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Il Piccolo 30-10-2001

Il sindaco Dipiazza preoccupato: «Troppi i giovani che se ne vanno». Anna Illy: «Il peso maggiore viene sostenuto dalle altre province»

Ma i nostri «anziani» sono attivi e spendono

TRIESTE «Non c’è nulla di nuovo». È questa la comune reazione ai dati Istat sulla provincia di Trieste, una delle realtà italiane più vecchie e con un rapporto di uno a uno tra occupati e pensionati. «Siamo la provincia più piccola d’Italia – spiega il primo cittadino di Trieste, Roberto Dipiazza – e questo dato ci penalizza. Il problema è che non è mai arrivato uno sviluppo vero, come avvenuto ad esempio nel Veneto, tanto che la più grande azienda è il Comune con i suoi tremila dipendenti. Mancando lo sviluppo, i giovani migliori se ne vanno via e Trieste si ritrova con questi dati». Un giudizio ripreso dal deputato di An Roberto Menia: «Contrariamente quanto prospettato dalla giunta Illy – dice – 20 mila persone hanno lasciato la città in cerca di lavoro. Bisogna invertire questo trend negativo». Il diretto interessato, Riccardo Illy, ora deputato, indica in due le motivazioni: «Qualche anno fa i pensionati erano il 47% – spiega – e l’ ulteriore peggioramento è dovuto, oltre all’invecchiamento della popolazione, ai numerosi prepensionamenti dell’imprenditoria pubblica. Non considero grave la situazione – continua – perché i nostri pensionati sono attivi, spendono, consumano e quindi danno un contributo all’economia locale».

Anna Illy, presidente dell’Associazione degli industriali di Trieste, pone invece due interrogativi: «Vorrei capire quanti disoccupati ci sono attualmente – sottolinea — perché qui c’è da stabilire chi paga le pensioni ai triestini. Molto probabilmente altre province, ma allora è inutile magnificare Trieste e rifiutare l’industria quando le nostre pensioni non riusciamo a pagarcele da soli».

Un discorso che inevitabilmente si sposta sulla mentalità triestina, rimarcata dal presidente dell’Autorità portuale, Maurizio Maresca: «Trieste purtroppo è una città dove si cresce poco – spiega – e per crescere bisogna distruggere. Ecco, la definirei una città poco coraggiosa e, se non ci si mette in discussione, si rimane fermi». Concetti ripresi anche dal sindaco Dipiazza, pronto a fare una comparazione con il calcio: «Guardiamo ad esempio il Chievo, neopromossa che comanda in serie A, che alle spalle può contare su un imprenditore del pandoro – dice – e invece da noi manca tutto questo. Quando vado in piazza mi aspetterei di trovare, tra i giovani, euforia e dinamismo manageriale non la voglia di imboscarsi in un posto pubblico».

A pochi chilometri di distanza il sindaco di Gorizia, Gaetano Valenti, sta un po’ meglio nei numeri ma deve anche fare i conti con il sostegno alla «terza età»: «C’è una parte che mantiene una grande vitalità, ma c’è chi ha problemi di assistenza. Voce cresciuta di molto nei bilanci del Comune».

p. c.