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Il Messaggero Veneto 26-09-2001

Riforma elettorale: parte il comitato ristretto

La presidenza al commissario della Lega Nord. Brussa (Ppi-Margherita): adesso qualcuno chiederà il referendum

TRIESTE ­ La nuova legge elettorale ha compiuto ieri un piccolo passo in avanti, con le audizioni del comitato per le pari opportunità, dei partiti non presenti in consiglio (Cdu e nuovo Psi), degli esponenti della comunità slovena, passi di un percorso approvato da tempo, che non hanno fatto registrare alcunché di inatteso. Più importante la formazione del comitato ristretto, composto dal leghista Beppino Zoppolato, Bruno Marini (Fi-Ccd-Fdc), Franco Baritussio (An), Renzo Travanut (Ds), Franco Brussa (Ppi-Margherita), Roberto Molinaro (Cpr), Mario Puiatti (Verdi-Sdi), Roberto Antonaz (Rc), Bruna Zorzini (Pdci), nonché Francesco Serpi e Giorgio Pozzo (Uf), entrambi del gruppo misto.

Comincerà i suoi lavori tra almeno otto giorni, per consentire la consegna di memorie scritte, e forse per prendere tempo, perché la partita si gioca ormai a livello di partiti, come conferma il mandato esplorativo conferito coordinatore azzurro Ettore Romoli.

Nel frattempo è tutto un incrociarsi di proposte contrattabili, e forse di bluff. La maggioranza non è compatta, e non dispone dei 40 voti per una maggioranza qualificata. Trattano da una posizione di vantaggio Ds e An, favorevoli alla norma transitoria (che, senza una nuova legge, farebbe votare il Friuli-Venezia Giulia come le Regioni a statuto ordinario), mentre i partiti minori per i quali sbarramenti alti e premi di maggioranza troppo forti potrebbero risultare esiziali, buttano nella trattativa tutto il loro peso.

Sarà un confronto difficile, e qualcuno è già pronto a scommettere che il referendum ci sarà. «Siamo entrati nel comitato per rimanere coesi con il resto dell'Ulivo. Dopo tanti annunci di perfetta intesa, la maggioranza ha incaricato un mediatore "esterno": credo che ora si aprano condizioni per la norma transitoria, o per un compromesso politico alto, che stemperi i poteri del governatore, garantendo all'elettorato il diritto di sceglierlo», dice Renzo Tranavut.

«Con una proposta sola la strada del comitato ristretto è anomala. Vedremo se ci saranno margini di manovra, perché, ad esempio, il premio di maggioranza dovrà essere abbassato, visto che modifica troppo il responso delle urne», nota Franco Brussa, secondo il quale il referendum confermativo ci sarà senz'altro. Per Mario Puiatti l'unico segnale nuovo viene dal Cpr: «Ha detto che un presidenzialismo equilibrato è meglio di una soluzione pasticciata: mi sembra una posizione interessante».

«Sarà un lavoro titanico. Mi chiedo se sia giusta l'autonomia in questo campo: così ogni maggioranza regionale può tentare di costruirsi un modello su misura», riflette la Bruna Zorzini Spetic. «Siamo per il bipolarismo, non per un bipartitismo dimentico delle ricchezze territoriali e politiche della regione». «Consideriamo negativamente il presidenzialismo, specie in una regione composita come la nostra. Ma piuttosto di un pasticcio purchessia è meglio la norma transitoria», commenta Roberto Antonaz. E Giorgio Pozzo si scopre presidenzialista, ma senza farne un dogma: «Quello che occorre bloccare è lo sbarramento per i partiti nelle coalizioni: per assurdo, un raggruppamento folto potrebbe vincere, ma essere cancellato dal consiglio».

«Abbiamo finito la liturgia delle audizioni, che non hanno fatto cambiare idea a nessuno e lasciate intatte perplessità e contraddizioni», conclude Francesco Serpi. «Questa legge comunque quaranta voti non li troverà: il referendum è scritto nell'ordine delle cose».

Luciano Santin