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Il Messaggero Veneto 14-10-2001

La ripartizione della spesa secondo la nota programmatica della Regione. Pordenone fanalino di coda

Piani di sviluppo, favorita Trieste

Al capoluogo il 25,8% rispetto al 20,9 di popolazione, a Udine il 42% sul 43,8 di abitanti

UDINE ­ Udine, con il 43,8% della popolazione, ha ricevuto dall'Amministrazione regionale risorse pari al 43,1%; Trieste, con il 20,9%, ha ottenuto trasferimenti in misura pari al 23,9%; in provincia di Pordenone i due rapporti sono stati rispettivamente del 23,6 (popolazione) e del 21 (risorse); l'area goriziana risulta la più equilibrata, con il 12% di spese contro l'11,7 di residenti. Questa è, per aree geografiche, la ripartizione percentuale delle erogazioni, ammontanti complessivamente a 5 mila 421 miliardi, che il Piano di sviluppo regionale ha destinato nel Duemila ai 32 settori da cui è formato, che vanno dalla Sanità agli Enti locali, dall'Industria al sistema dei trasporti, dall'ambiente ai programmi comunitari e così via.

La stessa analisi è altrettanto interessante se effettuata su un secondo livello, prendendo come parametro di riferimento l'estensione territoriale: in questo caso le differenze sono nettamente più marcate. In provincia di Udine il rapporto tra pagamenti e superficie è di due a tre: 43,1% i primi, rispetto ad un'area pari al 62,4% del totale. Anche a Pordenone lo sbilancio è negativo, in presenza di una quota territoriale del 29% che ottiene risorse limitate al 21%. Opposta la situazione a Trieste e Gorizia: il capoluogo regionale e la sua zona di riferimento, con il 2,7 della superficie, beneficiano del 23,9 delle erogazioni, mentre in provincia di Gorizia tale rapporto, sempre favorevole, è di 5,9 contro 12.

Chi ci perde, dunque, e chi ci guadagna nella ripartizione su base provinciale delle spese regionali? Il Friuli-Venezia Giulia conta una popolazione di 1 milione 185 mila abitanti, distribuiti su una superficie di 7 mila 844 Kmq. Dalla ponderazione e dalla disaggregazione dei due dati, è indubbio che, su base percentuale, la situazione è decisamente favorevole per Trieste e Gorizia, mentre lo è meno per Udine e Pordenone, che sembrerebbero penalizzate.

A fronte di questa constatazione, gli estensori del Piano hanno la risposta pronta: sotto il profilo demografico fanno notare che il dato sulla popolazione non può essere assunto pedissequamente in termini numerici, ma deve essere "pesato" in relazione ad un'ampia gamma di fattori: indici di natalità e di mortalità, rapporto tra persone in età lavorativa e non attive (studenti e pensionati), e soprattutto tasso di invecchiamento (giovani fino a 15 anni rispetto agli ultra 65enni), che determina l'assorbimento di risorse in costante crescita. Per quanto riguarda la superficie, si fa notare, entra in gioco la densità abitativa: mentre in provincia di Trieste la quasi totalità dei 249 mila residenti è concentrata nel capoluogo, la zona montana del Friuli (per citare un caso tipico), che con i suoi 2.538 kmq. di estensione comprende oltre il 32 per cento del territorio regionale, ha una popolazione di soli 67 mila residenti sparsi in ben 48 comuni, che costituiscono appena il 5,7% del totale regionale. Tuttavia vale anche il discorso inverso: quanto maggiore è la dispersione demografica, tanto più elevati sono i costi finanziari e sociali che le comunità interessate devono sopportare.

Si pensi, per fare qualche esempio, ai servizi di scuolabus fin nelle sperdute vallate del Natisone, agli interventi infermieristici a domicilio, ai contributi erogati alle farmacie delle località rurali perché possano garantire la loro presenza.

Pare dunque consolidata la tendenza a sovrastimare le aree giuliana e isontina, a discapito del Friuli storico. Non potendo esaminare ciascuno dei settori di spesa (elencati in dettaglio nella tabella riportata) ci limitiamo ai due più rilevanti, la sanità e le autonomie locali. In termini quantitativi la fetta più grossa della spesa sanitaria (che ammonta a 2.658 miliardi) è andata a Udine, con 1.122 miliardi; la provincia di Trieste ne ha ricevuti 680, mentre a Pordenone sono andati 556 e a Gorizia 300. Ma in percentuale è sempre Trieste a guadagnarci, con il 25,8% delle risorse rispetto d una popolazione del 20,9%. Udine si attesta intorno al 42%, un punto in più rispetto all'anno precedente ma ancora in misura meno che proporzionale rispetto al 43,8% demografico. Sulla stessa falsariga l'assegnazione fatta a Pordenone: 556 miliardi, 21% del totale, inferiore di quasi tre punti in rapporto ai residenti. Solo Gorizia si mantiene sostanzialmente in equilibrio.

Analizziamo ora i trasferimenti ai comuni e alle province che, in base alla devolution, dovrebbero vedersi accrescere nei prossimi anni risorse e competenze. Nel Duemila le erogazioni hanno toccato gli 864 miliardi. Anche in questo caso, sotto il profilo quantitativo, Udine è in testa con 390 miliardi, seguita da Pordenone con 197, Trieste con 177 e Gorizia con 100. Nel calcolo percentuale la provincia friulana risulta avvantaggiata di un punto rispetto all'indice abitativo (come l'anno precedente), lo stesso punto che invece penalizza Pordenone. In equilibrio i rapporti nelle altre due province. Alla luce delle risultanze complessive, è la classica eccezione che conferma la regola.

Abbondio Bevilacqua