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Il Piccolo 23-05-2002

Dopo aver ignorato per anni le continue sollecitazioni a ributtarsi nella mischia, l'ex vicepresidente della giunta regionale offre ora la sua disponibilità

Carbone: «Pronto ad aiutare il Centrosinistra»

«Non voglio né candidature né poltrone. I socialisti? Credo nell'idea riformista, non in Martelli o De Michelis»

TRIESTE - Metti un giorno a pranzo con tre personaggi non proprio da poco: il candidato in pectore del centrosinistra per le regionali 2003, Riccardo Illy; il forzista ed ex potente assessore alla Sanità della giunta Biasutti, Gabriele Renzulli, già del Psi; il segretario provinciale triestino dei Ds, Bruno Zvech. Un «think tank» sufficiente per ricamarci sopra, perché, si sa, la città è piccola, la gente mormora ma, soprattutto, di politici fini come Gianfranco Carbone, il quarto commensale, si sono perse le tracce da troppo tempo. Un primo indizio dell'imminente rientro? Un indizio, comunque. «Vabbè - minimizza Carbone - ci siamo visti a colazione con Renzulli, Illy e Zvech, ma non c'è ancora nulla... Credo che Renzulli, come Cardin a Pordenone o Scarano a Gorizia possa dare un buon apporto a uno schieramento che, semplificando, si potrebbe definire di Centrosinistra».

Scusi, ma Renzulli non era di Forza Italia?

Non è questo il punto. Le etichette contano poco. Vero è, invece, che alla fin fine una parte della società si ritrova politicamente orfana. Se facciamo i conti, oggi i sindaci legittimamente eletti non rappresentano più del 30 per cento del consenso espresso...

Cosa vuole dire?

Semplicemente che il 70 per cento della società o non vota o vota contro chi viene eletto. Ciò solo dovrebbe sconsigliare atteggiamenti plebiscitari e l'immagine dell'amministratore con gli scarponi chiodati...

Torniamo a lei: torna o non torna?

Se serve, se qualcuno lo ritiene utile, se non dà fastidio, premettendo che non cerco nè candidature nè consigli di amministrazione, sono disponibile a un impegno politico nel Centrosinistra sulle idee e sull'elaborazione.

L'incontro con Illy, che ormai si muove da candidato, ha a che fare con quest'ipotesi?

Non necessariamente. Illy si guarda in giro, chiede consigli, si informa, ma, come sapete, non ha ancora sciolto alcuna riserva. La sua discesa in campo ufficiale dipende dalla legge elettorale e da tanti altri fattori.

Torniamo ai socialisti, un'ideologia più che un partito che lei non ha mai abbandonato.

Penso di fare qualcosa con Arnaldo Pittoni, come prima mossa, trasformando il vecchio Circolo Salvemini nella casa dei riformisti, ma certo questa enfasi sul nuovo...

Dica...

Il nuovo ha voluto cancellare il vecchio (e non rimpiango il passato) e si è imbarcato in una transizione infinita. Ma si è voluto cancellare anche il ricordo di un pensiero politico riformista, in particolar modo a Trieste e per varie ragioni, non ultima la volontà di Giulio Camber di far dimenticare che per 10 anni, e fino al 1994, è stato lui il capo sostanziale del Psi a Trieste...

A bruciapelo: oggi come oggi, nel microcosmo socialista, si riconosce di più in Martelli o in De Michelis?

In nessuno dei due. Nei fatti, guardo con interesse a tutto ciò che può ridare voce alla politica: credo che un articolato centrosinistra aperto alla tradizione anche localistica e, perché no, casa delle disillusioni berlusconiane, possa legittimamente competere per il primato.

Ha qualche esempio da citare?

Piero Fornasaro con la sua Trieste Azzurra sta uscendo dal letargo, spero trovi altri apporti. Certo non è gente di Centrosinistra, non so prevedere dove finirà.

Ha detto che è disposto a collaborare, ma quale sarebbe il primo consiglio che si sentirebbe di dare al Centrosinistra?

Lo inviterei ad avere il coraggio di dire che parte della sua storia è legata al socialismo europeo. E ai riformisti direi: ritrovate l'orgoglio di un'idea e di una bandiera.

Teme qualcosa?

Certo: che una volta caduto il paravento di Berlusconi e cadute le illusioni delle promesse elettorali, le arroganze, i mancati controlli, l'elasticità e l'assoluta discrezionalità delle scelte possano ridiventare nuovamente colpa e dar vita a nuove valanghe, e questo Paese tutto può permettersi ma non continui smottamenti istituzionali.

Furio Baldassi