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Il Piccolo 06-10-2001

Per il leader degli imprese del Friuli-Venezia Giulia dopo gli attentati terroristici di New York «nulla sarà più come prima»

Pittini: «In regione c'è già aria di frenata»

«Il crollo dei consumi inciderà sull'export. Cambia anche la gestione delle aziende»

TRIESTE «Vivremo un 2002 difficile. Il rischio di attentati non è finito con l'assalto terroristico alle Twin Towers. Dovremo abituarci a convivere con la paura e l'incertezza per lunghi anni»: il vecchio pioniere dell'industria regionale le ha proprio viste tutte, ma questa volta le sensazioni sono pessime: «Nulla sarà più come prima». L'economia si scopre fragile, molte opportunità svaniscono, sullo sfondo di uno scenario di guerra dove i rischi sono incalcolabili.

Per Andrea Pittini, presidente degli industriali del Friuli-Venezia Giulia, stiamo già vivendo un clima di recessione: «Il sistema industriale della regione non vive in una tenda a ossigeno. L'economia è fatta di vasi comunicanti. Inevitabilmente sconteremo le conseguenze di una forte contrazione dei consumi. La gente viaggia di meno, ha paura di spostarsi, di prendere un aereo. Le Borse bruciano i risparmi. Il turismo vacilla».

Le mille luci di New York si accendono su di un paesaggio di macerie, nel recinto della «zona X», in una Manhattan sorvegliata a vista: «Chi andrà a fare acquisti a Natale?».

L'economia della paura non immobilizza soltanto le persone, ma anche le merci, l' iniziativa imprenditoriale: «Ci penseremo due volte prima di andare a comprare fabbriche all'estero, sui nuovi investimenti peserà una diversa percezione del rischio. Anche le imprese regionali, soprattutto quelle medio-piccole che sostengono l'export, dovranno cambiare i sistemi di gestione, fare i conti con uno scenario che è cambiato. Prepararsi a gestire la recessione. Avete visto quello che è successo alla Fiat? Centomila macchine in meno. Drammatica la situazione delle compagnie aeree, con la Swissair in ginocchio, e l'Alitalia in forte difficoltà».

Società in crisi che chiedono sostegno e aiuti pubblici. L'America corre in aiuto delle sue industrie con un pacchetti di aiuti da 130 milioni di dollari. Dalla globalizzazione sfrenata al «new deal» dell'economia del rischio: «Non credo che questa situazione stia innescando un ritorno agli aiuti di Stato. Sarebbe come invocare la Croce Rossa».

E in Europa? «La Commissione europea deve bloccare sostegni indiscriminati e che non siano giustificati da reali situazioni di crisi come per le compagnie aeree». Pittini crede piuttosto a una crisi che «deve essere gestita dagli Stati e all'interno del mondo delle imprese». Anche in Friuli-Venezia Giulia «sarà inevitabile una contrazione di investimenti e export, come conseguenza della stagnazione dei consumi».

Già, ma in quali settori? «Sarà una crisi che riguarderà tutti. Non voglio dipingere scenari drammatici ma dobbiamo prepararci. Anche il sistema del credito si troverà con una massa di denaro poco retribuito. Gli investimenti freneranno nell'Est europeo e nelle aree dove il Friuli-Venezia Giulia è molto attivo, come l'America. Sul fronte monetario la Bce sembra riluttante a manovrare la leva dei tassi: «Prima o poi anche Francoforte dovrà muoversi‹afferma l'industriale. L'Europa dovrà accelerare i tempi per gestire una crisi che non ha precedenti e sostenere l'economia». Le «multinazionali tascabili» della regione dovranno forse rivedere le loro strategie. Insomma, per Pittini la grande gelata è già iniziata. E quindi, suggerisce, sarà meglio evitare scontri «da autunno caldo»: «Non mi sembra certo il momento di creare tensioni. Questo il sindacato dovrebbe capirlo..».

Piercarlo Fiumanò