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Il Messaggero Veneto 14-04-2002

Dagli Stati generali transfrontalieri sono riemerse le preoccupazioni per un progetto in panne

Cinque regioni per riaprire il Corridoio

Antonione: c'è la volontà di muoversi uniti. Illy: Est e Carinzia ci boicottano

TRIESTE - Friuli-Venezia Giulia, Carinzia, Slovenia e Croazia si dicono pronti a collaborare per uno sviluppo comune. È l'impegno che ha unito i partecipanti agli Stati generali transfrontalieri concluso a Trieste dal sottosegretario agli esteri Roberto Antonione. In margine ai lavori è però riaffiorato qualche timore circa la effettiva realizzazione del Corridoio 5, considerato cruciale per una comune politica di sviluppo.

Se infatti il presidente della giunta regionale Tondo ha ricordato l'impegno assunto dal Governo Berlusconi, che ha già sbloccato una parte delle opere (quelle del passante di Mestre), in un gruppo di lavoro degli Stati generali il deputato Riccardo Illy ha denunciato il pericolo di un boicottaggio ai danni dell'Italia da parte di Slovenia, Carinzia e Ungheria. Nel discorso conclusivo il sottosegretario agli Esteri, Roberto Antonione, si è detto soddisfatto per i segnali giunti nel corso degli interventi che hanno visto succedersi anche il segretario di stato sloveno Iztok Simoniti, il presidente della regione Istria Ivan Jakovcic, e i vicepresidenti della Carinzia e della contea litoraneo montana, Karl Pfeifenberger e Luca Denona. L'idea che è maturata nel corso delle sessioni, infatti, è quella di un sistema che, nel pieno rispetto delle diversità e delle culture, possa muoversi unito e sostenere progetti comuni.

Se non che proprio ieri l'ex europarlamentare triestino Giorgio Rossetti, che dirige il centro di studi economici e sociali Dialoghi europei, accennando a un'imminente decisione della Commissione trasporti del Parlamento europeo (è convocata per giovedí) ha rafforzato i timori espressi da Illy: «Il Corridoio 5 sulla carta viene genericamente confermato con tutti gli altri che interessano l'Europa Centro-Orientale - ha spiegato -. Ma solo sulla carta. Quello che va avanti è il corridoio d'oltralpe. La convinzione diffusa tra i parlamentari a Bruxelles è che il Corridoio 5 sarà d'attualità tra 15 anni, quando quello della Stoccarda-Vienna-Budapest comincerà a saturarsi».

Dagli Stati Generali, comunque, nonostante l'assenza della rappresentanza veneta e la partecipazione di una delegazione non numerosa di imprenditori, ieri si è levato un messaggio d'incoraggiamento «per chi crede che l'integrazione fra aree diverse possa dare vita a modelli di sviluppo invidiabili», come ha sottolineato Antonione. «Servono momenti di integrazione comune per affrontare le grandi sfide della globalizzazione, ma queste devono anche tradursi in progettualità concrete». Il sottosegretario ha ribadito l'intenzione del governo di sostenere i progetti condivisi da tutte le componenti dell'area, ma ha invitato a presentare piani concreti, che comprendano non solo le idee di fondo, ma pure le soluzioni concrete a problemi come l'armonizzazione di normative diverse. Il sottosegretario ha confermato la disponibilità del governo a rivedere la legge sulle aree di confine, e ha ricordato come l'esecutivo abbia messo disposizione più di un milione di euro per opere infrastrutturali a corto e medio raggio.