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Il Piccolo 05-10-2001

Leonardelli, vicepresidente di Av: «Adottare logiche da "piccola Patria" è molto pericoloso». Brentan, della Venezia-Padova: «Atto grave»

E con il Veneto è rottura totale

Chisso: «Il Friuli-Venezia Giulia si è comportato come i talebani»

TRIESTE «Sbagliano, sbagliano molto a innalzare le frontiere, pensando di poter fare da soli! Lasceremo ai due presidenti, Tondo e Galan, il compito di articolare la politica e ritornare allo status precedente». Renato Chisso, assessore alla Viabilità del Veneto, non ha gradito. Quella votazione sull'articolo 16 che applica, per l'attribuzione della rappresentanza degli azionisti nel Cda di Autovie Venete, un metodo da «consiglio comunale», arrivata tra l'altro dopo espliciti inviti al rinvio, riscuote un commento durissimo: «Non è possibile - aggiunge Chisso - che ci si comporti peggio dei talebani. È una decisione che lascia interdetti». Per il merito e per il metodo.

Segnerà, l'assemblea di ieri, una frattura insanabile tra le due Regioni? Probabilmente no: «È un incidente di percorso - aggiunge Chisso - sul quale mi auguro interverrà la saggezza dei due presidenti per ricucire i rapporti». È un po' meno possibilista Lucio Leonardelli, vicepresidente di Av e presente nel Cda proprio in rappresentanza della Regione Veneto. «Il fronte che il Friuli-Venezia Giulia ha aperto contro il Veneto è pericoloso e può determinare complicazioni di non facile soluzione. Di fronte a una compattezza delle istituzioni venete nel chiedere la sospensione di questo punto dell'ordine del giorno, comunque si è deciso di andare al voto... Questo significa che c'è la volontà di adottare logiche da "piccola Patria"». Imporre una rappresentanza misurata con un «proporzionale puro» «non aiuta certo il dialogo», rimarca Leonardelli.

Di possibile «frattura insanabile» parla anche Lino Brentan, presidente della Venezia-Padova spa, piccolo socio di Av: «La modifica dello statuto non è davvero comprensibile - sottolinea -. Una gran parte della tratta autostradale di competenza di Autovie interessa il Veneto e mi pare una forzatura intervenire per ridimensionare la presenza dei soci di minoranza. Tanto più che solo pochi mesi fa si è votato per l'allargamento a 12 del Cda». Evita, Brentan, i giudizi politici «che non mi competono», ma rimarca l'apprezzamento nei confronti di Elia Valori. Ora Av era attesa all'appuntamento con importanti opere «come il Passante di Mestre, la Pedemontana» e c'è il concreto rischio che la sua operatività sia invece bloccata. Ma possono, le incomprensioni politiche «ripercuotersi su altri?», chiede Brentan?

La domanda, quanto mai aperta, è che cosa accadrà. La risposta di Lucio Leonadelli è uno sconsolato «non lo so. Rispetto a quanto avvenuto in assemblea, mi limito a prendere atto. Respingo però con decisione - aggiunge - una serie di considerazioni avanzate dal rappresentante della Regione Friuli-Venezia Giulia, alcune delle quali peraltro si riferivano a Cda precedenti». Annuncia Leonardelli un attento esame dello statuto per capire se e in quale modo il decimato Cda potrà continuare a operare e si dispone all'attesa dei suggerimenti legali e delle azioni che il socio di riferimento potrà assumere. In ogni caso «se dovessi decadere - premette - valuterò i passi necessari per tutelare sia la mia immagine che il mio operato».

Oggi si svolgerà il preannunciato consiglio di amministrazione convocato, tra l'altro, alla vigilia dell'assemblea della controllata St (in programma per lunedì 8 ottobre), alla quale andrebbero fornite precise indicazioni. È evidente che se il Cda di Autovie non è nelle condizioni di poter deliberare, non sarà nemmeno in grado di assumere decisioni in relazione a St, la cui esistenza pare essere legata a un filo. Immaginare il futuro non è impresa facile. Nessuna strada pare essere, allo stato attuale, preclusa. Le dimissioni dei sei consiglieri in carica (anche se l'atteggiamento di Valori è tutto tranne che rinunciatario), una richiesta di convocazione di assemblea straordinaria da parte della Regione Friuli-Venezia Giulia per la ricomposizione del Cda (e in questo caso si tratterà di nominare i sei sostituti dei sei dimissionari, oppure ridiscutere l'intero Cda?), oppure, ancora, l'arrivo di una formale revoca sempre da parte del socio di maggioranza.

Elena Del Giudice