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Il Messaggero Veneto 29-05-2002

Agrusti: «Contiamo il doppio dell'Ulivo»

Un risultato simbolico, che evoca propezze pedatorie degli "azzurri" nella competizione con i rivali tedeschi. Il 4 a 3 conseguito dal centro-sinistra alle amministrative dell'altro giorno è stato interpretato dall'Ulivo come la dimostrazione che non tutto è perduto, che il percorso verso la rimonta è possibile. Ma Michelangelo Agrusti, dal gennaio scorso coordinatore provinciale di Forza Italia, contesta quel verbale di gara e sostiene, invece, che in realtà il risultato finale è 8 a 4, per la Casa delle libertà.

Su cosa è fondato questo suo giudizio?

«Su un dato oggettivo, ovvero la somma dei voti ottenuti dalla Casa delle libertà in provincia, che sono il doppio di quelli dell'Ulivo. Sono molto soddisfatto perché il voto politico nei Comuni dove esistevano liste politiche è stato straordinriamente positivo. Anche a Maniago dove, in presenza di un fenomeno noto, ovvero che il sindaco uscente, normalmente, viene riconfermato, ci troviamo difronte a risultati eccezionali, rappresentati dal 40 per cento conquistato da Nadia Siega. Senza contare poi realtà come Azzano e Prata, dove non si riproponevano sindaci appartenenti al nostro partito, e Casarsa. Dove la Casa delle libertà ha dimostrato di essere unita e di saper interpretare il sentimento maggioritario degli elettori ha vinto. In questa provincia, senza voler fare valutazioni troppo autocelebrative, possiamo dire che si è dimostrato un radicamento superiore a qualsiasi altra parte della regione dove si è votato».

Il presidente di An, Ciriani, sostiene, però, che a Maniago l'unico partito che ha creduto nella vittoria è stato quello della destra...

«Una affermazione imprudente. Noi ce l'abbiamo messa tutta e il risultato sta lì a dimostrarlo. I contributi di ciascuno, poi, in termini di voti raccolti, sono scritti sulla carta».

Intanto, però, la montagna vi ha abbandonato...

«Non si può trarre una valutazione generale dallo spostamento di alcune decine di elettori di Cimolais che avevano difficoltà di rapporti con il sindaco uscente. Quando votano poche centinaia di persone i risultati sono imprevedibili».

In prospettiva, quindi, si sente ottimista?

«Ripeto, basta fare le somme e io le ho tirate. Il risultato della Casa delle libertà è talmente ampio da lasciare immaginare un positivo effetto per le regionali del prossimo anno. Naturalmente ogni elezione fa storia a sè, contano le candidature, le proposte e il clima generale del Paese, però le premesse sono buone».

Per la Lega si può parlare di un arretramento dei consensi?

«Il Carroccio ha subito un calo elettorale abbastanza diffuso, tranne ad Azzano Decimo, dove però scontava il consenso personale del sindaco uscente Panontin. La Lega nord, in ogni caso, resta una componente essenziale per la vittoria della Casa delle libertà».

E Forza Italia?

«E' diventato un partito vero, che riesce ad essere il riferimento di tutta la coalizione, nel rispetto degli alleati, e a radicarsi anche nelle realtà locali più piccole. La gente, finalmente, vota per la fiducia che ha nei rappresentanti locali, non solo in virtù della forza di suggestione della figura di Berlusconi, che pure è importante. I candidati non ricevono più un voto riflesso, ma consapevole. Forza Italia sta diventando sempre più il riferimento delle speranze e degli interessi di un blocco sociale che fa scelte moderate e nello stesso tempo riformatrici».

Fatte queste premesse, quanti consiglieri regionali pensa di conquistare il prossimo anno?

«Lavoreremo per prenderne molti».

Nonostante la legge regionale, da lei criticata durante il recente convegno dei radicali?

«Ho detto quello che sostengo da tempo, ovvero che si tratta di una legge sbagliata, ma da uomo di partito mi assumo la mia quota di responsabilità per quell'errore. Ho condotto una battaglia interna e l'ho persa».

L'elettorato è sempre più mobile. Come catturarlo?

«Forza Italia deve essere un partito abituato a stare vicino alle persone, a vivere con umiltà anche in una condizione di ascolto delle esigenze soprattutto di coloro che hanno poca voce in capitolo. Troppo facile prestare attenzione solo ai potenti».