PIETRO PIPI: Dopo Romoli ... il deserto


Le goriziane ed i goriziani a maggio hanno avuto modo di esercitare il più nobile dei diritti di una democrazia e si sono dati una amministrazione di centro-destra. E' dunque perfettamente logico che da una amministrazione di centro-destra che si rispetti arrivino segnali, messaggi e azioni volte a far prevale re la sicurezza e l'ordine piuttosto che la libertà individuale. La politica ed i Partiti sono in uno stato di putrescenza anche perché, alla prova dei fatti, non fanno quasi mai quanto avevano promesso in campagna elettorale.

Il sindaco Romoli con coerenza invece davanti al problema della droga propone la via del maggior controllo, maggiore polizia insomma si incammina sulla sperimentata, e infelice per chi scrive, strada del proibizionismo. Ma è la sua e loro ricetta da sempre: reprimere, meglio ancora reprimere in modo esemplare. A ben guardare le reazioni della maggioranza sono contenute forse per solidarietà di coalizione con quelli dell''UDC che tra Casini, Mele e preti pedofili certo in questo periodo fanno un po' fatica a moraleggiare su droga, sesso e famiglia.

Ma ancora una volta il vero dramma per i laici, per i liberali, per i progressisti è l'imbarazzante silenzio dei politici locali del centro-sinistra. Certo molti di questi sono troppo impegnati con la "cosa loro" del partito democratico e non possono dedicare del tempo ad un tema come la droga, l'antiproibizionismo, il disagio sociale, la vita e la morte delle persone.

Eppure il dibattito sulle droghe dovrebbe principalmente basarsi su un approccio culturale. Tutti quelli che si occupano per scelta o per professione di scienze sociali non dovrebbe perdere l'occasione offerta dall'intervento del sindaco per aprire il dialogo e il confronto su una questione che è quella del proibizionismo, delle politiche proibizioniste e dei suoi esiti fallimentari. Politiche ­ giova ricordarlo ­ che non gli sciagurati radicali di Marco Pannella, ma il premio Nobel Milton Friedman (fin dagli anni Ottanta), ha definito criminogene: produttrici, cioè di crimine, criminalità; un rimedio, una "cura" ancora più dannosi del male che si proponevano di sanare.

Senza il regime proibizionistico il flagello della droga sarebbe ridotto al rango dei flagelli alcool, tabacco, psicofarmaci. Il proibizionismo, non la droga in sé, fa del drogato un essere pericoloso socialmente, e "definitivamente" pericoloso anche a sé. Il recupero morale, vitale, di una persona che sa di aver compiuto e di dover compiere atti di grave violenza contro altri, innocenti, non di rado proprio contro quelli che più amano o dalle quali più sono amati, diventa sempre più difficile. La angoscia, la disperazione, il male di vivere diventano sempre più profondi, intimi, definitivi appunto.

I drogati e le drogate sono "consumatori" perfetti per l'impresa criminale, per quell'esercito senza confini del quale sono vittime e "soldati". Constatare che nella città di GORIZIA non esista una proposta alternativa, oltre quella radicale, a quella espressa dal Sindaco Romoli è preoccupante. Sarebbe interessante per gli elettori di Gorizia sapere se Bellavite è a favore della cristoterapia come Don Gelmini oppure no? I Cittadini per Gorizia o Democrazia International in materia di droghe intendono risolvere tutto con la strategia dell'elemosina della consigliera Gironcoli, magari con la pesca in favore dei poveri drogatelli?

Per quanto mi riguarda sarebbe più utile alla collettività che il signor Zotti, invece di andare in giro per la città come un cane da tartufo addestrato a scovare le siringhe, spiegasse cosa ne pensa delle "narco salas", delle stanze del buco legali e controllate. Se il dr Spazzapan viene pagato come "responsabile" di un servizio pubblico, che lo sia allora davvero responsabile e ci dica, almeno, lui cosa ne pensa di una strategia socio-sanitaria antiproibizionistica a Gorizia.

Tra ordine degli avvocati, camere penali e accademici, pur presenti in città, come è possibile che nessuno ritenga utile intervenire a favore della legalizzazione e contro il proibizionismo?  Di fronte ad un consumo sempre in crescita, per nulla arginato (secondo me incentivato) dal modello proibizionista, i Radicali si proclamano apertamente antiproibizionisti e favorevoli a sperimentare soluzioni terapeutiche controllate volte alla riduzione del danno. L'associazione radicale di Gorizia ritiene che un Ente locale dovrebbe muoversi nella direzione di città come Barcellona e Zurigo: informazione, prevenzione e assistenza.

Bisognerebbe andare nelle scuole a spiegare che drogarsi non è bello, fa male al fisico, così come fa male bere e fumare. Alcune droghe sono più dannose di altre, così come una birretta chiara è diversa da un Negroni o un Long Island. Anche l'assessore Ceretta potrebbe cogliere l'occasione per intervenire su qualcosa con una qualche autorevolezza finalmente.

Se mai si riuscisse a aprire un confronto politico pubblico la si potrebbe far finita anche con quella patetica retorica italiana della famiglia e del buon esempio; certo influisce anche quello ma diciamocela tutta, per molti, non ci sarà mai educazione familiare, scolastica, sociale che possa reggere il confronto con la seduzione del proibito.

Pietro Pipi

07/08/2007