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Il Gazzettino 05-06-2002

In commissione Forza Italia e Lega riapprovano la legge. Ma i cattolici del centrodestra intendono resistere in aula

«Adesso i casinò si possono aprire»

Cambia il quadro politico e giuridico: la maggioranza istigata dai Verdi rilancia la battaglia.

Mario Puiatti, il verde che adora le provocazioni e mal digerisce le proibizioni, va a bersaglio. E fa riesplodere, in un Palazzo che ne sembrava guarito, la febbre del gioco. Risultato: il Friuli Venezia Giulia, dopo due anni di torpore, rilancia la battaglia dei casinò. Con chance inedite di successo, giurano i neocombattenti, perché è cambiato il quadro politico e giuridico.

È in seconda commissione che si riapre la storica "saga": in menù c'è la leggina che, elaborata dall'ex presidente Roberto Antonione oggi ai vertici nazionali di Forza Italia, non pone nessun tetto al numero di case da gioco, prevede un'intesa con i comuni, affida la gestione ad una spa e reinveste ampiamente gli utili in sanità e sicurezza del territorio. Ebbene, nonostante sia l'"avversario" Puiatti a riportare in vita con sospetto «spirito di servizio» la leggina già bocciata dal governo D'Alema, la Casa delle Libertà non se la sente di rinnegare sé stessa. Votando contro un provvedimento identico a quello approvato nel 2000. Certo, in maggioranza, ci sono assenze significative: manca An e mancano i cattolici del centrodestra.

Ma Forza Italia e Lega non esitano e, con l'appoggio di Autonomisti, Alleanza sociale e Puiatti, riaprono il fronte. Senza dibattere, o quasi. Non ci stanno Quercia e Margherita che votano contro, avanzando dubbi di costituzionalità. Ma la maggioranza filocasinò è schiacciante e adesso si appresta, fiduciosa, all'approdo decisivo in aula.Puiatti, che aveva presentato la leggina più di un mese fa ai tempi della collegata, registrando irritato il rinvio il commissione, ostenta naturale soddisfazione. Non è forse vero che, dopo la modifica del titolo V della Costituzione, Roma non può più esercitare controlli preventivi su una legge regionale ma solo chiedere l'intervento della Consulta? E non è altrettanto vero che il clima politico è cambiato?

«Eppoi, se il centrodestra sconfessasse se stesso, la partita si giocherebbe in Corte Costituzionale. E i giudici - afferma il verde - dovrebbero spiegarci perché Venezia può aprire un casinò bis e noi nemmeno uno». Il forzista Franco Dal Mas, che affiancherà Puiatti nei panni di relatore di maggioranza, concorda: «Confidiamo, anche se il governo ha 60 giorni di tempo per rivolgersi alla Consulta, che stavolta non ci siano ostacoli». In aula, però, la maggioranza si appresta a dover fare i conti con l'ala cattolica. Decisa sin d'ora, come garantisce Roberto Molinaro, a contrastare la rinata febbre del gioco: «Incentivare l'azzardo è eticamente inaccettabile». E le armi non solo politiche: «C'è sempre la possibilità di ricorrere al Tar contro gli atti della giunta».

R.G.