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Il Messaggero Veneto 23-04-2002

L'Api: è un mercato con molti concorrenti. Il Distretto del legno vuole un sistema bancario più snello

Competitività, la sfida è a Est

Valduga e Della Valentina: bisogna rendere più efficienti infrastrutture e pubblica amministrazione

PORDENONE - Le imprese del Friuli Venezia Giulia stanno già affrontando la sfida globale, ma è evidente che l'allargamento dell'Unione Europea a Est porta con sè opportunità e rischi e dalla competizione si uscirà vincenti solo se si saprà dispiegare una grande capacità di innovare, se si riuscirà ad essere sistema, se la infrastrutture e i servizi si contraddistingueranno per elevati standard qualitativi. Si gioca su più fronti la sfida dell'Est, a livello locale e a livello nazionale, come peraltro è emerso nel corso del confronto promosso dall'Associazione degli industriali friulani con il ministro per le attività produttive Antonio Marzano. «Le nostre imprese devono essere più competitive - riconosce Adalberto Valduga, presidente degli industriali friulani -. L'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea offre molte opportunità e noi dovremo essere in grado di poterle cogliere. Per raggiungere l'obiettivo dovremo accrescere sia la nostra competitività interna, sia quella esterna, e quindi andare ad incidere sui fattori esterni all'impresa e che possono condizionarne la crescita e la capacità di stare sul mercato e di confrontarsi con i competitors». E i settori sono quelli noti, si chiamano energia, infrastrutture, spesa pubblica, efficienza della pubblica amministrazione.

Se si parla di infrastrutture, il pensiero corre, perché gli automezzi non possono, al Corridoio 5, al Passante di Mestre, alla A28. E gli imprenditori vogliono credere al ministro Marzano e al sottosegretario Antonione, quando dichiarano che quell'asse pan-europeo chiamato Corridoio 5 «è prioritario per lo sviluppo» e garantiscono il loro impegno affinché si traduca in realtà, e quindi in corsie di asfalto e rotaie. Infine un ultima, ma importante, richiesta: «uno strumento che deve essere attivato per consentire alle imprese di essere la testa di ponte dell'Italia verso l'Europa centrale, ovvero la nuova legge sulle aree di confine», dichiara ancora Valduga. Una legge che deve essere riscritta perché il Friuli Venezia Giulia sia avamposto del Paese rispetto all'allargamento a Est.

Ricorda i termini della sfida Piero Della Valentina, presidente dell'Unione degli industriali della provincia di Pordenone, che non è confinata a Est ma è «nei confronti di chiunque, e va vinta per conservare la competitività di questo territorio». Occorre cambiare prospettiva, iniziare a ragionare «non come regione di confine, ma di regione interna ad una regione europea. In questi termini - spiega - non dobbiamo cercare di avviare una corsa su determinati fattori di produzione con l'Est, bensì al nostro interno per recuperare margini di competitività». Iniziando dall'energia, che in Italia costa il 30% in più che in altri Paesi, per proseguire con le infrastrutture «che non possono più rappresentare un costo». E' su questi piani che si gioca davvero, e non solo perché l'Est bussa alla porta, ma perché «di fronte alla globalizzazione - conclude Della Valentina - i fattori competitivi del territorio diventano fattori importanti della competitività di ogni singola azienda».

E accanto a tutto questo è necessario puntare sulla qualità, sul valore aggiunto e quindi «investire in ricerca - è l'opinione di Sergio Zaia, presidente del Distretto del legno mobile - e in sviluppo» non dimenticando le infrastrutture, gap ancora insuperato per alcune aree del Friuli Venezia Giulia, e il sistema bancario «che auspichiamo si adegui a quello di altri paesi europei». L'Est europeo è «sicuramente un mercato, e altrettanto certamente un forte concorrente - rileva Alessandro Zannier, presidente regionale dell'Associazione piccole industrie -. L'Est evoluto, e penso all'Ungheria o alla Cechia, hanno acquisito know how da alcuni paesi e al contempo dispongono di una manodopera ad un costo più competitivo del nostro. Non a caso assistiamo ad un incremento dell'offerta di prodotti che proviene da quei paesi. Che esiste una sfida è certo, che sapremo vincerla non è sicuro. Rimane il fatto che è un mercato da 180 milioni di persone e va affrontato». E forse una riflessione ulteriore sull'ingresso di quei paesi in Europa, andrebbe fatta.

Elena Del Giudice