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Il Piccolo 20-04-2002

Marzano e Antonione: «Il Corridoio 5 si farà»

«Braccio di ferro in corso, non siamo in disarmo». E agli industriali: «La ripresa c'è, stiano tranquilli»

UDINE - Il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, ha risposte per tutti. Per gli scettici che danno per persa la battaglia sul Corridoio 5: «Ci stiamo battendo in modo strenuo a Bruxelles - dice l'esponente del governo, mentre il sottosegretario agli Esteri Antonione annuisce convinto -: è un braccio di ferro che non ci vede in disarmo». E per gli industriali della regione, preoccupati da una ripresa lenta, dalle incrostazioni dell'apparato burocratico, da un'energia troppo cara, da aziende piccole e frenate nell'innovazione: «A fine anno il tasso di sviluppo dell'economia italiana - rassicura il ministro - sarà del 3%, la ripresa è sicura e sarà favorita dalla cancellazione di norme inutili, dall'abbattimento dei costi energetici e dall'eliminazione di impacci che impediscono la crescita delle imprese. L'articolo 18? Bell'impaccio».

Marzano è ottimista. Su tutto. Il suo «penso positivo» attraversa le sei linee d'azione del governo, snocciolate al presidente della Regione, Renzo Tondo, al sottosegretario Roberto Antonione, al presidente dell'Assindustria friulana, Adalberto Valduga, e ai numerosi imprenditori intervenuti ieri a Udine al convegno sul tema: «Friuli e nord-est nella nuova Europa». Si parte dalle infrastrutture e dal Corridoio 5: «C'è un disegno originario che non va accantonato. Altri Paesi sono di diverso parere, ma in Europa difendiamo i nostri interessi e lo facciamo senza complessi di inferiorità», puntualizza Marzano. Sul tema interviene anche Antonione: «Non ho le informazioni che ha Riccardo Illy che si è detto preoccupato per la perdita del Corridoio.

Ho informazioni esattamente opposte e cioè di un impegno preciso del governo italiano per consentire che il Corridoio possa trovare una realizzazione in tempi brevi. La legge obiettivo va proprio in questo senso. Essa consentirà di dare una accelerazione a tutte le opere infrastrutturali, comprese quelle del Corridoio 5. In più - sostiene Antonione - il Cipe ha stanziato risorse importanti per parti di opere del Corridoio». «Nel breve - aggiunge il presidente Tondo - si deve pensare anche al porto di Trieste e al collegamento della Pontebbana».

Si prosegue con rassicurazioni sulla diminuzione del costo dell'energia: «In un'Italia che non ha la maturità per accettare il nucleare - dice il ministro -, abbiamo approvato il decreto sblocca-centrali: con oltre 30 domande di autorizzazione di impianti non nucleari e con il prossimo tetto alla capacità produttiva dell'Enel, la concorrenza è assicurata». Si passa per burocrazia («Troppe leggi e leggine») e ricerca («Preoccupa il calo degli investimenti, lavoriamo per favorire la sinergia tra Università e impresa»), si approda al problema di imprese sottodimensionate e il ministro piazza un affondo non morbido contro i sindacati: «Molte ditte si fermano a 15 addetti proprio per l'esistenza di vincoli come l'articoli 18. Il dialogo è fisiologico solo quando il sindacato interviene per discutere la strada da seguire verso gli obiettivi fissati dal governo. Ma in democrazia veti e richieste di stralcio non devono trovare posto».

Infine, l'internazionalizzazione del sistema produttivo: «Un tempo esportavamo braccia - afferma Marzano -, oggi portiamo all'estero investimenti e iniziative economiche. E' una svolta epocale, il Paese la deve cogliere». In tema con il convegno, il presidente Valduga ha chiesto una nuova legge per le aree di confine, «che consenta di cogliere da un lato le opportunità di cooperazione offerte dall'allargamento a Est e dall'altro di sostenere la competitività del sistema produttivo regionale». Il futuro è l'Europa allargata. «Una sfida da vivere al centro di una macroregione europea che possa diventare riferimento internazionale - ha ribadito Tondo -; per arrivarci serve un cambiamento contro le resistenze conservatrici». Marzano lo ha promesso. Ottimista su tutto.

Marco Ballico