (Margherita), Bruno Zvech (Ds), Bruna Zorzini (Pdci) e Mario Puiatti (Verdi-Sdi) ­ un atto «puramente strumentale, che rinvia ogni soluzione sine die, finalizzato unicamente a mascherare il mancato mantenimento di un impegno», come quello di favorire la minoranza attraverso l'appartamento di una lista slovena con altri partiti.

I finiani, che già hanno imposto agli alleati la rinuncia a qualsiasi ipotesi di garanzia per un seggio agli sloveni,hanno votato anche contro questo ordine del giorno, che è passato coi soli voti di Forza Italia e Lega (oltre quello del confirmatario Giorgio Pozzo dell'Uf), mentre le opposizioni si sono risolte, per protesta, a non votare. «Il primo giorno di Quaresima, la maggioranza, appiattita su un'An sempre più "fascista", ha infine ­ secondo la Zorzini ­ gettato la maschera». Nonostante la «blindatura» dell'accordo ­ in calce al quale il capogruppo di An, Adriano Ritossa, è riuscito a raccogliere le firme di tutti i consiglieri della maggioranza ­ è stato ugualmente bocciato un emendamento proposto dalla maggioranza stessa: il leghista Beppino Zoppolato, che pure l 'aveva sottoscritto, ha cambiato idea, e i voti della Lega sommati a quelli delle opposizioni hanno infine affossato il diniego a coinvolgere anche i funzionari in eventuali indagini conoscitive d'iniziativa consiliare. Maggioranza e Rifondazione ­ si registra infine ­ hanno soppresso l'ipotesi che la cessazione di un presidente faccia cadere l'intera giunta.

Giorgio Pison