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Il Piccolo 06-09-2001

In Fvg più donne al lavoro ma anche tanti più figli

MESTRE - Tra il 1990 e il 2000, secondo il Centro studi della Cgia di Mestre, di fronte a un consistente aumento dell’occupazione femminile in tutta Italia è aumentato il tasso di natalità in tutte le regioni del Nord. E il Friuli-Venezia Giulia non fa eccezione, anche se a un incremento percentuale dell’occupazione piuttosto consistente (dal 27,4 al 35,8) quello della natalità non è cresciuto nella stessa misura (dal 7,1 all’8,1). Per contro, invece, sono diminuite le nascite in tutte quelle del Sud. Forse siamo a una svolta. Sembra che l’occupazione femminile non costituisca più un ostacolo al desiderio della coppia di aver figli.

A trarre queste conclusioni è il Cgia di Mestre: ha messo a confronto i dati Istat relativi al tasso di natalità e quello relativo all’occupazione femminile nel periodo ’90-2000. Ebbene, il risultato che si ottiene è il seguente: di fronte a una crescita costante nel decennio scorso dell’occupazione femminile in tutte le regioni d’Italia (anche se molto più marcata al Nord rispetto al Sud), il tasso di natalità è cresciuto solo ed esclusivamente nelle regioni del Nord ed è diminuito in tutte le regioni del Mezzogiorno.

Da questo scenario, segnalano i ricercatori della Cgia, possiamo ipotizzare l’idea che ci troviamo di fronte a un’inversione di tendenza. Cioè il lavoro per le donne sembra non essere più un ostacolo alla voglia di aver figli. Infatti, se nei decenni scorsi le donne del Sud hanno mantenuto un grado di fecondità molto alto, nelle regioni settentrionali abbiamo assistito a un preoccupante declino delle nascite, facendo piombare la media nazionale tra i livelli più bassi nel mondo. Oggi sembra che la situazione si stia invertendo.

Ma veniamo ai dati. Se il tasso d’occupazione femminile a livello nazionale è aumentato nel decennio scorso di 5 punti e mezzo (30,6% nel 2000 contro il 25,1% del ’90) a livello territoriale tutte le regioni del Nord hanno registrato variazioni superiori al dato nazionale. Si pensi che il Trentino-Alto Adige ha registrato un aumento di oltre 11 punti, il Veneto di 8,2 la Lombardia di 7, l’Emilia-Romagna di 6,8 mentre nel Sud la crescita per tutte le regioni è stata molto contenuta e ben al di sotto del dato nazionale. Per contro, il dato relativo al tasso di natalità è diminuito a livello nazionale di 0,5 punti (9,4 nel 2000 contro il 9,9 del ’90) ma in tutte le regioni del Nord, a differenza di quelle del Sud, c’è stato un aumento. L’Emilia-Romagna ha visto aumentare tra il ’90 e il 2000 la natalità di 2,5 punti, la Valle d’Aosta l’1,6, il Friuli-Venezia Giulia dell ’1, Veneto, Lombardia e Piemonte dello 0,9, la Toscana di 0,8 e la Liguria dello 0,6. Negativo, invece, il differenziale per tutte le regioni del Sud con punte del 4,1 in Calabria e del 2,5 in Campania.

Quali le cause di questo risultato ? «Oltre al prevalere di nuovi stili di vita e motivazioni di carattere culturale e personale - commenta Giuseppe Bortolussi della Cgia -, non va dimenticato che sono aumentate le misure sociali a sostegno della famiglia. Mi riferisco agli assegni per i nuovi figli, alle detrazioni fiscali ecc. Purtroppo ancora molto c’è da fare per poter allinearci sulle posizioni dei principali Paesi europei. A questo governo il compito di proseguire e forzare su questa strada».