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Il Piccolo 23-04-2002

Prosegue la mobilitazione per abrogare la nuova legge elettorale.  Preoccupato solo il verde Puiatti: «Potremmo non farcela»

Referendum, firme verso quota 15 mila

Tondo promette battaglia a difesa del testo, mentre Mario Segni  appoggia la sottoscrizione

TRIESTE - Il dibattito sul referendum sulla nuova legge elettorale regionale  continua a essere al centro dell'attenzione delle forze politiche in Friuli  Venezia Giulia. Mentre prosegue, da parte dei partiti dell'opposizione di  Centrosinistra, la raccolta delle firme per indire il referendum, il presidente  della giunta Renzo Tondo ha confermato che la Cdl è pronta a scendere in campo  per la campagna referendaria e Mario Puiatti, capogruppo di Insieme per l'Ulivo  e componente del Comitato promotore del referendum regionale, ha espresso una  serie di perplessità sulla raccolta delle firme. Quest'ultima - secondo alcuni consiglieri regionali Ds - ha raggiunto le 13 mila firme e, tra il 25 aprile e  il primo maggio, potrà superare quota 15 mila. Le firme potranno essere  raccolte fino al 27 giugno e appare molto probabile che i promotori arrivino a  raccogliere le 36 mila firme necessarie. Poi si andrà al voto. «E per quell'appuntamento - spiega Tondo - entrerà in campo la Cdl. Spiegheremo  cioè ai cittadini perché la legge varata dal Consiglio è una buona legge e,  comunque, una legge che si addice alle peculiarità del Friuli Venezia Giulia».

«La convinzione, diffusa un giorno sì e l'altro pure da dichiarazioni di  esponenti politici, che la raccolta delle firme stia andando bene» non è però  condivisa da Puiatti. «La mia esperienza diretta ai tavoli, le voci che raccolgo nell'ambiente - dice il verde - mi convincono che, invece, difficoltà  ci sono e su queste sarà opportuno che al più presto il Comitato promotore si  riunisca per dare una sterzata, pena un possibile insuccesso».

Infine c'è da registrare l'appoggio dato ai referendari da Mario Segni, che ha  scritto al neocostituito Comitato liberaldemocratico per il referendum sul  presidente della regione, guidato dall'ex Fi udinese Gabriele Cianci. «La  battaglia che abbiamo iniziato negli anni '90 - scrive Segni - per passare dal proporzionale al maggioritario, dalla partitocrazia alla Repubblica dei  cittadini, ha rappresentato la svolta riformista più importante di questi  ultimi decenni. Di questa battaglia, l'elezione diretta del presidente della Regione è uno dei capisaldi. Il tornare indietro rispetto a queste conquiste,  come si sta cercando di fare in Friuli, significa affossare i grandi passi che  l'Italia ha fatto».