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Il Piccolo 24-05-2002

LUBIANA - Il Parlamento ha deciso di attendere l'invito ufficiale

Referendum sulla Nato dopo il vertice di Praga

LUBIANA - Il referendum sull'ingresso della Slovenia nella Nato non si farà prima dell'invito ufficiale a entrare nell'Alleanza atlantica, che Lubiana spera arrivi dal vertice Nato di Praga in novembre. Lo ha deciso ieri il Parlamento sloveno, che con 53 voti contrari e solo 9 favorevoli, ha bocciato la proposta del Partito dei giovani di indire il referendum prima del vertice di Praga.

Nel dibattito, aperto in via eccezionale dal presidente della repubblica Milan Kucan, seguito dal premier Janez Drnovek (entrambi sostenitori dell'ingresso della Slovenia nella Nato e favorevoli al referendum solo dopo che la Slovenia sarà ufficialmente invitata nell'Alleanza), sono intervenuti anche i deputati italiani Roberto Battelli e Aurelio Juri, il primo deputato al seggio specifico per la minoranza italiana, il secondo esponente della Lista unita dei socialdemocratici.

L'invito nell'Alleanza atlantica, ha spiegato la sua posizione Battelli, sarà soltanto l'inizio del processo di avvicinamento. Seguiranno delle trattative, e soltanto in un secondo tempo saranno noti i costi e le condizioni dell'ingresso del Paese nella Nato. Solo a quel punto i cittadini disporranno degli elementi chiave per esprimersi tramite un eventuale referendum. Chiedere loro di scegliere prima di conoscere tutti gli elementi sarebbe scorretto.

L'ex sindaco di Capodistria Aurelio Juri si è dichiarato invece favorevole al referendum prima del vertice Nato di Praga: è una scelta che cambierà la posizione internazionale della Slovenia ed è giusto che i cittadini si esprimano. Il referendum, secondo Juri, servirebbe inoltre per verificare se esiste ancora quel sostegno all'entrata nella Nato che era uno degli obiettivi della politica estera slovena al momento dell'indipendenza. Juri ha spiegato infine perchè da sostenitore è diventato avversario dell'ingresso della Slovenia nella Nato ed ha ricordato la politica agressiva dell'amministrazione Bush, le pressioni statunitensi sull'economia slovena, ma anche l'acritico filoamericanismo del governo sloveno, culminato con il ritiro della firma dal Trattato internazionale per un mondo non nucleare.