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Lettera a "Il Foglio" 16-05-2002

Referendum sull'elezione diretta del presidente della regione.

Signor direttore,

solo per completare da un angolazione diversa, il sunto di Taradash & Calderisi sulla questione della legge elettorale regionale in Friuli. Attorno al referendum sull'elezione diretta del presidente della regione, si sono gettate a capofitto forze politiche che fino a qualche mese fa erano lontanissime da una qualsasi ipotesi presidenzialista. La fulminante capriola dei neopresidenzialisti ( fra gli altri, società civile, sindacati! Acli...), ha del miracoloso e il merito di questa conversione non può che essere attribuito, per paradosso, a chi ha approvato il testo di legge incriminato.

Verrebbe da dire: ben vengano! Solo che...qualcosina non torna, c'è puzza di bruciato. La nascita del Comitatone pro-referendum maschera un inganno ben confezionato. La raccolta firme altro non è che uno strepitoso spottone di campagna elettorale teso ad anticipare di qualche mese l'apertura delle ostilità. Tutto lì. Diverso l'atteggiamento dei radicali locali che intendono affrontare la modifica dell'impianto "alla radice", con una proposta di legge che non ha trovato, com'è costume per i radicali, nessun partito disponibile a percorrere un tratto di strada insieme.

L'isolamento politico dei radicali, di cui si parla nell'articolo è  dovuto semplicemente ad una scelta coerente: il presidenzialismo secco, privo degli infiocchetti che contraddistinguono sia la Tatarellum che quella approvata dal consiglio regionale.

Gianfranco Leonarduzzi