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Il Messaggero Veneto 13-04-2002

I sindacati e lo sciopero generale. Un'accusa alla Regione: non sa organizzare formazione e collocamento

Uil: in gioco pensioni e assistenza

Visentini: nel confronto sull'articolo 18 l'insidia della liberalizzazione selvaggia

di PAOLO DECLEVA

Visentini cosa si propone la Uil con lo sciopero di martedì?

La cosa più importante per noi è dimostrare che Berlusconi ha torto quando afferma che lo sciopero generale è minoritario tra i lavoratori del nostro Paese. In primo luogo perchè al di là del numero dei nostri iscritti va tenuto conto che ogni anno Uil, Cgil e Cisl raccolgono l'85% dei voti del mondo del lavoro nelle elezioni delle Rsu; in secondo luogo perchè stiamo facendo sforzi enormi per raggiungere non solo i lavoratori tradizionali ma anche il mondo dei giovani e del lavoro precario, per convincerli che il governo non sta adoperandosi a loro vantaggio. Infine perchè le motivazioni dello sciopero toccano tutti i cittadini.

In quale modo?

La faccenda dell'articolo 18 è la punta di un iceberg e un paravento del governo dietro il quale si celano due visione diverse della società. Noi vogliamo un'Italia che resti in Europa e conservi un sistema di protezione sociale costruito in questi anni pur nell'ambito dell'economia di mercato. Il governo invece cerca di smantellare il sistema di coesione sociale per trascinare l'Italia in uno di tipo americano. Poi ci sono le pensioni, che interessano tutti. Proprio così. E il provvedimento presentato in merito dal governo colpisce proprio quei giovani che dice di voler tutelare con la modifica dell'articolo 18. Si prevedono infatti meno contributi per i lavoratori tradizionali ma anche di compensare tale misura con un prelievo dai fondi previdenziali per i lavoratori atipici, "rubando" i soldi per le future pensioni».

E c'è la Sanità.

L'operazione di smantellamento del sistema sanitario pubblico che Sirchia porta avanti a livello nazionale ma che anche questa giunta regionale, seppure in maniera più sfumata porta avanti, rientra in un disegno di riduzione della copertura pubblica a vantaggio dei privati. E' una questione che va ben al di là della questione dei ticket sui farmaci. La volontà di trasformare il Cro di Aviano in Fondazione ne è un esempio.

Ci sono altri aspetti che interessano tutti i cittadini?

Pochi ne hanno parlato, ma c'è anche la questione fiscale. La delega del governo in materia prevede la riduzione delle aliquote a due soltanto. In questo modo di elimina di fatto la progressività dell'imposizione fiscale prevista dalla Costituzione, ma soprattutto - secondo i calcoli dei nostri centri che si occupano di fisco - si va ad aumentare di 500-1.000 euro all'anno l'imposizione sui redditi con meno di 60 milioni, mentre quelli oltre tale cifra vanno a godere di una riduzione.

Il governo dice che la modifica dell'articolo 18 serve a fare emergere l'economia sommersa, cioè il lavoro nero...

In generale, anche tenendo conto della situazione del Sud, immaginare di far emergere il nero in questo modo è semplicemente una stupidaggine. L'unica strada per ottenere tale scopo, come dimostrano tutte le esperienze e statistiche in merito, è lo sviluppo economico. Quindi ci vogliono investimenti in nuove tecnologie e in infrastrutture. Quello che è certo, sottolineo, e che tale risultato non si ottiene riducendo i diritti dei lavoratori.

L'altro obiettivo che il governo indica è l'incentivazione della trasformazione dei contratti a tempo indeterminato in quelli a tempo indeterminato.

Questo sta già avvenendo per effetto della crescita economica. In particolare a Nord Est e quindi in Friuli, dove la mancanza di manodopera spinge a trattenere i lavoratori con contratti sicuri.

La piena occupazione da noi è una realtà?

In Friuli-Venezia Giulia non esiste il problema di indisponibilità di posti di lavoro per i giovani. Ma c'è il problema dell'occupazione femminile e della reintroduzione nel mercato del lavoro degli over 45 anni che ne siano stati espulsi. E anche questo è un problema che il governo non affronta.

La flessibilità quindi...

La flessibilità non può giustificare l'espulsione dal mondo del lavoro. Bisogna prevedere per chi perde il posto un'indennità di disoccupazione più adeguata (in Italia è pari al 30% dello stipendio mentre nei Paesi europei che Berlusconi cita a sostegno delle sue tesi è dell'80%) e un percorso di formazione professionale che agevoli il rientro. Un sistema di formazione professionale e uno strumento efficace che agevoli l'incontro tra domanda e offerta dei lavoro non esiste nè in Italia nè in regione. E peggio sarà se le competenze saranno trasmesse alle Province. Questo mentre all'estero, sempre nei Paesi citati dal governo, ci sono tanto i corsi professionali che un sistema pubblico di collocamento al lavoro che nel giro di due-tre settimane trova almeno tre offerte di impiego adeguate alla professionalità di chi lo cerca.

Lo sciopero è nazionale, ma indubbiamente vi si aggiungeranno motivazioni anche di carattere locale...

C'è un'alta tensione in tutti i posti di lavoro, non soltanto nelle fabbriche. Si pensi alle Poste, alla sanità (sia per i problemi di organici e quindi di ferie e straordinari, ma anche per i provvedimenti che governo e giunta regionale stanno prendendo o annunciando). Sensibilissime sono anche le scuole, sulle quali si stanno abbattendo una riforma calata dall'alto, tagli al personale e ristrutturazioni. Nel settore del commercio sono aperte vertenze piuttosto pesanti che riguardano la Upim e la Standa. In quanto alle fabbriche ci sono forti tensioni alle Ferriere e alla Telit a Trieste, nei cantieri di Monfalcone per la questione dei subappalti e del lavoro grigio (quello affidato a imprese d'oltreconfine), alla Manifattura di Gemona e, per motivi collegati a situazioni ambientali che suscitano preoccupazioni per il futuro, alla Burgo di Tolmezzo e alla Caffaro di Torviscosa. Mentre a Pordenone non c'è dubbio che l'adesione allo sciopero sarà altissima alla Zanussi. Ma in utti i settori e su tutto il territorio regionale esistono focolai di tensione che avranno ripercussioni sulla manifestazione nazionale.