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Il Piccolo 25-09-2001

Nel summit di Villa Manin il presidente della giunta del Friuli-Venezia Giulia sensibilizza i parlamentari sulla questione ormai deflagrante del buco di bilancio

L'appello di Tondo: «Ci mancano 500 miliardi»

Incontenibile soprattutto la spesa sanitaria, ma il sottosegretario Contento non lascia speranze eccessive

Dall'inviato

PASSARIANO Cinquecento miliardi. Sporchi, maledetti e subito. Li chiede Renzo Tondo, a nome della giunta regionale, e già le folte sopracciglie del sottosegretario Manlio Contento, che è di An, mica di Rifondazione, si inarcano. Perchè di fronte ai conti, non c'è appartenenza che tenga. A maggior ragione al cospetto di una Finanziaria che, dovendo accontentare tutti e, soprattutto, tante promesse elettorali, finirà per creare una massa di infelici.

Visti da destra e visti da sinistra, comunque, i bilanci del Friuli-Venezia Giulia non tornano, ed è questo il vero dato sensibile del summit buonista di Villa Manin, che raggruppa in inedita ammucchiata la giunta e i parlamentari regionali, tranne quelli che marcano visita da bel principio (per la cronaca: Budin, Bordon, Ballaman e l'«euro» Volcic, oltre al sottosegretario Antonione che «canna» clamorosamente l'orario, si presenta alle 10 invece che alle 11 e quando Tondo avvia i lavori è già in volo per Roma, atteso dal ceco Havel).

L'opposizione, troppo allibita per trarre vantaggio politico immediato dai numeri sballati, può solo osservare che l'apparente nemico contro il quale si scaglia la giunta razzola nello stesso «humus» ideologico e nella stessa alleanza, ma tant'è. In realtà Tondo & co. non sanno come venirne fuori. Forse per questo il carnico passa al contrattacco, e più che di richieste parla di rivendicazioni. «Nel comparto Sanità ­ s'infervora ­ lo Stato non deve farci dei regali ma semplicemente fornirci i soldi che ci spettano». Cifra, peraltro, imperscrutabile, anche nei commenti finali. Il «buco», nell'immaginario collettivo, oscilla tra i 300 miliardi di lire e l'iperspazio, senza dimenticarsi, per carità, del centinaio di miliardi che se ne andranno a conclusione delle cicliche vertenze del personale e quella ventina, irrinunciabile, necessaria a perequeare lo stipendio di un dipendente medio degli enti locali al suo collega regionale.

A dirla tutta, una barcata di soldi, bruciati in parte sulla politica del «fasin di besôi», facciamo da soli, sponsorizzata a suo tempo dal presidente leghista Cecotti, e che aveva comportato l'uscita dal sistema sanitario nazionale, e in parte, va detto anche questo, dall'aumento dei costi legato a medici, paramedici e medicinali.

L'ottimismo, se esiste, è di maniera. Così, ad esempio, Tondo e gli altri tentano disperatamente di evocare quel fondo di 1000 miliardi che il governo Berlusconi ha dichiaratamente riservato a questa bisogna, ma Contento smorza, ricordando che la gran parte di quella cifra è già legata a promesse «a Regioni che stanno peggio di noi», mentre il forzista Ferruccio Saro, realista, anticipa che ben che vada di quella posta vedremo «qualche decina di miliardi».

La notizia che nella «devolution» prossima futura si stia pensando alla gestione diretta di gran parte delle strade regionali ex Anas, non può essere accolta, in questo contesto, che con un brivido lungo la schiena. D'accordo che la Regione chiede per i 704 chilometri oggetto di contrattazione (i rimanenti 300 rientrano nell'intricata matassa delle aree confinarie, per le quali si vuol chiedere tra l'altro una nuova legge ad hoc) un contributo di 80 milioni a chilometro, ma l'esperienza mette in guardia dai rischi di una gestione troppo affrettata. Il comparto idrico è là, con l'aggravio finanziario legato a «60-70 dipendenti necessari per gestirlo» (parole dell'assessore Ciani) a fungere da memento non trascurabile, così come di rilievo risulta il riferimento alle grandi incompiute: la terza corsia sul tratto Quarto D'altino-Palmanova e la pedemontana friulana Sequals-Gemona.

«Riunione importante ­ commenta il senatore leghi sta Francesco Moro ­ considerato che l'altra volta era stata fatta a Finanziaria compiuta... Stavolta, almeno, siamo sulla stessa barca». Che dire, se non buon vento?

Furio Baldassi