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Il Messaggero Veneto 12-04-2002

Il sindacalista fa il punto sui temi dello scontro con il governo della Cdl e con la Confindustria

Marzotto: c'è lavoro nero anche in Friuli

Il segretario Cisl: flessibilità e sviluppo sono possibili senza ledere i diritti acquisiti

di PAOLO DECLEVA

UDINE - Marzotto, come si sta preparando la Cisl all'appuntamento di martedì?

Unitamente a Uil e Cgil ci siamo impegnati a informare i lavoratori e l'opinione pubblica sui contenuti del nostro dissenso sui temi oggetto della delega al governo, che riguarda particolarmente la proposta di modifica dell'articolo 18 e una formulazione riguardante l'arbitrato che non condividiamo e che chiediamo al governo di togliere perchè non attinente alla flessibilità e ai contratti ma ai diritti che i cittadini devono poter conservare anche nei posti di lavoro. Abbiamo dichiarato anche la nostra contrarietà a modifiche sulla previdenza che stravolgessero l'equilibrio che la stessa commissione governativa presieduta dal sottosegretario Brambilla ha affermato raggiunto con la riforma Dini.

Quindi non c'è soltanto la questione dell'articolo 18?

No. Le modalità di sfida con le quali il governo si è fatto portavoce delle istanze della Confindustria ha fatto perdere allo stesso governo quella posizione di sintesi necessaria al di sopra delle parti quando si tratta di interessi contrapposti. Alla Confindustria muoviamo una critica grave poichè da associazione sindacale degli imprenditori ha scelto di schierarsi politicamente.

Nello specifico sull'articolo 18 cosa può dire ancora?

Si osserva che soltanto una minoranza dei lavoratori gode di questo diritto. Dobbiamo porci l'interrogativo se lo sviluppo economico di un Paese come l'Italia non debba crescere congiuntamente alla crescita e all'estensione della qualità e della sicurezza del lavoro dei cittadini.

Ma il mercato del lavoro, si dice, ha bisogno di flessibilità...

Se la flessibilità produce una società disumanizzata dobbiamo dire di no alla flessibilità. Noi però crediamo che sia possibile prevedere la più ampia flessibilità per consentire alle imprese di competere sui mercati internazionali senza che questo si trasformi in precarietà per i lavoratori. Le proposte non mancano, discutiamo di questo e non soltanto dell'articolo 18.

La Cisl ha sempre sostenuto che questi problemi si possono affrontare senza chiamare in causa l'articolo 18...

La Cisl è convinta che l'attuale sistema di protezioni sociali è datato, nato in un periodo nel quale la grande impresa manifatturiera era nel pieno dello sviluppo ed era centrale nel sistema economico italiano. Ma parliamo di trenta anni fa, quando le nuove tecnologie e l'informatica erano assenti dal ciclo produttivo.

A Nord Est c'è la piena occupazione e la questione dell'articolo 18 potrebbe essere poco coinvolgente.

Dire che c'è la piena occupazione non vuol dire che non ci sia un problema occupazionale. Anche in questa situazione esiste infatti uno scarto tra le opportunità di impiego e le aspettative dei giovani.

Nella vertenza aperta con il governo ci sono anche i temi della Sanità.

Il problema della Sanità pone a una sfida enorme alla comunità poichè la sanità pubblica intesa come cura della malattia non è più sufficiente, in quanto ci sono fattori esplosivi. Il confine dell'intervento per salvare le vite umane si sposta sempre più avanti, le cure e gli interventi sono costosissimi e diventano ben presto obsoleti. Idem per le tecniche dei trapianti. Più la medicina avanza più aumenta il ruolo della prevenzione con un forte impegno di spesa per diagnosi precoci e screening di massa. Le nuove medicine e le nuove terapie allontanano il confine fisiologico della morte. E' una sfida che non si può certamente risolvere con piccoli aggiustamenti (come il ticket sulle ricette per i farmaci) ma che richiede di pensare a una diversa modalità di esplicare la funzione di presidio della salute pubblica e contro la malattia.

L'allungamento della vita media ha riverberi anche sulla questione delle pensioni. Anche questo è un problema enorme.

La vita, appunto, si allunga, fortunatamente, e i tempi della formazione si dilatano. E' un problema vero come quello di garantire un'accumulazione che consenta di poter decorosamente affrontare i problemi della vita nella terza età. La proposta del governo di penalizzare ulteriormente i giovani nella loro condizione previdenziale sposta nel futuro nodi e problemi gravi per le giovani generazioni.

Uno degli obiettivi dichiarati del governo, con una delle modifiche all'articolo 18, è di far emergere il lavoro nero...

Se parliamo del Friuli Venezia Giulia è stimabile, facendo calcoli sul Pil e sulle persone in età lavorativa che non lavorano o risultano non lavorare (trecentomila), che ci siano ore lavorative in nero pari a 50 mila persone, cioè il 10% della forza lavoro occupata. La strada intrapresa dal governo porta nel mondo del lavoro la teoria dei condoni, che in edilizia ha provocato autentici disastri. Non si possono togliere diritti ai lavoratori per lusingare imprenditori senza scrupoli a emergere dal nero.

Ma l'articolo 18 in qualche modo non è stato aggirato?

In effetti l'80% delle assunzioni avviene attraverso contratti atipici. Sono circa 120 mila all'anno e in 110 mila casi poi i lavoratori devono cambiare lavoro. A questo punto mi pare arduo sostenere che non c'è flessibilità nel mercato del lavoro. Non va inoltre dimenticato che le aziende con problemi di organico possono fare ricorso al licenziamento per giusta causa, come è sempre stato fatto.

I sindacati e molti imprenditori chiedono la riforma degli ammortizzatori sociali e il governo la promette.

Già, ma questa riforma dovrebbe avvenire senza oneri per lo Stato. Pare che ci stiano ripensando ed in effetti chi se non lo Stato può mettere a punto strumenti del genere. Altrimenti sarebbe come dire che lo Stato sostiene le scuole pubbliche, ma non è disposto a spendere una lira per loro.

Lo sciopero di martedì ricomporrà lo "strappo" causato dalla recente manifestazione romana della Cgil?

Sì. Va ricordato peraltro che Cgil, Uil e Cisl hanno già fatto due scioperi insieme. C'è una posizione unitaria su questi temi anche se la Cgil ha poi fatto una manifestazione da sola sotto la spinta di diverse motivazioni.

Ha un'idea di quale sarà la risposta della base all'appello allo sciopero generale?

La proclamazione di uno sciopero costituisce un momento di verifica dell'effettiva rappresentatività di un sindacato. Noi speriamo che lo sciopero ottenga un'adesione oltre i confini della nostra rappresentatività e che il Paese martedì si fermerà. Siamo convinti che le nostre buone ragioni e la cattiva politica del governo verranno affermate dai lavoratori italiani.