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Il Piccolo 09-02-2002

Dimissioni a sorpresa del consigliere regionale della Lega Nord. Sarà sostituito da Roberto Visintin di Farra, «padano» ormai fuoriuscito dal movimento

Lo strappo di Fasola: «Lascio la politica»

«Regione troppo lenta, torno a fare il medico». Zoppolato: «Peccato, era il migliore»

In apparenza mesto il segretario del Carroccio, che lancia un messaggio: «Mi dispiace per la sua riforma sanitaria: a questo punto è destinata a morire»

TRIESTE - Gianpiero Fasola, consigliere regionale della Lega Nord, rompe gli ormeggi. Ha dato le dimissioni. Torna a fare il medico, dice, negando che «sotto» vi sia dell'altro. Nella lettera al presidente del Consiglio Martini saluta e ringrazia anche i colleghi della settima legislatura, che definisce tuttavia «tormentata». Nel corso della conferenza stampa indetta anche per fare un bilancio di otto anni (tre come assessore alla Sanità, cinque come consigliere, di cui tre in maggioranza) sta in sottotono, ma cita la lentezza con cui, in campo sanitario, si perseguono «obiettivi anche largamente condivisi», un «dibattito che s'impantana», «amarezza» per proposte e disegni di legge non attuati, che altre Regioni hanno intanto rubacchiato e messo in opera.

È la prima volta che un consigliere regionale si dimette dalla carica mollando tutto. Bisognerà consultare i regolamenti per sapere se Fasola, che ufficialmente lascia col 1.o marzo e rientra nell'Azienda ospedaliera di Udine, potrà o meno votare anche la legge elettorale. Il segretario della Lega, Beppino Zoppolato, non sa nemmeno esattamente (o così dice) chi subentrerà al rimpianto Fasola, «che per un anno intero - confessa - ho tentato di trattenere».

Candidato alla successione è infatti Roberto Visintin di Farra, che forse anche grazie all'omonimia con il più noto senatore spilimberghese della Lega (peraltro grande «dissidente») nel '98 portò a casa un sacco di voti, superando il segretario provinciale di Gorizia, Federico Razzini, che ora rimane fuori. Lo stesso Visintin isontino è un transfuga, più vicino ai leghisti ribelli fioriti a Gorizia che al cuore di Bossi. «Ma che in Consiglio siamo in 11 o in 12, poco mi importa - dice con voce insolitamente mesta Zoppolato -, e se entra uno che non si riconosce più nella Lega, non cambia mica il mondo». Il segretario del Carroccio non tuona, sembra andare col sentimento: «Mi piange il cuore per Fasola - dice -, è il migliore. Lui in questo momento si arrende, ma quando vedrà che la sua riforma sanitaria non verrà più attuata non sarà sereno. Avrà rimpianti. E io credo che senza di lui la riforma morirà. La Sanità entrerà nel caos assoluto. Mi dispiace immensamente. Anch'io ci ho creduto molto». Si parla della legge 13 del '95, quella della riduzione e trasformazione di ospedali, appena rimessa in corsa.

«La direzione di marcia è giusta - ha detto Fasola, magro, pallido e sereno -, ma la velocità della politica non è quella della società. C'è la politica che guida, e quella che si fa guidare dalle lobby». Quale lascia? Intuitivo... Non solo la Sanità lo preoccupa, ma ha rammarico per la mancata riforma degli enti locali: «Quattro Province e 219 Comuni danno a questa regione un assetto debole e superato». Parla di «patologia che impedisce la modernizzazione», trova tutto il dibattito regionale rugginoso e vecchio. Insomma, via, «dalla Regione e dalla politica». Vuol fare solo l'oncologo, e ricerca. Lascia pure la Lega? «Non so - risponde -, ma non bisogna credere a chi dice che mi ritroverà nella Lista Illy, o col sindaco di Udine Cecotti... Certo, la politica è passione». Una passione messa in sordina da gran tempo, in attesa dell'atto formale.

Gabriella Ziani