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Il Piccolo 05-02-2002

Dalla doppia riunione udinese escono solo le dichiarazioni ufficiali di Forza Italia, affidate al presidente Tondo, che rassicura: «Un clima di pieno appoggio»

Legge elettorale, Alleanza nazionale ancora divisa

Con imbarazzanti monosillabi tutti rinviano all'on. Menia, il quale però fa perdere le sue tracce

TRIESTE - An si chiude nel suo «ritiro» udinese senza prendere posizione. Forza Italia rilascia solo dichiarazioni ufficiali, affidandole al suo massimo esponente del momento, il presidente Renzo Tondo. Se la Casa delle libertà voleva fornire un'immagine di compattezza assoluta, dopo il doppio vertice di Udine sulla legge elettorale, ha perso una buona occasione. Non parla nessuno, o al massimo si esprime a monosillabi il «pueblo» del centrodestra, al culmine della giornata più lunga. Segno evidente che la soddisfazione è solo di maniera, le perplessità non enumerabili, che è meglio. Adriano Ritossa, esponente naif di An, e cioè apparentemente non vincolato alle consuete rigidità del partito, sembra quasi dispiaciuto. «Parlate con Menia», taglia corto, ma il federale è già lontano, telefonino d'ordinanza rigorosamente chiuso, ci mancherebbe. E la fototessera di Alleanza nazionale, volenti o nolenti, rimane quella della vigilia, divisa tra un presidenzialismo auspicato, a denti stretti, dall'assessore Ciani, e la fedeltà alla linea del collega Dressi. Anche di fronte allo spauracchio di un referendum che potrebbe fare carta straccia delle loro leggi «sofferte», i referenti principali non battono macchia.

«Ho visto un buon clima - assicura il presidente Tondo - culminato poi nel pieno appoggio a questa legge. Se avessi dovuto decidere in prima persona? Non lo so, francamente. Quello che credo è che il testo espresso non sia assolutamente dissimile ad altri esistenti. Rutelli o Berlusconi, per usare un esempio calzante, è tutto nella scheda, la scelta è possibile, senza andare ad argomentare su altre questioni». C'è un'altra parte dell'articolato che lo soddisfa, e Tondo non ne fa mistero. «Sono particolarmente compiaciuto - conferma - per la norma anti ribaltone che è prevista nell'articolato. Si tratta di una scelta molto forte, che va votata da un numero elevato di consiglieri della maggioranza, trentuno per la precisione, e che quindi dovrebbe fonire ampie garanzie sulla governabilità della Regione».

Basterà? Tra gli alleati, neppure invitati ieri sera, la perplessità viaggia a mille. Ma se Bruno Marini del Ccd continua a sostenere che è stata sottovalutata la pericolosità del referendum abrogativo e che sullo sbarramento c'è tutto da rivedere, alla luce del meccanismo dei resti, nato quasi per penalizzare i partiti minori, la Lega plaude al nuovo articolato. Una convinzione di forza? Chissà. I fini politici confermano che ogni slittamento in avanti rischia di far arrivare l'eventuale referendum confermativo troppo a ridosso della «campagna» per le elezioni regionali del 2003. Se la legge, «ingoiata» troppo a buon mercato, dovesse venir varata attorno al 20 febbraio, il referendum confermativo non potrebbe comunque aver luogo prima di novembre, almeno stando ai dettami della relativa legge varata dalla stessa Regione pochi mesi orsono. Servono, infatti, 15 giorni di tempo per la sua pubblicazione e si arriva, dunque, fatalmente al 7-8 di marzo. Facendo decorrere da quella data i 90 giorni necessari a raccogliere le firme referendarie si arriva alla fine della prima settimana di giugno e, dunque, al periodo autunnale, considerata l'impossibilità di votare d' estate.

Perchè Forza Italia, Ccd, An e Lega Nord hanno voluito invischiarsi in questa situazione? Eccessiva sicurezza nei propri mezzi, da intendere come convinzione nei futuri, successivi successi elettorali? Lo sapremo ben presto. Ammesso e non concesso, come ipotizza Illy, che quella approvata sia effettivamente la legge che approderà al vaglio dell'aula consiliare.

Furio Baldassi