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Il Messaggero Veneto 10-02-2002

Il banchiere Sette: per essere competitivo il Friuli-Vg deve puntare all' eccellenza delle produzioni

Tondo: più risorse per un'area strategica

Il presidente: prima i fondi ex Anas, poi le deleghe. Collino: un nuovo patto Stato-Regione

Presidente Tondo, lei ha citato Autovie. Ma dell'aeroporto, cosa dice?

Tondo:«Ritengo debba essere fortemente collegato con Venezia, ma anche collocato all'interno di un sistema Nord-est. Non solo: deve entrare in un contesto più ampio per non finire stritolato tra Venezia e Lubiana. Riguardo a quanto detto dal presidente Valduga, mi preme sottolineare che le associazioni di categoria dovrebbero farsi carico di problemi quali la formazione, utilzzando strumenti, importantissimi, dell'Europa. Su questa problematica vedo un gap. Sul versante dell'innovazione tecnologica, sono convinto che si debba puntare molto sul trasferimento di ricerca. Al riguardo abbiamo indicato nella Finanziaria una "mission" precisa per Friulia, che deve diventare il nostro braccio esecutivo nell'innovazione finalizzata al sostegno all'impresa. Riguardo al nodo extracomunitari, bisogna capire innanzitutto se riusciremo ad avere dal governo un atteggiamento diverso rispetto alle quote. È fondamentale rispetto alla possibilità di assumere croati, sloveni o ungheresi, che possono agevolmente essere inseriti nel nostro contesto più dell'extracomunitario senegalese o ganese. Dovremo però dare loro casa, assistenza e scuole: è una nuova partita sulla quale anche il privato deve ragionare se vuole mantenere qui le proprie imprese».

È stato appena confermato il vertice Friulia. Questa finanziaria può essere un ottimo strumento ma non un soggetto, perché le indicazioni le dovete dare voi, con chiarezza, per evitare possa diventare motivo di confusione.

Sette: «A proposito di cariche,duole vedere quante risorse di tempo e di intelligenza sono state bruciate negli ultimi mesi per rinnovare le cariche, risorse che si sarebbero potute spendere in progetti e in programmi. Questo, a mio avviso, è un punto in più a favore delle privatizzazioni».

Della Valentina: «Nessuno riesce più a immaginare un valore strategico nel mantenimento, da parte della Regione, di pacchetti di maggioranza così cospicui in strumenti del tipo di quelli che sono stati ricordati».

Valduga: «In materia di privatizzazioni bisogna fare dei distinguo. Per esempio Friulia: noi la consideriamo uno strumento operativo della Regione, avente per fine non quello di guadagnare, ma di far crescere l'impresa e di promuovere lo sviluppo del territorio. Di conseguenza, va mantenuta come proprietà regionale. Altro esempio il Mediocredito, che opera nel contesto dell'economia e può dunque essere ­ per lo meno parzialmente ­ privatizzato. Al riguardo, come noto, noi auspichiamo che la partecipazione del Tesoro possa essere ripartita tra gli istituti bancari già presenti e le categorie professionali e industriali. Noi ci faremo carico di poterla acquistare. Tondo: «Sta scritto nel programma Tondo... Tra i tanti problemi c'è quello dell'energia. Oggi la possiamo importare dall'Austria a un prezzo dal 35% al 40% inferiore al nostro. Anche qui abbiamo iniziato un percorso con l' Assindustria che mi sembra interessante. Ci è stata data al riguardo la massima disponibilità a presentare un progetto regionale. Se riusciremo a importare l'energia dagli elettrodotti carinziani attraverso Paluzza - Monte Croce Carnico, credo che sarà stata fatta cosa molto utile per le nostre imprese».

Scusi presidente. Lei non ha detto molto su quanto intende fare per ammodernare le infrastrutture. Non ha detto quali idee lei abbia al riguardo, quali priorità. Cosa intende fare la Regione?

Tondo: «La priorità è il Corridoio 5. Per noi è strategico farlo passare a sud delle Alpi. Questa è un'impostazione condivisa anche dal presidente del consiglio, cui l'ho rappresentata. Per quanto ci riguarda, la missione affidata a Melo è molto chiara, sia per quanto riguarda Autovie venete sia per quanto riguarda il collegamento Monfalcone - Ronchi dei Legionari, eccetera, sia per quanto riguarda la terza corsia. Credo siano queste le cose più importanti da fare.

Antonione, come vede questi problemi dalla postazione governativa?

Antonione: «Abbiamo presentato a Trieste un accordo di programma per la linea ferroviaria Ronchi - Trieste. Illy era sindaco, io presidente, il ministro era Burlando. Ebbene, se ne prevedeva la realizzazione per il 2020. Ripeto, per il 2020. A titolo di paragone giova ricordare che il palazzo della Regione ­ costruito sul lungomare di Trieste in piazza Unità d'Italia dopo aver superato complicati ostacoli tecnici ­ è stato costruito in due anni, dal 1878 al 1880, con la tecnologia del tempo. Voglio dire che c'è qualcosa che non quadra nella nostra società se ­ dopo aver fatto bellissime discussioni ­ abbiamo sottoscritto e finanziato una tratta piccolissima del Corridoio 5 destinata a diventare operativa dal 2015 o dal 2020. Possiamo discutere dell'elezione diretta del presidente, ma quanto ho ricordato è lo stato dell'arte. O ci rendiamo conto di dover intervenire in maniera diversa, o corriamo veramente il rischio di diventare un Paese di serie B. Con questi tempi corriamo il rischio di ultimare delle infrastrutture quando saranno incompatibili con quanto avranno fatto gli altri che nel frattempo saranno andati più avanti.

Concordo invece sulla necessità di modificare l'attuale sistema produttivo, per dargli una dimensione capace di trainare le piccole imprese. Cosa non facile perché il pubblico non ha grandi possibilità, ma secondo me si possono stabilire collegamenti anche innovativi - qualche progetto al riguardo mi riservo di presentarlo più avanti - in grado di mettere in sinergia le cosiddette geocomunità, che possono essere la versione moderna delle vecchie associazioni di categoria. Oggi, come diceva Tondo, non tutte sono rappresentative al massimo, soprattutto quando i soggetti sono numerosi; e questo può diventare un problema. Dobbiamo sforzarci di capire - magari mantenendo Friulia come braccio operativo - come migliorare questa situazione.

Illy: «Condivido in pieno la spirale virtuosa delineata da Sette: lo sviluppo economico porta più risorse alla regione che può per questo realizzare infrastrutture ed erogare servizi pubblici per le imprese o per i lavoratori. Se si fanno asili nido, per esempio, si aiuta la manodopera femminile, ma anche le imprese che, con servizi migliori, possono a loro volta crescere e quindi assumere più lavoratori. In mezzo ci sono due ulteriori variabili: le privatizzazioni, che possono rendere disponibili risorse finanziarie utili a innescare il circolo virtuoso e l'accrescimento dell'efficienza della pubblica amministrazione regionale, soprattutto con la riforma degli enti locali che può ridurre il consumo di risorse finanziarie lasciando immutata la quantità di servizi pubblici. Aumentando poi l' efficacia dell'amministrazione regionale si renderà più rapida l'erogazione dei servizi.

Le imprese usano, al di là delle risorse naturali e delle infrastrutture, tre tipologie di risorse finanziarie, che oggi non sono più un problema grazie agli sforzi fatti a suo tempo da Romano Prodi per rispettare i parametri di Maastricht, ai sacrifici fatti dal popolo italiano per entrare fin dall'inizio nell'Unione monetaria e al conseguente calo dell'inflazione. i risultati si compendiano in una flessione consistente degli interessi reali, cioè depurati dall'inflazione, i quali sono oggi competitivi con tutti i più importanti mercati finanziari mondiali. Una è quella conoscitiva. Le nostre imprese si basano, anche a causa della loro dimensione, più sull'ingegno italico che sull'innovazione tecnologica; cioè su una capacità tutta nostrana di coniugare in maniera originale tecnologie mature. L'esempio che cito è quello di Stream, un progetto dell' Ansaldo, sperimentato a Trieste con successo, e che forse proprio per questo l'amministrazione comunale vuole buttare via. Si tratta di un modo originale per realizzare una tranvia a trazione elettrica sfruttando un elettromagnete che esiste da almeno 2 o 3 secoli. Questo è il tipico ingegno italico che ci fa leader in tantissimi settori, dalle macchine per il packaging a quelle per i prodotti alimentari. La mia sensazione è che oggi questo "ingegno" non basti più e che quindi anche l'industria italiana sia costretta a innovare sotto il profilo tecnologico. Ma da questo punto di vista siamo impreparati perché spendiamo troppo poco in ricerca scientifica e tecnologica.

Ebbene, in questa regione abbiamo la fortuna di avere alcuni istituti importanti e avanzati e la Regione potrebbe favorire non solo i contatti tra questi e imprese ma soprattutto fra università e istituti di ricerca perché noi negli ultimi anni abbiamo assistito a una carenza di laureati (e addirittura di studenti) in materie scientifiche da utilizzare negli istituti di ricerca. La Regione potrebbe incentivare i giovani a iscriversi alle facoltà scientifiche, in modo da garantire le risorse umane sia per gli istituti di ricerca che per le imprese che decidono di investire in innovazione tecnologica. Altra risorsa è la formazione professionale, abbandonata ultimamente dalla regione. Credo che ci siano dunque ampi spazi per migliorare in qualità e forse anche in quantità. Un'altra tipologia di risorse è quella umana. E qui incappiamo nei problemi dell'immigrazione e dell'occupazione il cui tasso italiano è fra i più bassi in Europa (52% contro il 54 regionale, ma addirittura il 75% negli Usa e oltre il 60% negli altri paesi europei). Questo vuol dire che abbiamo poca occupazione femminile e troppi pensionati giovani. La Regione potrebbe, per la prima, predisporre servizi sociali per bambini in modo da permettere alle donne di lavorare.

Farei ancora una breve considerazione sul Corridoio 5 ricordando che è un corridoio multimodale (autostrada, ferrovia e telecomunicazioni); che prevede una bretella con la città e il porto di Capodistria e poi collegamenti con Lubiana e Budapest. La ferrovia esiste, ma è stata costruita nel 1850 con l'aggravante che in Ucraina cambia lo scartamento. Come non bastasse la rete slovena e quella ungherese sono state collegate nell'aprile dello scorso anno con un binario unico e non ancora elettrificato. Possiamo immaginare con quali disagi e ritardi per passeggeri e merci. Potremmo invece sperare di completare i collegamenti autostradali in tempi più ragionevoli, quanto meno fino a Budapest. Ma la Slovenia completerà soltanto entro un paio d'anni l'autostrada fino a Maribor, e per andare da lì al confine ungherese - il tratto più impegnativo e costoso - bisognerà attendere un bel po' dopo lo storno di risorse finanziarie da questo capitolo al finanziamento del deficit previdenziale. Ci vorranno quindi almeno 10 anni per vedere completata l'autostrada da Maribor al confine ungherese. Dal canto suo Budapest considera prioritario non questo collegamento, ma quello verso l'Ucraina nella speranza che, essendo quella la zona più povera del paese, possa svilupparsi grazie all' infrastrutturazione. Per queste ragioni avevo chiesto, con un emendamento alla finanziaria del 2002, l'erogazione di circa 300 miliardi di lire in 6 anni per incentivare Slovenia e Ungheria ad accelerare il completamento dell 'autostrada, opera indiscutibilmente utile all'Italia e in modo particolare alla nostra regione, alla vocazione all'export delle nostre imprese e alla stessa produzione delocalizzata: nella sola Romania ci sono almeno 6 mila imprese italiane. Ma purtroppo quell'emendamento non è neanche stato preso in considerazione».

Antonione: «Perché sarebbe stato improduttivo...»

Illy: «Perché?»

Antonione: «Perché non avrebbe prodotto risultati».

Illy: «Certo, quella ferrovia è complessa; ma in genere i collegamenti via treno si fanno dopo le autostrade e non prima, perché i traffici partono sempre su gomma e solo in tempi successivi vengono trasferiti su rotaia. Ecco perché insisto nel chiedere, stavolta al presidente della giunta regionale che nella prossima Finanziaria preveda una riformulazione di quel mio emendamento. Credo sia l'unico strumento che abbiamo a disposizione per dimezzare almeno i tempi d'attesa, oltre alla diplomazia e agli interventi Ue. Potremmo addirittura esercitare un'azione combinata con Bruxelles. Al riguardo so che il nostro ministero degli esteri si sta muovendo.

Antonione: «C'è la Fenice da ricostruire, c'è il passante di Mestre da fare...»

Illy: «Vuol dire che non ritieni plausibile il mio discorso?».

Antonione: «Dobbiamo essere realisti. Che senso ha parlare di Corridoio 5 se poi si arriva a Mestre e tutto si blocca perché c'è una strozzatura. Ancora : non c'è la terza corsia, non c'è l'alta velocità e l'alta capacità non si è mossa di un millimetro. Avrebbe un senso preoccuparci di aiutare sloveni e ungheresi se avessimo completato noi la nostra infrastrutturazione. Non dico non sia giusto preoccuparci degli altri, ma prima mettiamo ordine a casa nostra. Sennò rischiamo di fare discorsi a vuoto, tipo quello del collegamento Ronchi - Trieste entro il 2020. Poi speriamo che gli ungheresi facciano le loro infrastrutture. «Insomma, o affrontiamo una volta per tutte le situazioni vere, i meccanismi decisionali che ci impediscono oggi di fare le cose su cui siamo tutti d' accordo; o resteremo al palo. Non sono infatti le risorse a mancare: con il project financing un'infrastruttura si paga da sola. È un problema, appunto, di meccanismi».

Collino: «Solo una precisazione. Le opere di cui parla Antonione non sono state realizzate anche per gli errori dei governi precedenti e per i vincoli e le contraddizioni interne, con particolare riferimento al passante di Mestre. Insomma, per una legge sbagliata che prevedeva le conferenze dei servizi all'unanimità. Con la legge obiettivo e con un'impostazione diversa sono sicuro che quelle opere verranno completate o realizzate in tempi ragionevoli e quindi nell'arco di qualche anno. Se questo avverrà avremo comunque il problema di andare verso est, come ce l'avranno gli sloveni e gli ungheresi».

Antonione: «Stiamo lavorando intensamente su questi problemi. Vorrei però richiamare un punto che considero d'impedimento a una loro soluzione ed è quello dei controlli formali che ha tempi incompatibili con quelli della società. Ebbene, questi controlli formali sono un inutile spreco di risorse. Il controllo deve essere di merito e non di forma. Un esempio: quand'ero presidente era stata portata in giunta una delibera su un mutuo di 200 miliardi contratto con trattativa privata. La delibera è passata ma subito dopo la Corte dei conti l'ha bocciata perché non avevamo fatto una gara europea. Morale della favola: siamo stati fermi un anno a fare la gara europea, poi vinta dallo stesso istituto ma a un tasso superiore. Chi paga il danno subito? La Corte dei conti, giustamente, dice che la legge va rispettata. Esatto; ma la la missione della Corte dei conti è fare in modo che il denaro del cittadino sia speso al meglio e così non è avvenuto in quella circostanza. Perché siamo stati fermi un anno e abbiamo pagato di più. Queste sono le vere trasformazioni che dobbiamo fare se si vuole cambiare la società. Sennò ci parleremo addosso senza produrre risultati concreti».

Collino: «Non per niente lo slogan del ministro dell'ambiente Matteoli è che il dicastero non deve più essere il ministero dei divieti ma delle opportunità. Infatti, nell'arco di tre mesi ha firmato circa 76 impatti ambientali contro i 35 del triennio precedente. È del tutto evidente che chi sostiene come in politica non ci siano differenze tra centrodestra e centrosinistra, perché non c'è più l'ideologia, è vittima di una strumentalizzazione della politica, e di un sistema di interpretare la pubblica amministrazione che va rimosso. Viviamo in un paese dove c'è stato un blocco della crescita per tanto tempo, perché la politica ha fatto cose diverse rispetto a quelle che doveva fare. Altro che legge obiettivo. Ben venga dunque il vento europeo che ci permette di rimuovere determinati blocchi all'efficienza dell'apparato pubblico.

Antonione: «Bassolino e altri presidenti del centro sinistra ha fatto ricorsi contro la legge obiettivo».

Collino: «Aggiungiamo una certa adesione del mondo sindacale a una certa mentalità all'interno della pubblica amministrazione. Il tema affrontato è immenso e si coniuga con provvedimenti nazionali e iniziative regionali. Quelli nazionali sono sotto gli occhi di tutti in materia di fiscalità, di incentivazione alle imprese, il rientro dei capitali all'estero, che ad alcuni pareva una barzelletta e invece sta stando grossi risultati...».

Antonione: «Tanto rilevanti che potrebbero consentirci di fare una manovra. Altro che favorire i grandi evasori».

Collino: «Dimostriamo che l'inversione di tendenza, su una certa visione dell'economia, dà risultati. Per cui ritengo che, pur tra difficoltà riferite al centralismo regionale o alla burocrazia regionale, si debba arrivare a riqualificare la spesa. Per evitare di trovarci alle prese con una coperta troppo stretta. In questo senso le privatizzazioni possono essere il primo segnale che questa Giunta deve dare prima della scadenza elettorale, senza ovviamente mettere in discussione la necessità di mantenere una presenza strategica. Ma un segnale va dato. Un segnale di pulizia. Cominciando a ripulire Autovie dalle società che producono perdite per arrivare alla privatizzazione della concessionaria, fino alla soglia del 51%, guardando anche al contenuto della privatizzazione. Per quanto concerne Mediocredito sono convintissimo che la quota del Tesoro debba essere distribuita con il giusto equilibrio tra la cordata degli imprenditori; aggiungo friulo - veneti se serve, perché il polo del Nord Est deve farci partecipare in maniera ampia alla crescita di una vera e propria euroregione. Una grande semplificazione è oltremodo necessaria a Friulia perché operi a tutto campo in funzione delle imprese. E occorre ripensare il rapporto tra impresa e formazione. La regione può fare molto di più con il promuovere un progetto di crescita che veda Friulia come strumento di sostegno all'impresa che vuole rischiare. E poi il problema delle grandi infrastrutture. E qui a me piace ricordare il famoso accordo tra la Regione e lo Stato al tempo della ricostruzione: dopo la caduta del Muro dobbiamo guardare a questa regione come al punto più avanzato degli interessi nazionali. Se nel '76 chi governava la regione ha avuto la capacità e l'intelligenza di fare quel famoso accordo politico tra Stato e Regione ­ con il quale lo Stato delegava alla Regione la ricostruzione - oggi dobbiamo rilanciare un nuovo patto Stato - Regione per internazionalizzarla verso l'est europeo. In una nuova legge sull'area di confine la Regione può trovare con lo Stato lo strumento per "agganciare" questa esperienza di internazionalizzazione nell'interesse nazionale. Riscriviamo la legge sulle aree di confine per fare sì che attraverso questa la regione possa essere delegata a svolgere una funzione per conto dello Stato».

Antonione: «Sulla legge delle aree di confine stiamo già lavorando, anche con l'Assindustria di Udine e regionale, con Valduga e con Pittini. Siamo impegnati a rivisitare questo strumento fondamentale per l' internazionalizzazione. Collino ha richiamato l'accordo per la ricostruzione. Ebbene, dimostra che quando si tolgono di mezzo - e succede solo nelle emergenze - i vincoli del controllo formale e si assume in pieno il principio della responsabilità, le cose vengono fatte e fatte bene. È stato il meccanismo, insomma, a innescare un circuito virtuoso, al di là dei meriti degli uomini. Ho parlato a lungo con Comelli di questa esperienza. E oggi la vera riforma sarebbe di togliere di mezzo tutti gli intoppi formali e di consentire a chi ha responsabilità politica di fare. Poi si giudicherà chi è eletto dai cittadini per quello che ha fatto e non per quanto non ha potuto fare perché si è trovato le mani legate».

Presidente Tondo, come intende muoversi la Regione in relazione alla possibile rivisitazione della legge sulle aree di confine?

Tondo: «È stata una buona legge, che però fra un paio d'anni avrà esaurito tutte le risorse. Nel frattempo abbiamo aperto lo sportello unico per l' internazionalizzazione delle imprese. Sono d'accordo con quanto diceva Collino, nel senso che la sua riscrittura deve apportare risorse, anche nella considerazione che la nostra sarà la prima regione d'Europa a confinare con Paesi "new entries" dell'Ue, cosa che potrà avere conseguenze positive o negative. Questo rapporto sarà importante per tutto il resto d' Europa. Faremo storia, nel senso che faremo capire cosa accade in questa parte del mondo. La nuova legge dovrà perciò rappresentare la capacità del nostro paese a rapportarsi con il mondo che si sta evolvendo. «Abbiamo davanti problemi e opportunità. Forse anche il problema delle infrastrutture, in particolare del Corridoio numero 5, potrebbe essere affrontato nell'ambito della nuova legge. Perché nessuno ha più sensibilità di quanta ne abbiamo noi per questo problema; possiamo perciò legittimamente rappresentare le altre regioni su questi problemi».

Collino: «Su questo punto ricerchiamo anche le motivazioni della nostra specialità. Con tutto il rispetto per il friulano, con tutto il rispetto per la minoranza slovena, i valori fondanti della specialità sono strettamente connessi con la mondializzzazione. Se noi riuscissimo con la trasversalità dell'intelligenza, sulla legge dell'area di confine, a vederci riconosciuto come regione lo status di ambasciatrice di questo ragionamento, noi avremmo messo la pietra miliare di una grossa specialità. Allora si ottiene la chiave anche per battere cassa nelle Finanziarie successive».

Illy: «In questo contesto anche il ruolo di Friulia potrebbe essere portato al di fuori dei confini. Non per sovrapporsi a Finest ma per approfondire anche all'estero alcuni settori nuovi di cui si sta occupando Friulia come quello del venture capital. Potremmo per questa via diventare veicolo di imprenditorialità anche nei paesi oggi associati all'Unione. È un' opportunità straordinaria».

Sette: «Se non si avvicina il Friuli a Finest e a Medio Credito non c'è quel travaso di cultura e di professionalità necessario a dare risposte concrete. Si va a compartimenti stagni, ed è la cosa peggiore».

Collino: Questo è il vero passaggio della modernizzazione. Il centro destra vincerà se riuscirà a trasformare tutte queste finanziarie in un progetto moderno. Qui ci giochiamo la campagna elettorale».

Sette: «Quindi dovremo diminuire il numero dei consiglieri. È fondamentale. Da cinque a tre consiglieri sono sufficienti».

Della Valentina: «Dirò di più. Non solo ridurre il numero dei consiglieri, ma fissare un identikit cui ispirarne la nomina. Perché uno non può fare in politica ciò che non ha fatto nella vita. È importante come metodo».

Sette: «Questo vale per noi, vale per tutti».

Della Valentina: «Trovo sia importante allargare il ragionamento sullo sviluppo collegandolo con quello del Veneto. Cioè ragionare in termini di macro ­ territorio e non più soltanto di regione.

Sette: «Attenzione però; gli amministratori esterni portano ricchezza all' interno di un consiglio di amministrazione potendo trasferire la loro competenza e professionalità anche su quanti hanno meno esperienza».

Tondo: «A parte il problema della riconferma del presidente uscente, a me interessa soprattutto assegnare a Friulia un mandato preciso, così come abbiamo fatto in Autovie. È importante il numero dei consiglieri, ma più importante è che l'azionista di riferimento verifichi i risultati, dia una "mission" e poi verifichi costantemente l'aderenza dell'azione alla linea di marcia. Per questo ho chiesto a Melò di venire in Giunta regionale il 15 a relazionare».

Prima si è sfiorato il problema di chi gestirà le strade ex Anas, se le Province o questa fantomatica società mista...

Tondo: Baraldi è bravo a cogliere ogni parola che magari scappa, come a me è scappata, specialmente su temi scottanti. Però debbo dire che io non ho certezze sull'argomento strade. Lo dico con molta serenità, non ho certezze. Francamente non credo che affidarle oggi alle provincie sia la soluzione migliore rispetto al conferirle in una società.

Illy: «Ma quelle, le strade, le hanno fatte...».

Tondo: «Ma non strade importanti. A me interessa però sapere ­ ce lo dirà la Paritetica - quanti soldi ci assegnerà lo Stato. Mi si dice 80 milioni al km; ma la Lombardia ha portato a casa 127 milioni. Allora, prima voglio capire questo punto, poi potremo anche decidere se darle o no alle Province. Ci sono pochi contenuti operativi. Li delegherete...

Tondo: Su questo non sono d'accordo.

Avremo sempre doppioni...

Tondo: Quando in montagna si sono fatti i Leader per gestire i fondi dello sviluppo ho raccomandato di tenerli in piedi fin tanto che avessero avuto una missione da compiere.

E allora, dobbiamo proprio giustificare l' esistenza della Provincia affidandole compiti nuovi?».

Illy: «La Provincia è prevista dalla Costituzione. Quindi non si tratta di dire che ce le teniamo fin che servono; le teniamo fin che la Costituzione le prevede. E per ora lo prevede, anche se hanno poche funzioni. Una di queste è l'amministrazione e la gestione delle strade di interesse provinciale. Mi sembra la cosa più naturale che le strade passino quindi dall'Anas alle Province. Semmai incentiviamole a consorziarsi fra loro, a costituire una loro società per azioni, magari con il contributo e con il know how di Friulia. A me risulta che le provincie, in particolare Udine e Pordenone, abbiano progettato, costruito, mantenuto delle strade. Poi l' acquisizione delle strade ex Anas aumenterebbe la loro efficienza - uno degli obiettivi da voi tutti indicato - perché non avrebbero bisogno probabilmente di assumere nuovo personale.

Tondo: «Ripeto che ora la cosa che mi interessa di più sono le risorse che otterrò e come e quando le otterrò. La seconda è che comunque ci sia una regia unica, a prescindere da chi - se nuova società o Province - poi effettivamente le gestirà. Non faccio un "totem" né della difesa a priori delle Province né dell'impuntatura su una nuova società.