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Il Piccolo 22-04-2002

Oggi il vertice tra i rappresentanti della Confederazione del Fvg del settore e i capigruppo in Consiglio regionale

Commercio contro la «deregulation»

Saranno chieste norme che disciplinino la grande distribuzione e tutelino i piccoli

TRIESTE - Un settore in cerca di regole. Regole in grado di disciplinare una crescita equilibrata per piccola, media e grande distribuzione, e quindi evitare una sorta di colonizzazione selvaggia, i cui costi ricadrebbero non solo sulle imprese ma anche sul territorio e, alla fine, sui consumatori. Di questo si discuterà oggi nel corso di un incontro tra la direzione regionale del commercio, la Confcommercio regionale e le sue articolazioni provinciali, e i capigruppo in Consiglio regionale. Sul tappeto alcuni articoli della legge in discussione in Consiglio regionale e che sono destinati a produrre effetti sulla disciplina del commercio.

Non ultima la modifica di un articolo della legge in vigore, già impugnato per consentire la realizzazione di tre nuovi grandi centri commerciali in Friuli Venezia Giulia, ma che renderebbe possibile la destinazione commerciale a oltre 170 aree in diversi comuni. Secondo uno studio della Confcommercio, infatti, esistono 173 aree che possiedono quelle caratteristiche, ovvero l'esistenza di un piano di recupero approvato prima del '90, sulla base del quale è possibile modificarne la destinazione d'uso e quindi consentire l'insediamento di nuovi centri commerciali. Se questo è l'effetto della norma, appare evidente l'esigenza di una correzione di rotta. Non si potrebbe parlare più di liberalizzazione, ma di una sorta di deregulation totale dall'impatto devastante, sicuramente sulla rete esistente, ma anche dal punto di vista urbanistico, ambientale, viario.

L'incontro di oggi con i capigruppo consiliari punta evidentemente a far emergere nella loro piena gravità, gli scenari che si possono profilare di fronte a una assenza di quel quadro di regole di riferimento per il comparto del commercio. Le scelte finali appartengono, infatti, alla politica. E il dibattito consiliare in programma per questa settimana sarà il banco di prova per l'affermazione di una linea politica che, da un lato non impedisca di adeguare l'offerta commerciale e non chiuda le porte a nuovi investimenti, e che dall'altra riconosca l'esistenza di un tessuto commerciale composto non solo dai grandi centri, ma anche dalle piccolissime, piccole e medie attività.

La Confcommercio non lo dice ancora, ma probabilmente anche a questo comparto risulterebbe utile una legge di riferimento, una legge-quadro, che accentri le norme varate «ad hoc» e quelle approvate nell'ambito di leggi omnibus. Una nuova legge che da un lato semplifichi le procedure, e dall'altro faccia finalmente chiarezza su strumenti, percorsi, requisiti utili a definire l'apertura, l'ampliamento, la trasformazione delle attività commerciali. Una cornice che rispetti l'indirizzo ormai consolidato e quindi la liberalizzazione del settore, che favorisca la concorrenza a vantaggio dei consumatori, ma che allo stesso tempo riconosca i centri commerciali naturali, come i centri storici, il ruolo del commercio nelle aree marginali ed in quelle turistiche, che consenta la nascita di nuovi complessi di grande distribuzione, ma che inserisca tutto ciò nei contesti urbanistici delle città e dei centri della regione.

e.d.g.