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Il Piccolo 08-03-2002

FOIBE - Governi e servizi segreti dei Paesi coinvolti avrebbero protetto i responsabili degli eccidi in cambio d'informazioni

«E' Boro Pregelj il boia di Gorizia»

Ugo Fabbri, sindacalista triestino, cita circostanziate testimonianze, nomi e luoghi

TRIESTE - «Franc Pregelj č stato identificato con certezza come il partigiano 'Boro' fin da una denuncia inoltrata a suo carico ancora il 13 maggio '49. Il tentativo di depistare le indagini č patetico». Lo sostiene Ugo Fabbri, triestino, sindacalista dell'Ugl che ancora oggi si autodefinisce fascista ed esponente del disciolto movimento di Ordine nuovo. Contro «Boro», Fabbri ha presentato denuncia alla Procura di Gorizia, a quella di Roma e alla Procura militare di Padova. Per avvalorare le accuse contro Pregelj, Fabbri cita la testimonianza che rese alla Questura di Gorizia Maria Piemonte in Deferri. «Mio marito Giuseppe Deferri, direttore della Cassa di malattia, č stato prelevato alle ore 23 del 9 maggio '45 da regolari truppe jugoslave per ordine del commissario 'Boro' (maestro Francesco Pregelj da Renziano) coadiuvato dalla compagna Carmela (Milena Bajt Bisiach) e portato alle carceri di Gorizia ove rimase fino al 17 dello stesso mese.»

«Inutile dire - commenta ora Fabbri - che Giuseppe Deferri, unitamente al fratello Bruno, anch'egli prelevato per ordine di 'Boro', non fece pił ritorno alla sua abitazione. Qui il commissario del IX Corpus titino viene identificato con nome, cognome, nome di battaglia, qualifica professionale, paese di provenienza e nome della convivente. Spero che a qualche spirito sinistro - conclude Fabbri - non venga in mente di pretendere il rilevamento delle impronte digitali di 'Boro' sui cadaveri delle vittime fatte scomparire».

Ma Fabbri va oltre e sostiene l'esistenza di accordi riservati tra governi e servizi segreti di Stati tradizionalmente nemici che spiegherebbero come mai presunti criminali di guerra non sono mai stati cercati nč tantomeno puniti. La libertą degli infoibatori sarebbe stata barattata con le mappe delle fosse comuni in modo da poter recuperare le salme alle quali rendere gli onori. «I tedeschi, tramite l'intermediazione delle gerarchie dell'ex Germania Orientale - sostiene Fabbri - hanno aperto canali privilegiati con i servizi segreti sloveni. Coprendo di marchi i giusti interlocutori (leggi ex infoibatori in carriera) i tedeschi sono riusciti a ottenere la mappa ove le stragi sono avvenute e il nullaosta per il recupero delle salme ivi trucidate. In tale contesto Franc Pregelj sarebbe stato segretamente promosso al rango di referente delle autoritą italiane e, per una malintesa superiore ragion di Stato, i servizi segreti italiani si sarebbero attivati per garantirgli l'impunitą riservata ai collaboratori protetti». Pregelj oltretutto avrebbe avuto la possibilitą di accedere agli archivi dell'Ozna, l'ex polizia segreta jugoslava di cui egli faceva parte.

Silvio Maranzana