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Il Piccolo 02-11-2001

Disgelo nei rapporti tra Italia e Croazia dopo le polemiche per il conferimento della Medaglia al valor militare alla città dalmata

Ruggiero disinnesca la mina-Zara

Il ministro degli Esteri ha telefonato al collega Picula per chiarire l’ equivoco

ZAGABRIA - Dopo il «grande freddo», scatenato dal conferimento, da parte del Quirinale, della Medaglia d’oro al valoro militare all’ultima amministrazione italiana di Zara, arriva la stagione del disgelo tra Italia e Croazia. Mercoledì sera Zagabria è stata a un passo dal richiamare il suo ambasciatore in patria. Perché il governo Racan non aveva digerito il rifiuto italiano al preventivato incontro tra il proprio premier e un inviato del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, già in agenda per oggi, alle 10.30. Così come non aveva digerito la convocazione, mercoledì mattina, del proprio rappresentante diplomatico da parte del ministro degli Esteri, Renato Ruggiero. Insomma si stava camminando sull’orlo del baratro. Un rischio avvertito da entrambe le diplomazie e da entrambe temuto e fortemente avversato.

Così ieri il ministro Ruggiero ha fatto la mossa decisiva telefonando al suo «collega» croato, Tonino Picula. Finalmente un confronto tra pari, hanno detto a Zagabria. Quindi si può ricominciare a ragionare. Ed è quanto hanno fatto proprio i due ministri che, dicono fonti della Farensina, hanno impostato l’intero dialogo in una cornice europea ed europeista. Ruggiero ha ribadito che la medaglia a Zara altro non è se non un atto simbolico che comunque Roma voleva concordare con Zagabria, ma è stata anticipata dalle indiscrezioni trapelate sulla stampa. Un fatto resta inequivocabile, precisano le fonti diplomatiche, l’Italia con questa onorificienza non ha in nessun modo voluto esprimere velleità revansciste.

Tutto risolto? Non proprio. Le difficoltà legate alla negoziazione del trattato bilaterale di cooperazione sono ostacoli reali e concreti. L’Italia punta il dito sul principio di non discriminatorietà cui la Croazia dovrebbe uniformarsi soprattutto dopo il suo ingresso ufficiale nel «pianeta» Europa con la firma del trattato di associazione e stabilizzazione. C’è di mezzo la legge di denazionalizzazione in gestazione al «Sabor». Ci sono gli interessi degli esuli italiani e c’è quel «debito morale», come lo ha definito Ruggiero, nei confronti dei nostri profughi del dopoguerra che vuole essere onorato. Ma c’è, sul versante opposto, la volontà croata di saldare ogni conto con il pagamento dei 35 milioni di dollari che le spettano in base agli accordi di Roma del 1983. Su tutto, poi, vigila il principio del «pacta sunt servanda» più volte proclamato proprio dal ministro Ruggiero.

Insomma un bel rebus che le due parti però si sono reimpegnate a risolvere. Non con il muro contro muro, ma con il dialogo. Che inizierà già martedì prossimo a Roma - come conferma il sottosegretario, Roberto Antonione - con la nascita di un tavolo tecnico bilaterale. La situazione di stallo è, dunque, superata. A contribuire alla nuova stagione di collaborazione ci penseranno poi anche i due Capi di Stato, Stipe Mesic e Carlo Azeglio Ciampi che si sentiranno a breve per telefono per una chiacchierata chiarificatrice.

La Farnesina auspica che il contenzioso possa trovarsi in dirittura d’arrivo già entro il prossimo vertice dell’Iniziativa centroeuropea in calendario alla fine di novembre a Trieste. La firma dell’accordo bilaterale di cooperazione e amicizia avverrà addirittura davanti alle Nazioni Unite, proprio per confermare la sua valenza operativa e simbolica di una nuova era che si sta per aprire tra i due Paesi. L’importante, dicono alla Farnesina, è dialogare nell’imprescindibile cornice dei principi europei.

Mauro Manzin