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Il Messaggero Veneto 27-04-2002

Ancora accese polemiche per la celebrazione di tutti i caduti che ha sostituito quella della Liberazione

Il caso Trieste arriva a Roma

Festa del 25 aprile: i Ds chiedono l'intervento delle massime cariche istituzionali

TRIESTE - Rischia di diventare un rogo la scintilla scoccata alla Risiera di Trieste, con la cerimonia commemorativa di tutti i caduti che ha sostituito la solennità della Liberazione. Questo perché l'atteggiamento del sindaco del capoluogo, il forzista Roberto Dipiazza, e le dichiarazioni del segretario regionale di Alleanza nazionale, Roberto Menia stanno diventando un caso nazionale. «Le critiche di Cossiga all'iniziativa? E' l'età...», ha ironicamente chiosato il parlamentare e assessore giuliano. Pure se si tratta delle stesse cose dette dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e le scelte di Trieste paiono in controtendenza anche con l'orientamento del premier Silvio Berlusconi e del suo vice Gianfranco Fini.

Questi non ha voluto esprimersi («E' una questione locale» ha commentato laconicamente), ma presto probabilmente dovrà farlo, perché martedì 30 aprile, a Roma, ci sarà una conferenza stampa, presenti i presidenti dei gruppi parlamentari dei Ds e il segretario nazionale Piero Fassino, e verrà chiesto l'intervento della massime cariche istituzionali. L'annuncio è stato dato ieri in una conferenza stampa convocata dalla federazione di Trieste, cui hanno partecipato il segretario Bruno Zvech (che è anche vicecapogruppo in Regione), il segretario regionale Carlo Pegorer, il senatore Milos Budin, e Stelio Spadaro della segreteria regionale «Le parole di Ciampi pesano come pietre. Con lui respingiamo ogni tentativo di equiparare fascisti e antifascisti», ha detto Pegorer. «La destra intende dividere, creare conflitti, e particolarmente a Trieste, dove c'è una lontananza, se non un disprezzo dei valori della Repubblica, che ha nella lotta di Liberazione un principio fondante».

«Da tutta Italia arrivano i segnali preoccupanti di una destra che persegue l'esclusione, non dell'inclusione: si toccano i valori alle radici dello Stato, si fomenta, spesso in modo strumentale, il conflitto sociale, e qui, in Friuli-Venezia Giulia, si vorrebbe dividere il territorio per presunti ceppi etnici», prosegue il segretario. «Il fatto che a Udine la destra non abbia partecipato alle celebrazioni dimostra come Trieste sia la punta di un iceberg». In regione, dove si è realizzato prima che altrove il patto tra il Polo e la Lega Nord, si opera per marcare anche culturalmente la nuova frontiera della destra europea che ha in Le Pen e Haider i suoi principali attori.

Ci batteremo per i principi democratici della lotta di Liberazione, ma anche per i diritti di ognuno ad un futuro non di paure e di lacerazioni, ma di nuove e più forti sicurezze». «A Trieste si sta costruendo un pericoloso laboratorio sulla base di rivisitazioni nostalgiche e di deformazioni ideologiche. Non è un fatto soltanto nostalgico: c'è uno stretto connubio con una concezione personalistica, quasi proprietaria delle istituzioni, che devono invece rappresentare, garantire, rassicurare tutti i cittadini", ha osservato invece Zvech.

«Il sindaco si è assunto la più grave delle colpe, e il suo silenzio sul 25 aprile è assordante. Noi siamo dalla parte di Ciampi , che vede nella Resistenza la "reazione delle coscienze" e accetta l'approfondimento della storia ma non un "improponibile revisionismo". «A Trieste, negando il valore della Liberazione, si è tentato di negare l'origine dell'Italia democratica e repubblicana, dando l'idea di sottrarre la città alla comune patria. Si sono strumentalizzate le vittime delle foibe, e la vergogna qui non ha limiti, perché la destra ha trasformato in folklore una tragedia che riguarda tutti gli italiani e tutto il Paese» ha concluso Zvech. «E' una destra antiitaliana, non in grado di integrare le vicende tormentate di Trieste nella memoria nazionale, che imbarazzi persino i suoi stessi riferimenti nazionali».

Luciano Santin