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Il Messaggero Veneto 13-04-2002

Bonomi: difficile radicare le imprese

Lo studioso: le istituzioni si attivino. De Rita: qui c'è lo sviluppo

TRIESTE - Una macroregione fatta di molte diversità, ma anche d'incredibili opportunità di sviluppo: è questo il quadro che Giuseppe De Rita, presidente del Censis, e Aldo Bonomi, direttore del consorzio Aaster, hanno tracciato nella prima giornata di lavori degli Stati generali transfrontalieri. Proprio la diversità, la ricchezza di culture e lingue differenti, è stata al centro dell'intervento del professor De Rita, che ha ricordato come, nonostante le diversità e le difficoltà di comunicazione nell'area transfrontaliera, in questi anni il processo d'integrazione sia andato avanti. «In questa realtà sta avvenendo un processo di sviluppo», ha detto De Rita, ricordando lo scetticismo verso i contatti fra i paesi dell'est la regione di un decina di anni fa.

La diversità culturale, ma anche linguistica, secondo De Rita, non sarebbe dunque un ostacolo allo sviluppo economico, ma ne rappresenterebbe addirittura il motore. «Lo sviluppo è sempre frutto di una diversità - ha detto -, è proprio la diversità che fornisce la potenzialità. Le società omogenee sono società morte». Questo spirito, secondo il presidente del Censis, dovrebbe ispirare anche la rappresentanza comune a Bruxelles, proposta dal presidente Tondo, che non dovrà essere un soggetto corporativo, ma qualcosa che esalti le diversità.

Paradossalmente sarebbe propria la ricchezza di culture diverse a poter diventare, e in parte lo è già, l'elemento unificate dell'area transfrontaliera: «La cultura delle diversità crea un meccanismo unificante - ha assicurato De Rita -, ciò che ci rende unitari è la partecipazione allo stesso modello di sviluppo». Un modello di sviluppo che però, ha aggiunto, andrà supportato da infrastrutture adeguate, per facilitare contatti e relazioni fra culture, lingue diverse e, in seguito, rapporti economici. Il modello di sviluppo dell'area transfrontaliera, o macroregione come molti l'hanno chiamata, è al centro dello studio, effettuato intervistando vari esponenti del mondo produttivo, politico e culturale dell'area, preparato proprio in occasione delle due giornate di lavori. Aldo Bonomi, direttore del consorzio Aaster, ha illustrato alcuni tratti della società attesa dall'allargamento dell'Unione europea.

Un'area di «globalizzazione a medio raggio», come l'ha definita il professor Bonomi, caratterizzata da una grande presenza di piccole e medie imprese. Fra gli aspetti originali, Bonomi ha sottolineato soprattutto alcune preoccupazioni, provenienti da parte degli amministratori pubblici, riguardo il probabile mutamento del sistema dei fondi comunitari. Riguardo il tessuto economico della regione, Bonomi ha sottolineato in particolare due aspetti. Il primo riguarda la tendenza delle banche a internazionalizzarsi, ad arrivare nei paesi dell'est Europa addirittura prima delle imprese, comprando banche locali e riaggregandosi, un processo che crea anche problemi di assestamento a livello locale. Il secondo riguarda la tendenza delle piccole e medie imprese ad essere "ancorate", ma non "radicate" sul territorio, vale a dire ad avere ormai la tendenza a fare internazionalizzazione. Si tratta di un fenomeno che però non tutte le imprese riescono a sopportare, e che richiede attenzione da parte delle istituzioni: un supporto che è stato assicurato nel corso dei lavori anche dall'assessore Sergio Dressi, che ha ricordato l'apertura di uffici di rappresentanza della regione all'estero, e la nascita dello sportello per l'internazionalizzazione delle imprese.

Al.Ma.