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Il Piccolo 25-04-2002

La ricostruzione della nottata di follia del Consiglio regionale, alle prese con l'approvazione della «collegata» alla Finanziaria 2002

Urla, insulti, sigarette e cartacce: in aula è quasi rissa

Bagarre sulla norma, poi stralciata, che prevedeva l'assunzione di una trentina di «persone fidate»

TRIESTE «Tutto è bene quel che finisce bene»: l'ultrapacato commento è di Renzo Tondo. Ma sono parole in stridente contrasto con l'atmosfera da arena respirata a lungo l'altra notte in Consiglio regionale: in aula, tra i signori consiglieri, si è più volte sfiorata la rissa, mentre politicamente la maggioranza, dopo aver addirittura messo in un'occasione in minoranza il presidente della giunta, ne è uscita almeno malconcia. Era stato Tondo inizialmente a opporsi alle pressioni trasversali di un po' tutti i gruppi per la definitiva assunzione di una trentina collaboratori di fiducia attualmente a contratto. Il presidente chiedeva di demandare la soluzione della vicenda a una «leggina» separata. A mezzanotte e passa il risultato finale è stato proprio quello auspicato da Tondo. Ma a che prezzo...

Ricostruiamo le tre ore di follia del Consiglio.

Vertice serale. Sono le 21.15. Esaurita la discussione della «collegata», non c'è ancora un'intesa di maggioranza sulle norme per il personale. In seno al Centrodestra qualcuno, e segnatamente il presidente Tondo, si conferma convinto della validità del principio secondo il quale chi governa ha il diritto, all'americana, di avvalersi di persone di fiducia, ma limitatamente alla durata del proprio mandato. La seduta viene sospesa per consentire alla maggioranza di riunire un vertice chiarificatore.

La posizione di Tondo. Il presidente ribadisce la propria opinione. Regolarizzare in via definitiva quei precari sarebbe oltre tutto una violazione - dice - della regola della pari opportunità (rappresentata dal concorso pubblico) di accesso alla Regione; e, confermato il proprio «no» alle scorciatoie politiche, suggerisce di definire il delicato problema nell'ambito di un provvedimento organico da concordare coi sindacati. Arriva anche a proporre la data dell'8 maggio per la convocazione della competente commissione consiliare. Ma in particolare An e la Lega insistono per l'immediato varo dell'articolo in discussione. («Ci sono state in giro troppe promesse - si bisbiglia nei corridoi - a parenti, amici e amici degli amici...»).

Votazione traumatica. Il vertice si conclude con un nulla di fatto. I più chiedono di andare avanti così: «Illustreremo in aula le varie posizioni». Allora Tondo decide di mettersi in gioco chiedendo ufficialmente lo stralcio dell'articolo del personale dalla «collegata». E la sua proposta - nonostante un tentativo del leghista Zoppolato di ottenere un'altra sospensione dei lavori sì da evitare una conta rischiosa - è posta in votazione. Risutato: clamorosa bocciatura. 20 «no», 19 «sì» e 4 astensioni. I pro e i contro. Votano per lo stralcio, insieme con Tondo, gli assessori Arduini (Ln), Ciani (An), Santarossa (Ccd) e Venier Romano (Fi), nonché i forzisti Ariis, Cisilino, Asquini, Dal Mas, Salvador, Stefanoni e Staffieri, i cicidì Sasco e Vio, Gottardo del Cpr, Degano e Moretton della Margherita, il verde Puiatti e l'autonomista Pozzo. Lo stralcio viene invece bocciato dagli assessori Seganti (Ln) e Ciriani (An), mentre il leghista Narduzzi non vota - come il proprio segretario Zoppolato - e il resto del Carroccio si unisce ai Ds, al Pdci, a Rc, al socialista Baiutti e all'indipendente Visentin. Si astengono i consiglieri di An Ritossa, Di Natale e Baritussio.

Tondo se ne va. A questo punto il presidente, infuriato, prende il cappello ed esce dall'aula, seguito dall'imbarazzatissimo capogruppo forzista Aldo Ariis, che getta la spugna lasciando i suoi nel caos. E in effetti, in aula, c'è bagarre. Che fare? Passare senz'altro all'approvazione dell'articolo e dei relativi emendamenti, chiedono in particolare i Ds ad avvenuta bocciatura dello stralcio. Macché: «Adesso votiamo la parte stralciata per punti», azzarda il leghista Zoppolato, temendo seriamente per la sorte della giunta. Ormai sull'orlo di una crisi che la stessa Lega ha contribuito a favorire, Zoppolato si è butta così a recuperare la situazione.

Bagarre. Urla, consiglieri sparsi per l'aula e nell'antisala. Dapprima Toni Martini e poi Giulio Staffieri a scuotere il campanello e invitare inascoltati alla calma. Votazioni, per parti, che danno per esito sconsolanti 8 a 2. «Come si possono votare stralci parziali di un articolo di cui è già stato bocciato lo stralcio?», protestano in particolare i Ds accusando i presidenti di turno dell'assemblea di calpestare il regolamento. Ecco Travanut mettersi a fumare, con Puiatti, in aula. Il messaggio è chiaro: se non si osservano più i regolamenti, tanto vale... La presidenza dell'assemblea valuterà nei prossimi giorni se assumere provvedimenti nei confronti dei due fumatori; e intanto ha già scagionato Zoppolato che più di qualcuno, non conoscendo il friulano, accusa di aver urlato una bestemmia. E torniamo in aula: il capogruppo leghista viene bersagliato dai diessini con pallottole di carta: e lui ad agitare il dito medio sotto i loro nasi e a inveire. Conclusione. Infine Zoppolato propone lo stralcio dell'intero articolo e i frondisti di Centrodestra fanno retromarcia, sicché arrivano 28 «sì» e 11 «no». È mezzanotte e 40, fine della seduta.

Ieri i diessini Tesini e Zvech hanno parlato di «eversione istituzionale» per aver visto votare due volte la stessa richiesta nella medesima seduta. Ma intanto Tondo commenta: «Alla fine è passata la mia proposta, per cui mi ritengo vincitore; e a chi mi critica dico che sono un pragmatico e guardo solo al risultato».

Giorgio Pison