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Il Messaggero Veneto 09-11-2001

Via la doppia preferenza, spunta il listino

Saro: necessari perfezionamenti. Collino: possibili novità interessanti

TRIESTE - Forza Italia, An e Lega annunciano di aver trovato un'intesa sulla legge elettorale. Si esprimono, magari, con qualche cautela, ma pare proprio che la legge "vera", dopo un'infinità di ballon d'essai, sia ormai delineata. A far svaporare molte perplessità, se non tutte, provvederà il minilistino, versione ridotta dell'oscuro oggetto del desiderio che ha polarizzato le cupidigie di leader nazionali e consiglieri di complemento. Si tratta di una misura mutuata dal "Tatarellum", che consentirebbe il rispetto delle due condizioni poste dalla destra: eliminazione della doppia preferenza, e una più forte indicazione del presidente designato. Dunque nella scheda ci sarà una lista con in testa un nome, quello del capo della coalizione, candidato presidente che entrerà in consiglio anche nel caso di sconfitta nelle urne. Collegato a lui un certo numero di persone destinate ad essere cooptate, anche senza candidatura ed elezione, grazie al premio di maggioranza. Sul numero le ipotesi si fronteggiano ancora: il minimo è tre (uno per ciascuna forza della Cdl), ma è facile prevedere che la cifra salirà a quattro o cinque almeno.

La proposta definitiva, stavolta assunta in proprio da Forza Italia, An e Lega, verrà formalizzata presto, garantisce Ferruccio Saro. Poi, doppiata la boa della Finanziaria, a gennaio la riforma sarà in commissione, e il mese dopo in aula, come si prevedeva.

I toni sono distesi e abbastanza fiduciosi: «Occorrono ancora dei perfezionamenti, da raggiungere per gradi. Il minilistino sarà una delle chiavi risolutrici per uscire dall'impasse. Sulle altre cose siamo sostanzialmente d'accordo, inclusa una norma antiribaltone che, oltre a penalizzare economicamente chi cambia casacca, prevede che la mozione di sfiducia debba trovare i suoi trentuno voti esclusivamente all'interno della coalizione che ha vinto», racconta il "dottor sottile". «Per gli sloveni cercheremo di fare il possibile. Viste le obiettive difficoltà legate alla mancanza di una norma statutaria, potremmo indicare una lista esclusivamente slovena all'interno della scheda unica, con un piccolo quorum». «La legge dev'essere fatta bene, con il consenso della società civile, coinvolgendo il maggior numero possibile di consiglieri», aggiunge conciliante il senatore di An Giovanni Collino.

Sin qui sembra una riuscita imitazione di monsieur de La Palisse. Ma poi il parlamentare della destra accenna al listino: «E' una novità interessante. Potrebbe rappresentare un punto di analisi utile. Però, una democrazia avanzata, basata sulla logica dell'alternanza, su una legge del genere deve trovare un'intesa con le opposizioni. E' una questione di metodo, e anche una via per schivare il referendum. Non si può rischiare una destabilizzazione che si sa dove comincia ma non dove finisce».

«Noi abbiamo una sola, imprescindibile, pregiudiziale, quella sull'elezione diretta del presidente. Le altre soluzioni ci possono andare bene tutte. Quindi anche il minilistino», annuncia Beppino Zoppolato, segretario del Carroccio. Insomma è fatta? Il tempo sarà galantuomo. Però, se occorreva trovare un contrappeso all'agevole collocazione per alcuni candidati offerta dalla norma transitoria, lo si è trovato. Ci saranno persone che potranno entrare in consiglio senza passare per le maglie del voto, e che si aggiungeranno alle tre cooptabili in giunta, come assessori esterni.

L.S.