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Il Piccolo 09-04-2002

In un'infuocata assemblea a Pordenone i negozianti snocciolano critiche sul regolamento attuativo della legge di settore

Commercio, rivolta contro la riforma

Dressi replica: «Iniziativa estemporanea, pensino agli interessi generali»

PORDENONE - Il commercio fa quadrato e chiede sostanziali modifiche alla bozza di regolamento attuativo della legge regionale di settore. È accaduto a Pordenone dove ieri l'Ascom ha convocato l'assemblea dei quadri alla presenza di esponenti del Consiglio regionale, dei Comuni e della stampa. Un excursus per ricordare il travaglio di questi anni, con le evoluzioni normative nazionali e regionali, ma anche le storture, come quel blitz attuato con il collegato alla Finanziaria 2000, dove vennero stralciati «fondamentali elementi di collegamento con la normativa urbanistica di programmazione sovracomunale per la pianificazione della grande distribuzione», ripristinando la vecchia normativa del '90 e le zone Hc.

Gli effetti? «Molte aree - ha sottolineato Alberto Marchiori, presidente dell'Ascom provinciale - hanno potuto assumere i connotati delle zone Hc senza alcuna programmazione a livello regionale e senza i vincoli urbanistici e infrastrutturali previsti per quelle aree». Una corposa relazione, quella proposta da Marchiori, in cui si riepilogano anche le precedenti intese con la regione, tra cui il promesso recepimento di uno studio curato dall'Inu. Peccato che il regolamento abozzato non ne tenga invece conto. Ecco dunque snocciolate le richieste rivolte all'assessore Dressi presentate a Pordenone, ma contenute nel documento predisposto dalla Confcommercio regionale. I commercianti chiedono l'istituzione di una regia regionale per la programmazione dei centri commerciali, dei complessi commerciali e delle grandi superfici di vendita, compresa la predeterminazione numerica delle aperture da adottarsi con delibera della giunta regionale; la semplificazione delle procedure per le aperture, i trasferimenti e gli ampliamenti delle medie strutture di vendita; un requisito di anzianità di gestione di tutti gli esercizi da trasferire per accorpamenti; il divieto di trasferimento al di fuori del territorio comunale degli esercizi di vicinato; la soppressione del moltiplicatore 1,3 previsto per le zone sature.

Norme che impedirebbero, ed è il caso della destra Tagliamento, la moltiplicazione di possibili grandi centri commerciali (5 quelli ventilati come nuovi arrivi), con la conseguente desertificazione dei centri naturali, i centri storici.

Da Trieste replica l'assessore al Commercio, Sergio Dressi, che non ha gradito questa «iniziativa estemporanea» dell'Ascom pordenonese tanto più che «esiste già un tavolo regionale attorno al quale siede, oltre all'Ascom, anche la cooperazione, la grande distribuzione, la Confesercenti. È stata consegnata una bozza di regolamento - spiega Dressi - ed è stato fissato un termine per la presentazione dei rilievi. Dall'Ascom regionale ho ricevuto un documento con una serie di precisazioni e integrazioni, ora ne attendo alri dagli altri soggetti interessati. In seguito, nella seconda metà di questo mese, convocherò una nuova riunione per valutare le richieste».

Dunque, il metodo scelto dall'associazione di categoria pordenonese non trova apprezzamenti dall'esponente della giunta che ricorda anche come tutte le scelte dovranno tenere conto della «tutela dei consumatori, dei lavoratori del settore, gli interessi dell'economia regionale, e non solo degli interessi legittimi, ma parziali, dei commercianti; e dovremo tenere conto anche della normativa europea». E se in questa fase «ognuno cercasse di tutelare i propri interessi - conclude Dressi - rispettando in qualche modo anche le esigenze generali, non sarebbe male».

Elena Del Giudice