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Il Gazzettino 21-09-2001

«Taglieremo un quarto del bilancio»

Tondo preannuncia sacrifici. E il nodo delle risorse ruba la scena al federalismo

Udine

«Se Roma non ci assegna maggiori risorse per la sanità, allora dovremo tagliare il 25\% del budget di tutte le direzioni. E dovremo farlo, se vogliamo confermare le poste alla sanità e agli enti locali». Renzo Tondo, il presidente della Regione che non difetta di concretezza, toglie illusioni. Cancella sogni. Anticipa sacrifici.Si insedia, a Udine, l'assemblea delle autonomie che deve "traghettare" il Friuli Venezia Giulia nell'era della devolution. Ma quell'assemblea, sin dall'intervento di Tondo, viene monopolizzata dai soldi. Anzi, dai soldi che non ci sono. Non c'è nulla da fare. La Finanziaria 2002, ormai incombente, ruba la scena a sussidiarietà e federalismo: se il governo Berlusconi, a cui solo ieri ha bussato l'assessore alle Finanze Pietro Arduini cogliendo qualche segnale «interessante», non mette mano al portafogli, allora il Friuli Venezia Giulia si avvia ad una stagione di assoluta austerità. Sono un centinaio, o forse duecento, i miliardi che oggi mancano all'appello: quelli che, da sempre, rappresentano la "massa di manovra" dell'aula regionale.I sindaci capiscono sin troppo bene il messaggio di Tondo.

E non a caso, più che sui trasferimenti di poteri o personale, si soffermano sulle risorse: Sergio Cecotti, l'udinese, mette il dito nella piaga. Tira fuori le impopolarissime tasse. «A questo tavolo - afferma - l'argomento prioritario dev'essere la responsabilità fiscale. Le risorse non ci sono? Non è possibile che, in un gioco allo scaricabarile, siano solo i Comuni a dover passare per "vessatori" e alzare le tasse. Tutti, a partire dalla Regione che tiene a zero le sue aliquote, devono compartecipare». I suoi colleghi, dal goriziano Gaetano Valenti al pordenonese Sergio Bolzonello, sottoscrivono. E il triestino Roberto Dipiazza, in aggiunta, rincara: «Basta sprechi. Sulla cultura, ad esempio, ho visto gettar via molti soldi».

Ma le Province, dando la prima e tutt'altro che isolata dimostrazione di quanto il fronte delle autonomie sia frantumato e il cammino della devolution impervio, non ci sentono. Le tasse non pagano, affatto. Ed ecco, allora, che il pordenonese Elio De Anna bolla come «estremo» l'appello di Cecotti e riporta il dibattito su temi più indolori come sussidiarietà o delegificazione. Ed ecco che l'udinese Marzio Strassoldo invita il Friuli Venezia Giulia «a mettersi alla pari, sul fronte della devolution, almeno con le Regioni ordinarie».

Ed ecco che il goriziano Giorgio Brandolin sollecita un calendario preciso dei lavori. Il dibattito muove in ordine sparso, con Ezio Marsilio che solleva il tema spinoso delle Comunità montane, Luciano Del Fré e Giuseppe Napoli quello ancor più spinoso delle «sirene campanilistiche», tant'è che dopo due ore Tondo cerca di rinserrare le fila. «A mio avviso - afferma il presidente, ammettendo che la Regione dovrebbe alzare le tasse e completare la riforma sanitaria - la responsabilità fiscale dev'essere di tutti. Sennò, a pagare, sarà l'intera classe politica». Solo alla fine, dimenticando il suo pragmatismo, tenta di riportare l'assemblea ai doveri "istituzionali": «Non vorrei che ci si fermasse alla Finanziaria, dimenticando la devolution».

Roberta Giani