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Il Messaggero Veneto 11-02-2002

Il relatore di maggioranza: non perdiamoci nei cavilli

UDINE - «La legge elettorale è solo uno strumento tecnico che, più di tanto, non influisce (e non deve influire) sui risultati elettorali reali. Grandi discussioni su sistemi e cavilli procedurali rischiano quindi solo di confondere le idee con la speranza, di qualche politicante, di recuperare quel decimale in più per la propria elezione». È quanto ricorda il consigliere forzista Roberto Asquini, relatore di maggioranza della legge elettorale (che si può consultare anche sul sito www.asquini.it). L'indicazione e il referendum. «In Friuli-Venezia Giulia - spiega il consigliere forzita - si sta cercando di approntare una nuova legge per attuare una norma voluta dal Parlamento decaduto (quello a maggioranza Ulivo) che ci obbliga a legiferare in materia elettorale per evitare di perdere una nostra peculiarità regionale. Tale legge, inoltre, potrebbe essere sottoposta a referendum confermativo».

Soglia al 5%. Entrando nello specifico «la legge che si pensa di approntare prevede una soglia di sbarramento al 5% (che taluni hanno chiesto di ridurre), l'indicazione del Presidente della Regione e il meccanismo della sfiducia costruttiva, il premio di maggioranza per la coalizione che ha la maggioranza relativa per garantire la governabilità. Il premio di maggioranza, da applicare solo qualora serva, porta al 60% dei seggi la coalizione vincente se ha ottenuto almeno il 40% dei voti». Le simulazioni. «Dalle tantissime simulazioni effettuate sia sui dati delle scorse politiche (2001) che su quelli delle scorse regionali (1998), la proposta risulta particolarmente "equilibrata" anche nei confronti delle opposizioni che "guadagnano" uno o due seggi rispetto all'ipotesi di applicazione del sistema in uso in tutte le altre regioni.

Le proiezioni. «Attualmente, in consiglio regionale, la Cdl conta su 34 seggi propri, più 3 federati più 3 di area. Al momento delle scorse elezioni la Cdl contava virtualmente su 36 seggi. Con la nuova legge, a seconda della soglia di sbarramento, la Cdl otterrebbe 36 seggi (contro i probabili 38 del sistema delle altre regioni) simulando l'elezione di un nuovo consiglio con i dati delle Politiche di qualche mese fa. Come dire: non c'è quasi nessuna differenza, in quanto ogni elezione fa storia a sé e anche qualche decina di voti può determinare lo spostamento di 1 o 2 seggi). Anche per l'opposizione, ovviamente, non vi sarebbero particolari modifiche dalla situazione attuale».

Il confronto con le regioni ordinarie. Sulla base del testo licenziato dalla Commissione, «le differenze fra la legge proposta e quella delle altre Regioni sono in particolare da ricercare: nell'indicazione del Presidente (che viene scelto dai cittadini, ma può essere sostituito con sfiducia costruttiva, aumentando le garanzie di controllo consiliare per la collettività); nella soglia di accesso (per limitare le dispersioni dei voti); nella riduzione da 12 a 2 degli eletti "al seguito" del Presidente (perchè non ci siano automatismi elettivi fra i consiglieri)».