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Il Piccolo 11-09-2001

Riguardo agli indennizzi Dimitrij Rupel rimanda ogni questione in sede comunitaria. La questione della minoranza slovena

Il voto a Strasburgo di An? Un errore e Fini sdogana Slovenia e Croazia in Europa

ROMA - La battaglia va avanti. Più sul piano politico che su quello diplomatico. Tra sussurri e grida la Farnesina prepara la missione odierna a Lubiana e Zagabria. Altrettanto avviene nelle due capitali, slovena e croata. E che la partita sia di quelle importanti lo dimostra l’altissimo livello del summit di ieri al nostro ministero degli Esteri. Con il ministro Renato Ruggiero, infatti, si sono confrontati il sottosegretario, Roberto Antonione, i più alti funzionari, affiancati da alcuni colleghi degli Interni e addirittura il vicepremier, Gianfranco Fini. Già, perché dopo il «no» all’adesione della Slovenia all’Ue giunto all’Europarlamento proprio dalle fila di Alleanza nazionale - decisione contraria alle indicazioni fin qui proposte dallo stesso Ruggiero sulla Slovenia - c’era innanzitutto da verificare la compattezza del governo in tema di politica estera. C’era da esaminare il «dossier Antonione» sul sempre incandescente tema dei beni abbandonati dagli esuli. C’era da capire quale politica adottare sulla soglia di Gorizia per arginare l’inarrestabile fenomeno dell’immigrazione clandestina.

Al termine bocche cucite. Ma la consegna del silenzio altro non fa se non avvalorare il valore cruciale della missione odierna. «Abbiamo approfondito tutti gli aspetti - dichiara un abbottonatissimo Antonione - elaborando una posizione chiara e precisa. Il voto di An a Strasburgo? È stata solo una posizione espressa da alcuni esponenti anche autorevoli, ma che non era stata concordata con Gianfranco Fini». Insomma il vicepremier sdogana la Slovenia in Europa? «Certamente», risponde il sottosegretario e aggiunge che «l’Italia darà il pieno appoggio per l’allineamento euroatlantico di Lubiana e di Zagabria». Mentre al Senato i senatori ulivisti Budin e Zulueta chiedono «chiarezza» proprio sul medesimo tema. Tutto facile allora? Non proprio. Perché ieri alla Farnesina si è parlato anche di beni abbandonati. Che cosa dirà oggi Ruggiero ai suoi colleghi sloveno, Dimitrij Rupel e croato, Tonino Picula resta il più grosso interrogativo dell’intera missione.

Ma c’è di più. Sì, perché se il ministero degli Esteri italiano, seppur indirettamente, ammette che di beni si parlerà, a Lubiana il tema non risulta assolutamente all’ordine del giorno e, dicono fonti diplomatiche, se l’Italia dovesse proporlo la Slovenia non ha alcuna intenzione di discutere a riguardo, anche perché se Roma vuole riaprire il contenzioso deve rivolgersi non a Lubiana, ma direttamente a Bruxelles, essendo il cosiddetto Piano Solana parte integrante dell’accordo di associazione della Slovenia all’Ue, accordo ratificato dai Quindici e dall’Europarlamento. Anche Zagabria di beni non vuol sentir parlare. Non a casa pochi giorni fa il ministero degli Esteri ha ufficialmente comunicato che la Croazia è pronta a pagare la sua quota di circa 40 milioni di dollari relativi all’indennizzo sancito dagli accordi di Roma del 1983 con l’allora Jugoslavia. «Discuteremo le modalità di questo pagamento - spiega Goran Rotim, il portavoce del ministro Picula - ma saldato il debito gli esuli saranno parte della storia come, peraltro, lo sono già ora». Insomma dei beni nessuno ne vuol parlare eppure tutti ne parlano.

Se, dunque, resta il fantomatico rebus beni, è invece confermato dalle parti che oggi a Lubiana Ruggiero - che vedrà anche il Capo dello Stato, Milan Kucan e il premier, Janez Drnovsek - firmerà con Rupel un trattato bilaterale con cui verrà eliminata la cosiddetta doppia tassazione e in cui si prevedono precise norme in tema di evasione fiscale dai redditi diretti e da quelli patrimoniali. Sul tema immigrazione clandestina, invece, la Slovenia ribadirà la sua netta contrarietà all’unilaterale rafforzamento delle forze di polizia di frontiera attuato di recente dall’Italia. «Non dobbiamo erigere nuove frontiere - dicono a Lubiana - ma abbattere le rimanenti». Gli sloveni in vista della loro adesione all’Ue, che li trasformerà in confine esterno di Schengen, vogliono trovare assieme all’ Italia forme concrete di prevenzione del traffico dei clandestini, anche perché quel fantomatico filo spinato che Bossi voleva tirare dal Carso a Tarvisio, Lubiana non l’ha ancora digerito. Altro tema caldo sarà quello relativo all’attuazione della legge di tutela della minoranza slovena in Italia.

Tema che sarà ripreso anche dal Capo dello Stato, Kucan che di recente si è impegnato a discuterene proprio con il ministro Ruggiero. Nel primo pomeriggio il responsabile della Farnesina sarà a Zagabria dove incontrerà oltre al suo collega Picula anche il Presidente della Repubblica, Stipe Mesic, il primo ministro, Ivica Racan e i rappresentanti della nostra minoranza. Se anche qui, sul tema beni, la delegazione italiana si sentirà ripetere più o meno la stessa musica sentita poche ore prima in Slovenia, resta il fatto che oggi come oggi per la Croazia sobbarcarsi il pagamento di 40 milioni di dollari è uno sforzo enorme, vista la desolante situazione in cui versa la sua economia, per cui, anche se non vi sono chiare prese di posizione in merito, Zagabria potrebbe offire, a compensazione del debito, la restituzione di alcuni immobili ancora oggi in mano pubblica in base a quelli che in «diplomatichese» vengono definiti «accordi multietnici e multiculturali». In quest’ottica si inserirà, perlatro, l’azione politica al «sabor» del deputato italiano, Furio Radin.

Ruggiero, che sarà accompagnato anche dal presidente del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, a dimostrazione del ruolo baricentrico che questa regione assume nell’ottica del riequilibrio dei rapporti dell’area danubiano-balcanica con il Nordest italiano, discuterà anche gli ultimi dettagli della prossima visita del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi a Zagabria e in Istria.

Mauro Manzin