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Il Messaggero Veneto 16-10-2001

Il presidente del Veneto annuncia dura opposizione contro le modifiche statutarie stabilite dalla giunta Tondo

Galan: non ci toglierete i posti in Autovie

«Se la linea non cambia dovremo pensare a ridimensionamenti del Fvg nella società Mestre-Padova»

TRIESTE – Il presidente della giunta del Veneto, Giancarlo Galan, rivendica alla sua regione il diritto ad essere più rappresentata nel consiglio di amministrazione di Autovie Venete, promette azioni, da svolgere «con tutte le forze possibili» per la revoca immediata della modifica allo statuto della spa che indica i componenti su base puramente proporzionale, e infine minaccia di vendere la quota detenuta, e di contrattaccare attraverso «la composizione azionaria della società autostradale Padova-Venezia, dove c'è una forte presenza, ma minoritaria, del Friuli-Venezia Giulia».

Sarà che le roboanti dichiarazioni sono rese davanti all'assise lagunare, e che quindi occorre mostrare di difendere a brutto muso dei diritti considerati ormai consolidati, ma certo i toni a tutto farebbero pensare meno che alla conclusione di una pace tra le due regioni contermini. «Ci sono tante possibili azioni da intraprendere, e credo che dovremo fare qualcosa. Penso che questo consiglio abbia non solo il diritto, ma anche l'opportunità di esprimere una posizione».

E allora i reggitori della Dominante e quelli della Piccola patria sono davvero fratelli coltelli? Galan nega, ma con poca convinzione. «Il fatto è che i colleghi del Friuli-Venezia Giulia hanno anteposto la politica locale ai problemi reali. E hanno detto cose non vere. Per la centesima volta ripeto che la vicenda di Autovie Venete non c'entra nulla con il passante di Mestre, argomento che è stato usato da quelli che Valori ha chiamato i “parrucchieri” per una questione politica tutta interna. Se vogliamo discutere prendendo sul serio quello che ha detto Ferruccio Saro, è inutile continuare il discorso».

«Il Veneto ha solo il 4,37%, in una società che ha una percorrenza in territorio veneto di poco inferiore a quella del Friuli-Venezia Giulia. Gli utili non vengono solo dalle auto friulane, ma anche da quelle che provengono dal Veneto o che lo devono raggiungere», continua il presidente. «Proprio per questo politici più lungimiranti e intelligenti degli attuali avevano stabilito che ci spettassero due consiglieri e la seconda carica istituzionale. Non per benevolenza, ma perché erano consapevoli dell'utilità di poter contare su una Regione amica, sensibile alle loro questioni e pronta a sostenerle. Adesso i nostrisono stati cacciati fuori, e il modo ancor m'offende. Se veramente si vuol fare il puro proporzionalismo, vuol dire che saremo proporzionali anche noi...».

Una dichiarazione di guerra? No, casomai una legittima difesa, chiosa il presidente veneto. E svicola, tornando su Valori, riconfermando il giudizio positivo, ricordandone le benemerenze, tra le quali le scelte: «un piano finanziario importante, la terza corsia e i caselli di Meolo e di Alvisopoli, collocati in Veneto, ma destinati a portare beneficio al Friuli».

Che sotto sotto ci sia la paura che quanto deciso sotto la passata presidenza possa essere posposto? Anche su questo punto Galan nega: «Non ho nessun timore. Credo anche che alla fine verrà ritirata la clausola discriminatoria nei nostri confronti e che l'orizzonte si rasserenerà. Perché sono così ottimista? Diciamo perché le guerre fratricide non giovano a nessuno, o meglio perché credo che tanto al Veneto, quanto al Friuli-Venezia Giulia, ma, sottolineerei, soprattutto al Friuli-Venezia Giulia, conviene contribuire alla costruzione del Nord-est. E poi perché a Trieste c'è qualche politico intelligente e non fricchettone».

Il presidente Tondo non replica, scegliendo un profilo basso: «Ci sono già abbastanza guerre, non è il caso di farne altre. Aspetto di vedere bene le dichiarazioni di Galan. Da parte mia, comunque, non ci sono problemi». Domani in consiglio regionale, rispondendo alla gragnuola di interpellanze sul caso Autovie, dovrà probabilmente dire qualcosa di più.

Luciano Santin