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Il Messaggero Veneto 26-02-2002

Questa mattina il consiglio regionale affronta nuovamente la discussione sulla legge per il voto del 2003

La riforma elettorale rischia uno stop

In molti sono convinti che il referendum boccerebbe la norma. An: nella coalizione ci sono perplessità

TRIESTE - La legge elettorale regionale su cui si è costruita la giunta organica della Cdl sarebbe a rischio. In casa di Forza Italia, soprattutto, l'entusiasmo è vicino a quello di An, che sta a zero. Posto che tutti sono ormai convinti che in un referendum la norma sarebbe bocciata, avanza la prospettiva di andare direttamente al Tatarellum, senza lasciare al centrosinistra l'arma di una precampagna elettorale, magari con raccolta di firme e successiva vittoria del no. Per questo corrono voci (vere o alibi a futura memoria, è difficile capirlo) secondo le quali alla vicenda si sarebbero interessati il piano nazionale ma anche quello federale, per la Lega. Che Bossi si sia informato è pacifico, che sia intervenuto direttamente un po' meno. Ma più d'uno assicura che il destino, per la riforma, è segnato: uno slittamento dei tempi che alla fine ne impedirà l'entrata in vigore in tempo utile.

«A me sembra che tra gli alleati ci sia la disponibilità a far passare la legge, cambiando magari qualcosa, come il premio di maggioranza. Il sondaggio sul presidenzialismo è una di quelle cose che lascia il tempo che trova: lo sappiamo tutti che il referendum costituisce un pericolo, ma ormai siamo troppo in là per fare retromarcia. Un'ulteriore fibrillazione nuocerebbe a noi come a tutta la coalizione. Dunque, contiamo sul senso di responsabilità degli alleati», dice il capogruppo del Carroccio, Claudio Violino.

Da Forza Italia arrivano segnali ambigui: «Io chiedo ai colleghi un momento di riflessione. Quando ho sottoscritto il documento ho dato per scontato una cosa: la mia firma vale solo nel caso che da Roma non arrivino altri segnali. Proprio perché non sarebbe bello venir smentiti da chi è più in alto, è il caso di chiarire definitivamente se siamo tutti convinti dell'opportunità di andare avanti o no», afferma il forzista Gualtiero Stefanoni.

Più trasparente il suo capogruppo Aldo Ariis: «Noi andiamo avanti sulla linea decisa. Non abbiamo fretta, ma soprattutto non vogliamo che ci siano variazioni in corso d'opera. Perché così come sta la legge è migliorativa del Tatarellum, se dovessero esserci interventi peggiorativi, però, si sappia che a questo punto l'arma del ricatto ce l'ha Forza Italia». Ma è vero che il consiglio a non dannarsi l'anima, a fare le cose con calma su questa benedetta legge sarebbe venuto esplicitamente da Roma? «No comment», risponde Ariis. Cauto Isidoro Gottardo, capogruppo del Cpr, che si tappa la bocca sulla possibilità che il provvedimento naufraghi sul filo di lana: «Per scelta politica, non faccio dichiarazioni sulla legge elettorale». Per An, che la riforma l'ha sempre subita più che voluta, una conferma implicita al rallentamento. «Io ho in tasca un pezzo di carta con tutte le firme della maggioranza. Poiché all'interno della coalizione ci sono delle perplessità, dico che occorre fare una riflessione. Se qualcuno è contro, parli ora, o taccia per sempre. Piuttosto di impantanarci...», dice il capogruppo Adriano Ritossa.

Stamattina il consiglio riaffronterà la discussione. E si capirà subito se l'ipotesi di un arrivo fuori tempo massimo è fondata o meno. Se vinceranno insomma quelli per cui non farcela sarebbe negativo, ma sempre meno di perdere il referendum. Traducendo calcisticamente: un autogol lo si può rimontare, due rischiano di segnare la partita.

L.S.