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Il Messaggero Veneto 07-09-2001

Antonione corregge An: Slovenia nell'Ue

«A Strasburgo hanno sbagliato a votare contro l'ingresso». Si divide anche Alleanza nazionale

TRIESTE ­ «Non so cosa sia esattamente successo a Strasburgo. Può esserci stato un errore, un disguido, cui comunque non attribuisco valenza politica. Mi attengo a quanto detto da Fini a Trieste, e ribaditomi due giorni fa: An risolverà tutti problemi con la Slovenia per farla entrare nell'Ue». Il gruppo di An al Parlamento europeo ha detto no all'ingresso di Lubiana in Europa, e proprio alla vigilia della missione italiana nella capitale. Ma Roberto Antonione, sottosegretario agli Esteri, non sembra prendere molto sul serio la cosa. «I riflettori non aiutano la diplomazia, specie quando i problemi sono complessi e delicati. C'è sempre qualche dichiarazione enfatica di esponenti di secondo piano che cercano un po'di spazio. Per me non cambia nulla, non ho nessuna preoccupazione».

Renzo Tondo, che in rappresentanza del Friuli-Venezia Giulia accompagnerà il suo predecessore e il ministro Ruggiero, è perfettamente in linea: «Sono d'accordo con quanto detto da Antonione, credo che la Slovenia debba entrare in Europa. Comunque non sono emersi problemi in merito, né a livello di maggioranza, né a livello di giunta».

Ma in An non la pensano tutti così. «La scelta è stata coerente con il voto contrario espresso dal partito anche al Parlamento nazionale. Non ci sono pregiudiziali, ma prima vanno risolti i problemi ancora aperti», dice Roberto Menia, deputato e responsabile regionale del partito. «Per noi il diritto agli espropriati a rientrare in possesso dei beni, scegliedo liberamente se monetizzarli, è imprescindibile. La nuova Slovenia si comporta antidemocraticamente su questo punto, che attiene ai diritti civili».

E il consigliere Bruno di Natale è ancora più drastico: «Sono pragmatico: prima di discutere si regolano i conti. E la Slovenia deve dare ancora molto. E poi i libri si pubblicano quando è finito l'ultimo capitolo, che qui rimane da scrivere. Tondo, se gli facessero osservazione, farebbe bene a rispondere: e le foibe? E i beni italiani? E il territorio nazionale?».

Molto diverso l'atteggiamento del collega Franco Baritussio: «E' indubbio che, in questa fase delicata, più cose vengono chiarite e migliore sarà le definizione finale. Però, se occorre rispetto per chi ha patito certe tragedie, bisogna ricordare che ci sono state sofferenze da tutte e due le parti. Il passato deve aiutarci a migliorare, e se certe generazioni sono state così segnate che alcuni non potranno forse mai perdonare, chi ha in mano le redini e le sorti dei popoli della futura Europa ha il compito di governare il processo di maturazione, pur nel rispetto di tutte le memorie ferite».

L'assessore Paolo Ciani sottolinea il rischio legato al differenziale che potrebbe crearsi tra la regione e l'entrante Slovenia: «Avranno gli aiuti dell'Obiettivo 1, con finanziamenti a fondo perduto per gran parte del capitale, mentre noi stiamo uscendo dall'obiettivo 2. L'allargamento all'Europa orientale è sicuramente un fatto positivo, ma va governato per evitare ripercussioni nelle zone di confine. Le nostre preoccupazioni sono tutte qui. Aggiungo che la specialità va giocata, e rafforzata, proprio in questo quadro. I problemi dell'eredità della guerra, il dramma dei profughi, sono degni di rispetto, e vanno seguiti sui binari paralleli della diplomazia nazionale, ma non possono essere discriminanti per l'adesione di Lubiana all'Europa».

Luciano Santin