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Trieste Oggi 07-02-2002

I RADICALI VOGLIONO RIDURRE I TEMPI: OGGI DALLA SEPARAZIONE PASSANO ALMENO 3 ANNI

« DIVORZI PIU' CELERI »

«Occorre restituire agli individui il diritto di scegliere della propria vita»

di Paolo Radivo

Con Christina Sponza, dei Radicali Italiani, parliamo di un argomento che è tornato recentemente di nuovo in auge: il divorzio, una tematica che i Radicali in Italia hanno affrontato almeno dal 1966 con la nascita della Lid (la Lega Italiana Divorzio). Ricordiamo poi il referendum del 1974 promosso dagli antidivorzisti, che videro i Radicali fortemente impegnati sul fronte del no all'abrogazione della legge Fortuna-Baslini del 1970. Recentemente l'argomento è tornato di attualità perché ne ha parlato il Pontefice alla Rota romana davanti a un auditorio composto da giudici ed avvocati dei tribunali ecclesiastici. Il Papa ha fatto un appello agli avvocati e ai giudici cattolici a comportarsi in modo coerente con la loro fede rispetto alle normative vigenti.

Rispetto agli avvocati ha detto: "Devono sempre declinare l'uso della loro professione per una finalità contraria alla giustizia come il divorzio; solo possono collaborare in un'azione in tal senso quando essa nell'intenzione del cliente non sia indirizzata alla rottura del matrimonio, bensì ad altri effetti legittimi che solo mediante tale via giudiziaria si possono ottenere in un determinato ordinamento". Per effetti legittimi si può intendere la cura dei figli o la tutela del patrimonio. Per quanto riguarda i giudici, che non possono fare obiezione di coscienza o rifiutare di trattare questi casi, ha detto: «per gravi e proporzionati motivi possono agire secondo i principi tradizionali della cooperazione materiale al male, ma anch'essi devono trovare i mezzi efficaci per favorire le unioni matrimoniali soprattutto mediante un'opera di conciliazione saggiamente condotta». Queste dichiarazioni del Papa hanno suscitato polemiche abbastanza roventi: c'è chi lo ha accusato di interferenza negli affari interni nello Stato italiano, chi ha condiviso le sue affermazioni e chi ha detto che il Papa ha parlato da capo religioso e che quindi le sue opinioni sono rispettabili, ma le leggi dello Stato sono un'altra cosa.

I Radicali Italiani come rispondono a queste dichiarazioni?

«Penso che sia evidente che il Papa ha bisogno di rivolgersi ai giudici e agli avvocati perché sa benissimo che i fedeli non sarebbero disposti a rinunciare a certe libertà che con fatica sono state raggiunte».

Un sondaggio ha detto che 1'87% degli italiani è contrario alle dichiarazioni del Papa e che solo un 3% è molto d'accordo.

«Esatto. Per cui sicuramente tra le persone contrarie alle dichiarazioni del Papa ci saranno una grande quantità di fedeli. Il Papa questo lo sa ed è per questo che non si rivolge direttamente ai cittadini, ma agli avvocati, ai giudici ed in alcuni casi agli uomini politici».

Voi comunque ritenete legittime queste dichiarazioni del Papa o sono un'interferenza negli affari interni dello Stato?

«Ancora una volta sono la dimostrazione che non si vuole riconoscere la laicità dello Stato, perché il Papa ha tutti i diritti, come libero cittadino, di esprimere le sue opinioni, ma forse farebbe bene ad esprimerle prima di tutto ai fedeli, perché le conquiste civili di uno Stato riguardano i diritti dei cittadini al di là del loro credo religioso. Noi addirittura, dopo le battaglie fatte per ottenere il divorzio, ne stiamo portando avanti un'altra che è quella di ridurre ulteriormente i tempi d'attesa del divorzio».

Questo fa parte di una proposta di legge su cui state raccogliendo firme...

«Sì, stiamo raccogliendo le firme su un pacchetto di 25 proposte di legge: quella del divorzio è una di queste».

In particolare che cosa proponete?

«Proponiamo di ridurre i tempi d'attesa. Oggi divorziare significa investire una gran quantità di denaro e di tempo perché i tempi d'attesa sono lunghi: un minimo di 3 anni dalla separazione per poter arrivare finalmente al divorzio definitivo. Diciamo che questi tre anni d'attesa potrebbero benissimo essere ridotti a 60 giorni ed è possibile farlo con delle piccole modifiche alla legislazione attuale. Noi invitiamo dunque i cittadini, e ce ne sono tanti fra quelli che sono stati coinvolti in questo tipo di avventure legali, a sottoscrivere questa proposta affinché altri possano vedersi riconosciuto un diritto che è quello di poter decidere di porre fine ad un'unione che evidentemente non funziona più. Se poi il Papa ritiene che sia necessario salvare un'unione tra due persone, forse dovrebbe rivolgersi ai fedeli affinché ci pensino bene prima di sposarsi...».

Occorre insomma prevenire la rottura del matrimonio...

«Comunque non è una cosa che riguarda la politica o che deve compromettere o influire su quella che è la scelta legittima di una coppia di porre fine all'unione».

Un'altra delle vostre proposte riguarda le unioni di fatto...

«Ci sono sicuramente molte realtà in Italia di coppie che o non vogliono riconoscersi all'interno della legislazione attuale, ed in particolar modo all'interno del matrimonio, o che neanche volendo potrebbero riconoscersi all'interno del matrimonio come è strutturato adesso. In particolare le coppie omosessuali, che oggi non hanno nessun diritto di essere riconosciute come coppia ed è molto grave in uno Stato che dovrebbe essere laico e che dovrebbe garantire il diritto ai propri orientamenti sessuali".

In cosa dovrebbero consistere le unioni civili? Che differenza ci sarebbe rispetto al matrimonio?

«L'unione civile può essere stipulata come un contratto dalle parti che decidono quali sono le nome che regoleranno la loro vita in comune. Si potrebbe arrivare addirittura a decidere un legame che assomiglia a quello del matrimonio, però si potrebbero stabilire anche dei vincoli molto meno forti».

In base alla libertà contrattuale delle parti: quindi non un modello calato dall'alto "prendere o lasciare"...

«Esatto, per dare la possibilità agli individui di decidere quella che dovrà essere la loro vita di coppia e di individui. Penso che tutte la politica radicale sia di restituire all'individuo la possibilità di fare delle scelte. La responsabilizzazione dell'individuo è una cosa fondamentale, l'orientamento attuale sia da parte dello Stato sia da parte della Chiesa è invece di proiettare l'individuo all'interno di una maglia preconfezionata che gli impone un certo tipo di scelte che non sono neanche scelte».