| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |



Il Messaggero Veneto 06-02-2002

Contento rilancia il presidenzialismo

Il sottosegretario di An alla coalizione: Friuli maturo per scegliersi un premier

TRIESTE - "Ritengo i cittadini del Friuli-Venezia Giulia maturi per esprimere direttamente il loro presidente, come fanno i loro vicini Veneti, Lombardi e quant'altri. Se dovessimo andare a referendum sulla legge elettorale, la mia scelta per il presidenzialismo sarà obbligata". Un'altra opinione personale, com'era si è detto in occasione della sortita dell'assessore regionale Paolo Ciani? Forse, ma in questo caso si tratta di un uomo di governo. Quello stesso governo Cdl che indica alle regioni ordinarie la contestuale elezione di consiglio e presidente. E' il sottosegretario Manlio Contento, di An, a tirare un po' le orecchie alla maggioranza, ammonendola sui rischi di fare una legge di basso livello. "Penso che per superare alcuni localismi che rischiano di limitare o di condizionare le potenzialità della nostra regione, la ricetta presidenzialista potrebbe essere un passaggio importante. Aggiungo la mia preoccupazione per la perdita d'immagine: oggi, nella conferenza Stato Regioni, i "governatori" godono di un'autorevolezza che viene dall'investitura popolare. Se il nostro presidente fosse espressione di un meccanismo superato dai tempi, potrebbe esserci un ritorno negativo.

Per usare una metafora, è come se all'incontro tutti andassero in limousine ultimo modello, e noi con un'auto vecchia e scassata", continua Contento. "Mi rendo conto delle difficoltà che il dibattito regionale comporta sotto il profilo politico, ma continuo a sperare che la legge non sia la soluzione di diversi piccoli conflitti politici, ma il frutto di una mediazione di livello elevato. In ogni caso, come detto, se ci sarà il referendum, dovrò fare una scelta coerente con le mie idee". E' un'eco romana. In Friuli-Venezia Giulia i notabili regionali di An hanno invece scelto la linea di rispettare l'accordo sull'"indicazione" del presidente, e non sulla sua elezione, in nome della responsabilità di governo e della collaborazione politica. Però, tenuto fede alla legge uscita dalla commissione, ne pretendono la blindatura. Chiedono una firma in calce al testo da ogni singolo componente della maggioranza, e soprattutto dicono no a una norma per garantire la rappresentanza slovena. "Sul problema, non siamo disponibili a giochetti. Tutto quello che potevamo fare l'abbiamo fatto, e anche qualcosa di più. Se l'accordo accontenta tutti, bene.

Altrimenti, se qualche componente, grande o piccola, non ci sta, andiamo pure al voto con la norma transitoria", taglia corto Roberto Menia, segretario regionale del partito. "I sacrifici non possono essere chiesti sempre alla stessa parte, e noi, ripeto, abbiamo già dato. Non dimentichiamo che An ha lanciato il referendum presidenzialista. Va bene il rispetto per l'autonomia della Regione, ma cerchiamo di non esagerare". Che sia l'ultimo ostacolo su cui potrebbe cadere lo stremato cavallo della trattativa? Ferruccio Saro, coordinatore azzurro udinese e gran cuciniere della legge, lo esclude: "Non è un problema devastante, un inciampo su cui cadere. Bisogna ragionare laicamente: l'apparentamento si può fare, il problema è con quanti voti minimi per la lista. Lo 0,5, o 0,6% di cui si è parlato non sta in piedi. Vedrei bene un quoziente, un ventesimo dei voti regionali".

Anche Beppino Zoppolato, segretario leghista, è d'accordo. "Siamo in una situazione ideale. Stiamo collaborando. L'emendamento Brussa sull'apparentamento è una cosa seria, su cui An credo si dimostrerà ragionevole". E appunto sull'emendamento presentato da Franco Brussa, della Margherita, prende posizione Isidoro Gottardo, capogruppo del Cpr: "Zoppolato ha chiesto che venisse ritirato, garantendo che Forza Italia, Ccd, Cpr e Lega l'avrebbero poi sostenuto in aula. L'impegno è contenuto anche nelle relazioni di maggioranza, almeno in quella che sta predisponendo il nostro Molinaro. Il Cpr, comunque, non voterà nessun tipo di legge che, nel rispetto dello statuto vigente non assicuri un percorso per le minoranze".

Luciano Santin