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Il Piccolo 09-10-2001

Termina con le dimissioni del presidente e un’assemblea infuocata che sfiducia il Cda dimezzato la lunga querelle politica

Valori se ne va, Autovie Venete nel marasma

Dietro l’imprevisto epilogo l’annunciato «attacco» all’accordo Berlusconi-Galan sul passante di Mestre

TRIESTE - Il consiglio di amministrazione delle Autovie venete è stato dichiarato decaduto ieri sera, nel corso di una burrascosa assemblea dei soci della spa, culminata nella clamorosa uscita dall’aula da parte dei soci del gruppo veneto, per protesta. Fino alla nomina del nuovo cda però, l’ esecutivo attuale ha ricevuto specifico mandato dal rappresentante del socio di maggioranza, cioè la Regione Friuli-Venezia Giulia, di “porre in essere tutte le iniziative necessarie, in sede giurisdizionale e non, avverso l’ accordo quadro sottoscritto lo scorso 9 agosto e relativo alla realizzazione del passante di Mestre”. Si tratta del documento firmato dalla Regione Veneto e da Silvio Berlusconi.

Al momento della votazione conclusiva erano presenti solo i rappresentanti della Regione Friuli-Venezia Giulia, cioè Alessandro Baucero (molte le critiche piovute sull’ente regionale reo, stando al parere dei “veneti”, di “aver mandato in assemblea un dirigente e non un pubblico amministratore, diretta espressione della maggioranza che ha voluto questo epilogo”), del Comune di Trieste, Fulvio Sluga, delle Province di Trieste e Udine e il socio Maurizio Neri.

I soci del gruppo veneto, cioè i rappresentanti della Regione Veneto, dell’ Autostrada Brescia-Padova, della Camera di commercio di Venezia, del Comune di Portogruaro e dell’Autorità portuale di Venezia, abbandonando l’aula, hanno annunciato l’intenzione di impugnare, con un ricorso, la delibera proposta e approvata dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha originato la caduta del consiglio di amministrazione in carica, ritenendola “lesiva dei diritti dei soci di minoranza, in quanto si è votato su un argomento non previsto dall’ordine del giorno”.

Il loro gesto sancisce l’apertura di una grossa frattura all’interno della spa, soprattutto in relazione a quelli che potranno essere i programmi futuri della società, impegnata, oltre che sul passante di Mestre, anche nella realizzazione della terza corsia. Per la verità, prima di arrivare a questa sofferta conclusione, sia il presidente dell’assemblea, Lucio Leonardelli, vicepresidente della Autovie, che quello del collegio sindacale hanno tentato più volte di convincere Baucero a ritirare la proposta nella quale si parla di “intervenuta decadenza dell’intero consiglio di amministrazione a seguito delle dimissioni presentate da 6 consiglieri su 12”.

Leonardelli ha fatto rilevare che “con 6 consiglieri si può continuare a operare”, mentre il presidente del collegio sindacale, Fabrizio Rimessa, ha richiamato l’attenzione di Baucero “sulla responsabilità derivanti dalla formulazione di una proposta che potrebbe originare conseguenze di vario tipo”. Ma non c’è stato verso, il dirigente della Regione Friuli-Venezia Giulia voleva veder decaduto il consiglio di amministrazione e, forte del fatto di rappresentare l’86,5% del capitale della spa, ha dapprima approvato la proposta preliminare sull’ ammissibilità del suo documento e poi lo ha approvato. E’ così accaduto che un dirigente dell’ente regionale ha spaccato il fronte degli azionisti, che adesso vede schierati da un lato i regionali e dall’altro i veneti.

Critiche sono state rivolte, da parte dei delegati del Veneto, anche al presidente dell’assemblea, Leonardelli che, stando al loro parere, al momento della presentazione della proposta di Baucero avrebbe dovuto dichiararla inammissibile, in quanto non esplicitamente prevista nell’ordine del giorno dei lavori, ma l’interessato non ha ritenuto di doverlo fare e, palesando un notevole imbarazzo, confermato anche nelle parole, ha proceduto alla votazione sull’ammissibilità, nella quale ovviamente il rappresentante della maggioranza ha avuto facile gioco. Al termine dell’assemblea ha dato le dimissioni l’amministratore delegato, Giovanni Tassan Zanin.

Ugo Salvini