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Il Messaggero Veneto 12-02-2002

Patto trasversale tra le donne in politica: quota di seggi o diserteremo le urne

TRIESTE - (L.S.) Se nella legge elettorale, di cui oggi inizia la discussione, il consiglio non deciderà di inserire delle norme di riequilibrio della presenza femminile con quella maschile, le donne del Friuli-Venezia Giulia potrebbero presentare "liste rosa". O addirittura astenersi dalle urne. Per intanto presidieranno piazza Oberdan e l'aula, raccogliendo firme.

L'indicazione è uscita da un summit cui erano presenti Bruna Zorzini (Pdci) e Caterina Dolcher (Ds), organizzatrici assieme alla leghista Viviana Londero (impegnata però nella manifestazione di Tolmezzo), nonché una quarantina di persone, tra elette, esponenti di partiti politici (del centrodestra come del centrosinistra) e di organizzazioni (tra cui l'Ande). L'incontro trasversale, che ha prodotto un documento approvato all'unanimità, si è reso necessario dopo che una serie di proposte, trasformate in emendamenti, erano state bocciate in commissione, ha spiegato la Zorzini. Le uniche indicazioni recepite sono state infatti quelle relative a un maggior finanziamento ai gruppi (500 mila lire al mese per ogni componente donna, molto meno di quanto richiesto), e all'equilibrio nell'accesso all'informazione radiotelevisiva, che dà spazio al 98,5% al sesso forte (cancellate però le sanzioni pecuniarie relative alle violazioni).

"Sono girati molti sorrisini in commissione, quando sono stati discussi gli emendamenti. L'importante è che non ci lasciamo dividere, che subordiniamo la nostra condizione all'appartenenza partitica. Perché, al di là di colori e schieramenti, nessuno dei signori che siedono in consiglio vuole mollare la seggiola. E si sa che per ogni donna che entra, di fatto c'è un uomo che esce", spiega Santina Zanier, responsabile regionale delle azzurre. Bruna Tam, della Margherita, ha ricordato come l'Italia, sul piano della rappresentanza femminile nelle istituzioni, sia al 69° posto al mondo, dopo Camerun e Zimbabwe, e in peggioramento (con il Parlamento passato dal 14% al 9%) mentre Eliana Frontali, della "Lista Illy", ha portato, come esempio negativo, quello del consiglio provinciale di Trieste: "Ha approvato un comitato per le pari opportunità. Ma senza nessun finanziamento e nessuna disponibilità di spazi: dal momento che non si poteva dire di no, si è svuotata l'iniziativa".

La segretaria pordenonese dello Sdi Susanna Rovere ha poi ricordato, come, di fatto, il consiglio si sia già pronunciato contro le proposte del documento: "Hanno detto di no persino alla richiesta che le amministrazioni forniscano gratuitamente degli spazi alle candidate. Occorrono iniziative più decise".

Alla fine, come detto, è stato sottoscritto un documento che richiama gli impegni della legge costituzionale 2/2001 ("La legge regionale, al fine di conseguire l'equilibrio della rappresentanza dei sessi, promuove condizioni di parità per l'accesso alle consultazioni elettorali"), quelli nella riforma del capo V della Costituzione, la Carta europea dei diritti, il trattato di Amsterdam. Ritenendo che non sia più "possibile tollerare una così evidente disparità nell'applicazione dei principi fondamentali di democrazia e dei diritti civili", le sottoscrittrici chiedono l'introduzione nella riforma del "sistema elettorale alla francese" (liste divise al 50% tra maschi e femmine), e un'altro pacchetto di misure incentivanti.