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Il Piccolo 15-09-2001

Un punto vendita ogni 900 abitanti (3500 nel resto d'Italia). La «rivoluzione» consentirà di acquistare quotidiani e periodici nei distributori di carburante, nei supermercati e in libreria

Nella patria delle edicole giornali anche dal benzinaio

Giornali in vendita sugli scaffali dei supermercati e delle librerie, o acquistabili mentre si fa il pieno di benzina. E' la mini-rivoluzione che si prospetta dopo che ieri mattina la Terza commissione comunale ha approvato una parziale liberalizzazione della vendita di quotidiani e periodici, nella quale viene meno la pluridecennale esclusiva di cui godevano le edicole. In tutto sono una trentina i supermercati della provincia (con più di 700 e 1500 metri quadrati) che potranno vendere anche i giornali, mentre altrettanto potranno fare le librerie con più di 120 metri quadri di superficie, nonché i distributori di benzina che occupano un'area superiore a 1500 metri quadrati (in città ce ne sono 14). Restano fuori dal provvedimento tutte le rivendite di tabacchi, i bar e gli altri negozi, che sono in tutto oltre 4 mila. Ora la delibera passerà al vaglio del consiglio comunale, ma dopo il voto favorevole in commissione, l'approvazione appare scontata.

La liberalizzazione chiude un periodo durato oltre due anni che era stato contraddistinto da polemiche fra Comune, edicolanti e le altre categorie, dopo che il governo di Centrosinistra aveva varato un decreto legislativo, il 170, che prevedeva la progressiva liberalizzazione del settore. L'operazione è stata preceduta in tutta Italia da una fase sperimentale. Non in Friuli-Venezia Giulia che, essendo regione autonoma, ha competenza primaria su questo settore. L'ex assessore comunale Fabio Neri, aveva però deciso di applicare comunque il decreto nazionale, trovando l'opposizione della giunta regionale (nonché degli edicolanti) che lo avevano bloccato.

Il problema, spiegano al Comune, è che ci si è trovati di fronte a una sorta di «buco» legislativo che l'assessore all'Economia Maurizio Bucci ha inteso colmare. «Abbiamo varato questa delibera - spiega - dopo aver mediato fra tutte le categorie interessate. Non potevamo fare altro in quanto, allo stato attuale, in assenza di indicazioni regionali, chiunque avrebbe potuto richiedere la vendita dei giornali, e noi avremmo dovuto avvallare, dando un tacito assenso alle autorizzazioni». Bucci sottolinea quindi che si tratta di una norma transitoria, che verrà adeguata al nuovo piano regionale della rete di vendita. Un provvedimento che dovrebbe essere varato tra breve. «Questa delibera tutela in realtà gli edicolanti - osserva l'assessore - ed è resa possibile dalla concertazione».

Fra i punti della normativa nazionale che la delibera mantiene ci sono anche i cosiddetti «vincoli di distanza», ovvero il limite di almeno 300 metri fra un esercizio e l'altro che intendono vendere giornali. Qualche scetticismo viene tuttavia espresso da Mario Periatti, rappresentante degli edicolanti (Sinagi) il quale pone alcuni quesiti. «Innanzitutto mi chiedo se nella delibera verrà imposto anche ai supermercati l'apertura domenicale, visto che noi lo facciamo proprio per poter garantire un servizio continuato di vendita dei giornali durante tutto l'arco dell'anno».

«Non è previsto dalla legge nazionale» risponde, a stretto giro di posta, l'assessore Bucci. L'esponente degli edicolanti ricorda poi che gli esercizi autorizzati dovranno scegliere espressamente fra quotidiani o periodici. «In nessun caso potranno vendere entrambi» sottolinea Periatti, il quale fornisce un dato statistico interessante: a Trieste ci sono più edicole, in percentuale, che nel resto d'Italia. «La torta da dividere è quella» ribadisce. Ovvero: in città c'è un'edicola ogni 900 abitanti, nel resto del Paese, una ogni 3500 residenti.

Alessio Radossi