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Il Piccolo 18-02-2002

Il presidente pordenonese Della Valentina propone un patto operativo con i referenti del territorio confinante

«Industria, alleiamoci col Veneto»

L'ipotesi verrà lanciata domani in un pubblico dibattito, presente anche Galan

PORDENONE - Avviare un confronto serrato tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto che conduca alla stesura di una agenda comune all'interno della quale definire limiti, criticità ma anche le opportunità di un territorio delimitato da confini che sono solo amministrativi. E superare inutili campanilismi sterili litigiosità, iniziando a ragionare in termini di macroregione. E' questa la sfida, ma Piero Della Valentina preferisce definirla come «un'opportunità», che l'Unione degli industriali della provincia di Pordenone lancerà domani, nel corso dell'assemblea generale, con i presidenti delle due regioni, Giancarlo Galan e Renzo Tondo, il sottosegretario all'economia Manlio Contento, quello al lavoro Maurizio Sacconi, Andrea Pittini e Luigi Rossi Luciani, presidenti delle Federazioni regionali degli industriali, e il vicepresidente del consiglio, Gianfranco Fini.

«Nei mesi scorsi - spiega Piero Della Valentina, presidente di Unindustria - le frizioni a livello politico e istituzionale tra le due regioni hanno offerto un ulteriore spunto critico per riflettere sulle opportunità, ma anche sulle obiettive difficoltà, di una azione più condivisa tra i principali attori politici e sociali di questa parte d'Italia. Come non è mancata di emergere la questione relativa alla scarsa incisività a livello nazionale di un territorio che ha, sì, successo in economia, e a questo proposito parlano i numeri della bilancia commerciale e del Pil, ma non altrettanto nelle aree politiche, e questo nonostante i numeri elettorali». E' opinione di Della Valentina che la rappresentatività politica a livello nazionale nasce dalla comunità di intenti e di obiettivi di un'area in relazione ad una agenda comune di priorità «e dalla forza, unitarietà e coerenza con cui gli attori sanno progettare, comunicare, difendere e perseguire gli obiettivi prefissati». Questo è particolarmente vero per il Friuli-Venezia Giulia ed il Veneto: «se infatti l'espressione Nord Est ben si adatta a descrivere un modello uniforme di sviluppo economico, perde gran parte del suo significato se inteso come sinonimo di omogeneità e di comunanza di intenti», sottolineando un forte deficit nel funzionamento dei meccanismi di concertazione, ad iniziare dalle strategie istituzionali, e in particolare a livello regionale.

Occorre iniziare a dispiegare «una capacità di pressione comune da parte di questi territori - rimarca Della Valentina - che diviene condizione necessaria per ottenere risultati nelle sedi nazionali e internazionali». La veridicità dell'assunto la si trova, evidentemente, nella cronaca di questi mesi, con i conflitti sorti attorno a importanti problemi infrastrutturali, vedasi la questione Autovie Venete. E in modo altrettanto evidente, di fronte all'esistenza di un problema vi è anche la necessità «e l'urgenza, di soluzioni positive». In questa direzione va lo sforzo dell'Unione degli industriali della provincia di Pordenone che «pur senza cercare una "missione" per sè o per questa provincia - puntualizza Piero Della Valentina - ha cercato di compiere in vista di questa assemblea» tracciando una sorta di primo elenco, un documento di base nel quale si riassumono alcuni dei temi principali riprendendoli dal dibattito politico di questi mesi».

I punti ruotano attorno a cinque questioni strategiche che interessano l'area e queste vengono articolate in obiettivi che possono tradursi in realtà attraverso possibili azioni da realizzare insieme. La cornice è l'area metropolitana che va dal Garda a Muggia e da Tarvisio al Po all'interno della quale devono essere individuate le reti di collegamento, di merci e persone, ma anche di comunicazioni. Vi sono aspetti sociali, ad esempio la sanità che è un considerevole problema per entrambe le regioni e che «può diventare più facilmente risolvibile se alcuni punti di eccellenza diventano patrimonio comune (ad esempio il Cro di Aviano) e se questo processo viene cogestito. Ci sono già alcuni esempi - ricorda Piero Della Valentina - come la recente convenzione tra le due regioni per la Banca degli organi e dei tessuti. C'è la questione lavoro, dove queste regioni hanno già dimostrato capacità di essere innovativa, e che potrebbe, ad esempio nei rapporti di lavoro, attraverso un accordo con i sindacati, sperimentare nuove forme di flessibilità. Pensiamo alla possibilità di intervenire per arginare la denatalità, favorendo l'insediamento di nuove famiglie. Proviamo a discutere di territorio e di risparmio del territorio, di delocalizzazione e di gestione dei flussi migratori».

«Siamo poco incisivi a livello nazionale: pur avendo successo in economia non troviamo altrettanta corrispondenza a livello politico, nonostante i numeri»