SECONDA AZIONE ASSISTITA

di Walter Mendizza


Chiediamo che non venga utilizzata la morte del Pontefice come arma subliminale contro lo stesso referendum: sarebbe una seconda azione assistita che celerebbe una grande volgarità nonché una grossolana villania.


Secondo il ministro Giovanardi, il referendum è uno strumento rozzo e quindi le questioni etiche non possono essere lasciate ad un voto diretto del popolo. Strana e davvero singolare considerazione detta per bocca di un ministro che ha giurato alla Costituzione. Se abbiamo capito bene, le questioni che riguardano la vita di tutti i giorni, le cose che la gente conosce meglio, non devono essere sottoposte al vaglio referendario; le altre, la valutazione dei programmi elettorali, le teorie di carattere economico-finanziario, le dottrine amministrative, quelle sì!? Il popolo, che per le questioni etiche è bue, per quelle economiche diventa saggio!

Come bisogna reagire di fronte a simili affermazioni? Evidentemente c'è un fastidioso formicolio referendario che è mal digerito dalla nostra classe dirigente. Una prurigine che viene da molto lontano: dai tempi in cui lo Stato si arrogava il diritto di tappare tutti gli spazi dove l'uomo poteva essere sé stesso o poteva essere protagonista; uno Stato che ci considerava e ci considera tuttora sudditi invece che cittadini. Uno Stato che ci ha fatto crescere come cetrioli in salamoia, raccontandoci un sacco di panzane in un tranquillizzante consommè di convinzioni che ci ha assopito lo spirito e addormentato il cervello.

Ed il prurito antireferendario si è esteso anche tra le caste ecclesiastiche che al posto di predicare il Vangelo, oggi, incredibilmente, ci spiegano perché non bisogna andare a votare. Ma come? per anni siamo stati sottoposti ad un vero e proprio lavaggio del cervello sull'importanza di partecipare alla vita politica del Paese, perché la democrazia va difesa, perché libertà vuol dire partecipazione, ecc. ecc. e poiŠ arriva uno che peraltro non gioca in questa partita perché è di un altro campionato, e ti dice di no. Ti dice che votare è sbagliato perché la strategia vaticana è l'astensione per far mancare il quorum! Abbiamo assistito alla prima azione, lecita sì ma immorale e disonesta: è stata la prima azione assistita. Una condotta che lascia esterrefatti. Tanto più che lo stesso Cardinal Tonini per legittimare (nel senso di giustificare) il suo pensiero, pochi giorni fa in una conferenza qui a Trieste reclamava il diritto di una coppia di sordi ad avere un figlio sordo! Ma allora perché la stessa cosa non deve valere per una coppia di emofiliaci che volessero avere un figlio sano! Non è più logico? Non è più umano?

Sarebbe davvero folle il pensiero di Tonini se non fosse che esso è la naturale continuazione di una guerra che viene anch'essa da lontano: la guerra alle donne. La legge 40 sulla fecondazione assistita è una dichiarazione di guerra contro le donne, ancorché fatta con altri mezzi (la politica) ma sempre con lo stesso fine. E' la medesima guerra che il mondo islamico ha dichiarato contro l'occidente corrotto e corruttore perché ha dato vita alla liberazione delle donne. E' stato uno dei principali motivi del conflitto in Bosnia dove la guerra contro il genere femminile si è caratterizzata per un elevatissimo numero di atrocità, di cui la violenza sessuale era un mezzo per continuarla e lo stupro era lo strumento caratterizzante, nel momento in cui diventava mezzo di compimento della politica attraverso la pratica della "pulizia etnica", della maternità forzata, dell'abbandono e dell'adozione dei nascituri. Decine di migliaia di donne e bambine torturate, violentate, sgozzate, squartate, e tante, tantissime incinte costrette a generare i figli del nemico. Un mezzo efficace a colpire in modo profondo e irreparabile un popolo ed in particolare quello musulmano, la cui religione condannava le donne sopravvissute all'abbandono, mentre la paura dell'abbandono già le condannava al silenzio.

Chi si attarda nel comprendere la natura della posta in gioco difficilmente potrà capire quanto la legge 40 sulla fecondazione assistita assuma la connotazione di barbarie, di violenza e di dispositivo politico freddamente pensato a tavolino come arma imposta alle donne. La questione è che ci vogliono far cadere in quell'imperscrutabile abisso in cui si mescolano il niente e l'assoluto. E con giri di parole e filosofia da bignami ci danno a bere una violenza agghiacciante e tipicamente patriarcale perché ricoperta di ipocrisia e ignoranza.

Non vogliamo ricordare al Cardinale le colpe e gli errori della chiesa per le quali, peraltro, il Papa chiese perdono, come ad esempio il fatto che a ordinare per prima l'esilio degli ebrei, non fu il nazismo bensì la bolla papale Cum numis absurdum che, tra l'altro, li obbligava ad indossare, sempre un emblema distintivo per farsi riconoscere. Non vogliamo rammentargli altri gesti ignobili come l'obbligo di assistere alle prediche coatte dei preti cattolici, oppure, il diritto di sottrarre e indottrinare i bambini degli ebrei che fossero stati battezzati all'insaputa dei loro genitori. Neppure vogliamo ricordare a Sua Eccellenza le sante crociate contro i musulmani che non avevano capito che l'unica Verità è il Verbo di Cristo oppure ancora i roghi degli eretici, degli atei, delle streghe, degli omosessuali e degli scienziati. Né vorremmo serbar memoria delle torture dei Tribunali della Santa Inquisizione, delle carni straziate degli eretici o delle cristiane "pere" metalliche che si infilavano nelle vagine delle streghe, da divaricare per far riacquistare il senno a quelle maledette "indemoniate". Per ultimo, e per restare in tema, non vogliamo ricordargli il vergognoso atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche che utilizzarono il dramma delle donne stuprate in Bosnia per la loro ignobile propaganda anti-abortista, né ricorderemo che il predecessore di Karol Wojtyla, Giovanni Paolo I, pur nel suo brevissimo regno,  ebbe la straordinaria grandezza di spirito e lungimiranza intellettuale di voler congratularsi personalmente con la prima coppia che aveva utilizzato la fecondazione in vitro. Due metri e due misure: due Papi e due spiriti diversi.

Dunque niente di tutto questo. Perché non vogliamo giochi sporchi. Così come non vogliamo che la spettacolare attenzione all'agonia, alla morte e alla sepoltura di Giovanni Paolo II possano distoglierci dalle conquiste fatte, in primis quella della laicità dello Stato. L'immane figura del Papa (peraltro anch'egli antifemminista e contrario al sacerdozio femminile) era una simbiosi di conservatorismo vecchia maniera, senso inviolabile della vita e innata familiarità con i media e i suoi meccanismi, controllati con sapiente maestria e disinvolta spigliatezza. Per questi motivi, in un confronto leale, il Comitato promotore per i SI ai referendum non vorrebbe assistere ad una seconda azione disonesta. Chiediamo che non venga utilizzata la morte del Pontefice come arma subliminale contro lo stesso referendum: sarebbe una seconda azione assistita che celerebbe una grande volgarità nonché una grossolana villania. Per contro, il Comitato non rinfaccerà alle caste ecclesiastiche l'affettuoso saluto che Giovanni Paolo I fece alla prima coppia che utilizzò la fecondazione in vitro, ché, bollerebbe questo dibattito come scontro tra due tifoserie da curva sud e non aiuterebbe certo alla comprensione: in principio era il Verbo, alla fine, le chiacchiere.  

Il Comitato avrà presente piuttosto la grande personalità di un Papa restauratore che univa la propria dimensione di uomo di provincia, con i suoi pregi e i suoi limiti, a una visione mondiale dei grandi processi storici e politici. Ricorderemo l'indubbia virtù del Pontefice che fu l'apertura alle ammissioni degli errori della Chiesa, culminata nell'energica, decisa e dettagliata richiesta di perdono non solo per le colpe dei singoli membri della Chiesa, ma per i gravi errori di quest'ultima quale secolare istituzione. Ma proprio per questo motivo, per questo grande gesto di forza di dimensione epocale,  non vorremmo che un domani un altro Papa debba scusarsi ancora, stavolta per l'ignavia indolente e l'atteggiamento inerme e noncurante che oggi sta avendo la chiesa verso i gli affamati, gli assetati, gli agonizzanti, verso il popolo di dio degli umili, degli oppressi, degli sfruttati, e verso le decine di milioni donne e di uomini condannati a soffrire per malattie che potrebbero essere curate da una ricerca che viene denegata in nome di Cristo.

Non si contesta il diritto degli uomini di chiesa di manifestare le loro opinioni, e di sostenere che l'embrione è già persona e non un grumo di cellule. Si contesta che la chiesa non resta dentro gli steccati che essa stessa ha voluto quando ha sottoscritto il Concordato. Si contesta che il capo dei vescovi, Camillo Ruini, parli e faccia politica come un segretario di partito. Si contestano i suoi roghi, perché questi non illuminano le tenebre. Si vada al referendum con tolleranza e lealtà, senza fuochi, né pire, né falò perché qui non ci sono streghe da bruciare. Si spieghi alla gente come stanno le cose e poi che sia il popolo a decidere se SI oppure NO. Ma i fautori del NO non dicano che lo zigote è un bambino. Perché quel grumo di cellule embrionali è vita sì ma non vita umana, e non può essere soggetto di diritto o averne addirittura più della madre, più della coppia. Perché quel grumo di cellule non è un bambino così come un uovo non è un pulcino e un seme non è un albero. Si dica la verità sulle dimensioni di questo grumo di cellule che sta sulla testa di uno spillo come un pallone su un campo di calcio. Si dica che si gioca ambiguamente con la parola embrione come fosse sinonimo di feto.

Infine, si dica che la stragrande maggioranza della comunità scientifica del mondo, considera questa legge retrograda e violenta non solo con le donne ma anche nei confronti dei malati perché sbatte le porte in faccia alla ricerca scientifica e alla possibilità di guarigione. Si dica che il filosofo cattolico Evandro Agazzi nel 1996 stilò un documento sullo Statuto ontologico dell'embrione per il Comitato nazionale di bioetica dove affermava che si può continuare a condividere il principio morale del rispetto dell'embrione, riconoscendo allo stesso tempo che non si può applicare questa nozione ai primi tempi dello sviluppo dello zigote.

A differenza del ministro Giovanardi, il comitato promotore crede che sia importante parlare di questi temi, confrontarsi, avere spazio nei media e andare a votare. Nessuno si sottragga ad un onesto e leale confronto. Vogliamo che sia battuta la strategia dell'astensione sostenuta da quanti intendono giocare la carta del non voto, approfittando di chi è in vacanza, degli indifferenti irrimediabili, dei qualunquisti irreversibili, degli indolenti inguaribili, degli zombi e dei fantasmi, cioè dei morti che nelle liste elettorali risultano ancora vivi e che concorrono ad innalzare la soglia del quorum.

C'è chi vuole lo stato etico, confessionale e chi lo stato laico e liberale. Quando saremo chiamati a esprimerci al referendum sulla legge 40, è bene essere consapevoli che la posta in gioco va ben al di là dei quesiti posti e della stessa legge 40 che pur è importante abrogare. Infine, non si può non constatare che ancora una volta, in tutto questo dibattito, chi scompare è la donna. Non la si nomina quasi mai: si parla di fecondazione, di embrioni, di ovociti, di zigoti, di ricerca scientifica, di cellule staminali, di trasferimento nucleare, ecc. ecc. Ma la donna, dov'è?



Trieste 10/04/2005