| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |


Il Piccolo 29-09-2001

Coinvolte Trieste e le altre principali strutture del Friuli-Venezia Giulia

Stazioni ferroviarie ai privati Si apre una gara tra colossi

ROMA - La stazione di Trieste e i poli ferroviari del Friuli-Venezia Giulia governati dal Compartimento triestino (Monfalcone, Udine, Gorizia e Pordenone) verranno a breve privatizzati. È quanto emerge a margine dell'annuncio della creazione della società «Medie Stazioni», che verrà costituita entro la fine dell'anno. Una precisa sollecitazione in questo senso è stata formulata, nei riguardi dei due advisors Kpmg e Lazard, da parte di Giancarlo Cimoli, amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato. Il programma di privatizzazione riguarda numerose stazioni ferroviarie di media grandezza sparse per tutto il territorio nazionale e fra queste, appunto, anche il il complesso che a Trieste si affaccia su piazza Libertà, così come i principali snodi ferroviari regionali, ovvero le citate strutture di Monfalcone, Udine, Gorizia, Pordenone.

PARTE LA GARA. Kpmg e Lazard, dopo avere esaminato le offerte non vincolanti presentate entro il termine del 25 maggio scorso dalle numerose cordate interessate, nell'arco di una settimana dovrebbero essere in grado di definire la short list. I due advisors indicheranno 4-5 pool fra quanti si sono candidati a rilevare proprietà e gestione delle medie stazioni italiane. In gara, secondo attendibili indiscrezioni, vi sono innanzitutto coloro che avevano partecipato alla competizione per le Grandi Stazioni. Al rush finale, che negli intenti di Cimoli dovrebbe concludersi per la fine dell'anno, dovrebbero prendere parte in primis le ferrovie francesi Sncf e la merchant bank dei Benetton chiamata Edizione Holding, che attraverso Schemaventiquattro partecipata assieme a Vianini Lavori e Pirelli real estate detengono il 40% appunto di Grandi Stazioni spa. È probabile che ritenti la corsa anche Impregilo, che s'era candidata in cordata con Ifil, Sanpaolo-Imi e WestLb.

SELEZIONE MIRATA. I concorrenti convocati nella short list devono soddisfare, secondo il bando pubblicato il 10 maggio scorso, una serie di requisiti: si va dal possesso di un patrimonio netto, proprio o consolidato, non inferiore a 25 milioni di euro, fino a una «comprovata esperienza nel settore della gestione integrata di infrastrutture terziarie e di centri commerciali e direzionali del valore patrimoniale non inferiore a 100 milioni di euro». E poi, ulteriore elemento fondamentale per la valutazione affidata ai due consulenti, determinante sarà la configurazione del piano industriale ipotizzato dal concorrente. Agli ammessi alla short list sarà quindi chiesto di presentare un'offerta vincolante, dopo di che verrà aperta la fase della due diligence, concludendo la procedura di cessione tramite il meccanismo dell'asta.

STAZIONI A NUOVO. Di sicuro il business appare di forte interesse. Lo dimostra il precedente di Grandi Stazione, lo dichiarano gli investimenti infrastrutturali già messi in campo dal gruppo Fs, lo rimarcano le statistiche relative al centinaio di poli ferroviari assegnati a Medie Stazioni spa (in sostanza tutti i capoluoghi di provincia e i centri principali, attraverso i quali passano i due terzi del traffico passeggeri). Il gruppo Fs ha pianificato interventi di ammodernamento per 450 miliardi relativamente a 80 stazioni, secondo un programma diviso in due stralci. Il primo, che implica l'impiego di risorse per 215 miliardi, è già in esecuzione ed è atteso alla conclusione per il 2003. Giancarlo Cimoli, presentando l'iniziativa, sostiene che il principio ispiratore consiste nel fare della stazioni «non solo luoghi di arrivi e partenze, ma autentiche piazze con servizi commerciali e spazi destinati alle attività culturali e al tempo libero. Tre gli obiettivi: ripristino delle caratteristiche architettoniche, recupero di funzionalità, valorizzazione a fini commerciali delle aree non indispensabili ai servizi ferroviari».

NUMERI E BILANCI. A chiarire il contenuto economico dell'operazione in corso, vale ricordare l'esperienza di Grandi Stazioni, che ha in gestione i 13 maggiori terminal ferroviari italiani. La società Grandi Stazioni, di cui Fs ha mantenuto il 60%, ha chiuso il bilancio 2000 un utile operativo ante imposte pari a 33,6 miliardi e con un fatturato di 200 miliardi (erano stati 75 i miliardi ricavati nell'esercizio 1999). Prima delle privatizzazioni, a fronte di 650 mila metri quadrati di superficie utile, la gestione della rete delle stazioni comportava nei conti Fs un saldo negativo di 200 miliardi.

Paolo Possamai